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MA TU CE L’HAI TATUATO, L’AUGELLO? E IL DERETANO? - NON C’È PARTE DEL CORPO CHE NON POSSA ESSERE TATUATA – BARBARA COSTA: “I MEDICI AI PIÙ SPROVVEDUTI LO SPIEGANO: IL PENE SI TATUA A RIPOSO, NON IN EREZIONE, E IL DOLORE…LA SOGLIA DI SOPPORTAZIONE È INDIVIDUALE, CERTO, MA LÌ FA MALE, MALE, MALE! FA MALE SULL’ASTA E SUL GLANDE. E SE QUI I MEDICI VIVAMENTE SCONSIGLIANO DI INTERVENIRE, E CON LORO NON MANCANO I TATUATORI CHE SI NEGANO. CHI SCEGLIE DI TATUARSI IL SESSO LO FA PER…”
Barbara Costa per Dagospia
C’è chi si fa i tatuaggi a caz*o, e chi si tatua il caz*o. E tra le donne il monte di Venere, ma pure più giù. Il perineo, e alcune (aiuto!) addirittura… le labbra vaginali. Mentre tatuarsi il buchetto di dietro non conosce differenze di genere. Perché non c’è parte del corpo neppure la più segreta che non possa essere fregiata di un tatuaggio, per intimissimo esibizionismo, scelta, voto, parossismo, e però, sul pene, i medici ai più sprovveduti lo spiegano: si tatua a riposo, non in erezione, e il dolore… la soglia di sopportazione è individuale, certo, ma lì fa male, male, male!
Fa male sull’asta, fa un male indescrivibile sul glande!!! E se qui i medici vivamente sconsigliano di intervenire, e con loro non mancano i tatuatori che non lo fanno, si negano, un giro in rete e ne smascheri, di… come chiamarli… eroi della resistenza, o scellerati, che il glande se lo sono fatto tatuare, e a quanto pare, il risultato il più amato è il glande che ride. Un pene tatuato – da un professionista – non subisce traumi né shock.
Ci mette il suo tempo a cicatrizzarsi, ma a letto (e a fare la pipì) funziona come prima. Le storie che girano sul web, su peni che, dopo essere stati tatuati, peggiorano forma e aspetto, e/o peni che, dopo essere stati tatuati, appaiono catatonici o all’opposto se ne vanno in erezione per conto loro, incontrollati, di priapismo impazziti, sono per lo più leggende. Come lo sono i tatuaggi promettenti, per il tipo di disegno e "in prospettiva", un effetto a ingrandimento del pene. Sono tutte caz*ate.
Chi sceglie di tatuarsi il sesso lo fa per decisione personalissima, quasi sempre con un disegno di sua invenzione. Spesso tatuare il pene è parte di un’opera più complessa. La finisce e la onora. Ne sono esempio i tatuaggi genitali che vedono il pene "soggetto" in quanto proboscide o naso o in ogni caso tassello di un quadro più generale (le foto di pubi-Pinocchio che vedete non hanno bisogno di altre spiegazioni). E anche procedere a tatuarsi l’ano è di solito conseguenza e rifinitura di un’idea di tatuaggio più articolata.
Chi decide di tatuarsi l’ano non può farlo senza mettersi a 90, o quasi. Non c’è altra posizione, se si vuole andare nel profondo. E, anche qui, il dolore è notevole. Che si voglia tatuare ano o sesso, non ci sono alternative a una ceretta ultra minuziosa fatta almeno 24 ore prima del tatuaggio. Passarci la lametta non basta, ed è inutile: la pelle da trattare va presentata glabra stile neonato. Per il sesso anale post tatuaggio anale, si aspetta, e si procede a gradi, e nel rispetto della delicatissima pelle tatuata. Va da sé che ogni grana di dolore e step post tatuatorio si saltano se si opta di magnificare la zona intima con i tatuaggi temporanei. I quali per gli adepti del tatuaggio sono anatema, si sa.
E poi c’è un altro motivo, nobilmente sadomasochistico, per cui le proprietarie di vagina, ma i proprietari di pene in particolare, non indugiano a tatuarsi l’arnese: sono i feticisti bdsm che fanno sesso in gioco e modalità schiavo e padrone, e lo mettono in pratica con tanta convinzione che lo schiavo conquista il suo io sessuale più effettivo contrassegnandosi il sesso.
Sono i feticisti che si fanno rinchiudere il pene in gabbiette del pene, la cui chiave è detenuta dal partner padrone, il quale ha – con i totali assenso e consenso dello schiavo, chi ha e esprime una sessualità di questo tipo è una persona adulta, sana e consapevolissima di ciò che vuole e fa e si fa fare – dicevo, padrone al quale lo schiavo concede autorità nel negargli l’erezione e il piacere, e in questa negazione dell’orgasmo sta e si realizza l’orgasmo mentale agognato dallo schiavo. Ma non solo. Ci sono schiavi a cui non bastano questi giochi estremi, e si vivono il loro beato stato di schiavitù anche fuori dalle sessioni di sesso sadomaso.
E si tatuano sul sesso i termini che esemplificano la loro onorata sessualità. O si adornano il pene di quegli epiteti (insulti) con cui godono essere umiliati. Una sottomissione che per loro non è umiliante per niente. È larga parte della loro sessuale identità. È ciò che sono e vogliono. È il sesso come lo fanno loro. Per quanto riguarda il tatuaggio dell’ano, va notato che in alcuni casi, il volgarmente chiamato buco del c*lo assume contorni fetish propri di una fissa che si tramuta in burla. Infatti, come spiegare i tatuaggi con l’ano protagonista, ma impersonato dall’ombelico?
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