RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Giampaolo Cadalanu per www.repubblica.it
attentato kamikaze davanti all'ambasciata americana di tunisi
Due attentatori suicidi si sono fatti esplodere stamattina davanti all’ambasciata americana di Tunisi, nella zona residenziale di Berges du Lac, a una dozzina di chilometri dal centro della capitale. Gli uomini erano a bordo di una motocicletta con esplosivo, avrebbero cercato di entrare nella sede diplomatica e poi si sarebbero fatti saltare in aria. La bomba ha ucciso i jihadisti e un agente della sicurezza tunisina - il tenente Taoufik Missaoui - ferendone altri quattro e una passante, demolendo l’ingresso coperto della sede diplomatica e distruggendo un’automobile, ma apparentemente senza causare altri danni.
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L’attentato sembra riportare al centro dell’attenzione internazionale il Paese mediterraneo e suggerisce legami con la posizione di Tunisi nei confronti della vicina Libia. Il governo del presidente Kais Saied ha scelto di schierarsi con Fayed Serraj, a fianco della Turchia e, in modo più defilato, del Qatar. L’esecutivo di Serraj è riconosciuto dalle Nazioni Unite ed è quello che anche l’Italia sostiene, sia pure negli ultimi tempi in maniera molto tiepida. Dall’altra parte c’è lo schieramento che sostiene Khalifa Haftar, “uomo forte” di Bengasi, appoggiato da Egitto, Emirati arabi e in modo meno esplicito da Russia e Francia.
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La decisione di Tunisi – che in sostanza schiera il Paese dalla parte dei Fratelli musulmani – ha influito sugli equilibri dello scontro fra Tripoli e Tobruk. Mentre la Turchia è lontana, e deve fare affidamento sui trasporti aerei, per loro natura limitati e facilmente tracciabili, la Tunisia gode di una frontiera comune con la Libia. Questo facilita il passaggio di rinforzi e rifornimenti. In particolare, sono diverse le segnalazioni di un traffico di miliziani jihadisti attraverso la Tunisia verso la Libia occidentale.
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Un’ipotesi è che l’attentato all’ambasciata fosse solo un atto dimostrativo, viste le elevate misure di sicurezza che difendono la sede diplomatica. In altre parole potrebbe essere un “effetto collaterale” del traffico di miliziani, un segnale volto a ammonire gli Usa, che finora non sono schierati in modo esplicito ma comunque hanno designato come “organizzazione terroristica” i Fratelli musulmani. Un’azione terroristica era nell’aria, dicono fonti tunisine: nei giorni scorsi il Foreign Office aveva emesso un allarme per i cittadini britannici, segnalando la possibilità di attacchi a interessi occidentali in Tunisia.
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L'ultimo attentato terroristico a Tunisi, rivendicato dall'Isis, risale al 27 giugno 2019. Lo scorso 30 gennaio il presidente Kais Saied ha prorogato per tre mesi lo stato di emergenza in tutto il Paese.
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