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TRUMP HA RIFILATO L’ENNESIMO SCHIAFFONE ALL’EUROPA – “THE DONALD” HA MESSO A PUNTO IL “PIANO DI PACE” CHE IMPONE LA RESA ALL’UCRAINA DISCUTENDONE CON LA RUSSIA E IGNORANDO L’UE. L’ALTO RAPPRESENTANTE PER LA POLITICA ESTERA EUROPEA, KAJA KALLAS, HA PROCLAMATO INDIGNATA: “NESSUN PIANO SE UCRAINI ED EUROPEI NON SONO A BORDO”. BELLE PAROLE, SMENTITE DAI FATTI – L’AMBASCIATORE STEFANINI: “SUI 28 PUNTI PER L'UCRAINA L'EUROPA È FUORI GIOCO COME SUI 20 PER IL MEDIO ORIENTE. CON L'AGGRAVANTE CHE KIEV È AL CENTRO DELL'EUROPA, GAZA E LA PALESTINA SULL'ALTRA SPONDA DEL MEDITERRANEO. IL PIAMO AMERICANO OFFRE A MOSCA IL CONTROLLO DELL'UCRAINA, LASCIA L'EUROPA ORFANA DEGLI AMERICANI E IMPOSTA UN RAPPORTO PRIVILEGIATO BILATERALE RUSSO-AMERICANO”
Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “La Stampa”
vladimir putin donald trump anchorage, alaska. foto lapresse
Esiste un piano di pace americano per l'Ucraina. Discusso per vie non ufficiali con la Russia. Non esiste piano europeo. Di quello americano gli europei erano all'oscuro. A Kiev è arrivato prima che a Bruxelles. Il piano ucraino è di emergenza: negoziare con Washington per limitare i danni. Qualche leader europeo cerca di dare una mano.
Ma esiste un piano russo? Esiste e guarda lontano. Alla russificazione dell'Ucraina e al ribaltamento degli equilibri di potere in Europa. Attraverso le feritoie apertegli dal piano americano.
Del piano americano non c'è ancora un testo ufficiale, solo anticipazioni e versioni. Secondo la portavoce della Casa Bianca è «fluttuante». Il che permette aggiustamenti e persino marce indietro. Rinviamo il giudizio al testo definitivo. Gli americani sostengono che prevede concessioni reciproche. A prima vista no, ma la bilancia si può spostare.
giorgia meloni kaja kallas foto lapresse
[...] la levata di scudi di ieri a Bruxelles. Dei ministri degli Esteri. I leader hanno taciuto. Kaja Kallas, Alto Rappresentante Ue per la politica estera ha proclamato «nessun piano se ucraini e europei non sono a bordo». Belle parole, smentite dai fatti.
Volodymir Zelensky sta negoziando il piano di pace americano «costruttivamente, onestamente e operativamente» con l'inviato Usa, il Segretario dell'Esercito, Daniel Driscoll. Ne parlerà per telefono con Trump la settimana prossima. Per strappare dalle pesantissime condizioni.
Troverà aiuto europeo, più efficace dalle principali capitali nazionali che non da Bruxelles, ma sui 28 punti per l'Ucraina l'Europa è fuori gioco come sui 20 per il Medio Oriente. Con l'aggravante che Kiev è al centro dell'Europa, Gaza e la Palestina sull'altra sponda del Mediterraneo. Vicine ma in un altro teatro strategico.
Mosca guarda e tace. Incassa intanto con soddisfazione l'esclusione europea. Sul piano americano – pur discusso con i russi – regna il silenzio. Non c'è bisogno di parlarne: accoglie di fatto tutte le richieste massimaliste russe.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, è trasparente: non abbiamo fatto nuove proposte, i termini per mettere fine alla guerra sono quelli dell'incontro di Anchorage tra i due presidenti. Infatti, Mosca se li ritrova nel piano americano. [...]
VOLODYMYR ZELENSKY INCONTRA DONALD TRUMP ALLA CASA BIANCA - 17 OTTOBRE 2025 - FOTO LAPRESSE
La Russia non ha bisogno di un piano per l'Ucraina perché ci pensa già il piano Trump. Salvo cambiamenti di sostanza, che Zelensky ed europei inseguono, le concessioni previste sul versante russo sono modeste, se non illusorie. Senza truppe e mezzi a concretizzarle, le garanzie di sicurezza "tipo Articolo 5 della Nato" sono una scatola vuota. Dietro l'Articolo 5 c'è una collaudata struttura politico-militare. E chi e come decide se e quando intervenire per difendere un'Ucraina (di nuovo) aggredita?
Il piano americano offre la pace al prezzo della resa a un'Ucraina esausta. A una Russia provata offre, su un piatto d'argento, una vittoria territoriale e politica sfuggente sul campo di battaglia. Ancora due anni di sangue per conquistare il resto del Donbass?
volodymyr zelensky e donald trump a new york
L'ottiene senza colpo ferire grazie alla mediazione degli emissari di Donald Trump. Sorvolando su clausole capestro, come elezioni in cento giorni, riconoscimenti internazionali della sovranità russa su Crimea e Donbass, limiti alle future forze militari – di un Paese a rischio di aggressione – il piano spiana la via agli obiettivi strategici russi di lungo periodo. Primo, la russificazione dell'Ucraina, facendo del russo una lingua ufficiale quindi obbligatoria.
Con due risvolti. Identitario, per riassorbire l'Ucraina nel "Mir" russo fantasticato dal neo-eurasianesimo di Aleksandr Dugin. Visione totalizzante – che Putin sottoscrive – più che imperiale: negli imperi si parlano più lingue e si praticano più fedi; nel Mir ci vuole una sola lingua e una sola religione. Propagandistico: la lingua spalanca porte e finestre alla penetrazione di Mosca via tv, media, social media, in una nazione traumatizzata da quattro anni di guerra persa.
FOTO DI GRUPPO AL G7 DI KAnanaskis IN CANADA
L'altro è l'obiettivo di lunghissimo periodo che Mosca persegue dal 1945. Senza successo – fino all'arrivo di Trump alla Casa Bianca. Spaccare l'Occidente recidendo il cordone ombelicale fra Europa e Stati Uniti.
L'arma segreta della Nato non sono i comandi militari o la dissuasione nucleare. È aver tenuto gli Usa ancorati alla sicurezza europea – "the Americans in", in gergo – che fa tutta la differenza fra i due dopoguerra mondiali. Un filo conduttore dei 28 punti del piano è lo stacco che opera fra Washington e gli europei, appunto esclusi dal negoziato, nel disegnare la futura architettura di sicurezza europea.
DONALD TRUMP ALLA CASA BIANCA MOSTRA LA SUA FOTO CON VLADIMIR PUTIN - FOTO LAPRESSE
Al multilateralismo di Helsinki 1975 subentra la diarchia russo-americana del 2025. La Russia di nuovo nel G8, sanzioni europee revocate. D'iniziativa americana, senza consultare gli altri azionisti. Di cosa si parlerà in un G8 con Putin? Della Cina alla quale è legato a filo doppio e dell'amicizia senza limiti con Xi Jinping?
La Russia non ha bisogno di un piano perché il piano americano è già il piano russo. Offre a Mosca il controllo dell'Ucraina, lascia l'Europa orfana degli americani e imposta un rapporto privilegiato bilaterale russo-americano.
Senza un contraltare Usa, la Russia diventa la potenza militare dominante in qualsiasi architettura di sicurezza europea, alle prese con potenze medie, divisibili. Può persino permettersi l'Ucraina nell'Ue. Magari abbastanza russificata da farne un cavallo di Troia da parcheggiare su Rue de la Loi.
vladimir putin Valerij Gerasimov
vladimir putin in mimetica alle esercitazioni militari zapad
VLADIMIR PUTIN - DONALD TRUMP - VERTICE DI ANCHORAGE, IN ALASKA
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