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SI PARLA DI FERMARE LE VIOLENZE E POI ARRIVANO MINACCE DI MORTE ALL'AVVOCATO DI TURETTA
Estratto dell’articolo di Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”
Quel giorno non c’erano state esitazioni: «Accetto la difesa». Di fronte aveva i genitori di Filippo Turetta che, disperati, si erano rivolti a lui su consiglio di una zia avvocata. Da allora, era il 24 novembre dello scorso anno, sono iniziati i dodici mesi di fuoco dell’avvocato Giovanni Caruso, 55 anni, padovano di Conselve, ordinario di diritto penale all’Università di Padova.
Un anno che si è aperto con la petizione lanciata sulla piattaforma Change.org perché rinunciasse alla difesa, chiedendo all’ateneo di dissociarsi dal suo docente, e si è chiusa con una busta contenente tre proiettili recapitata allo studio mercoledì scorso, l’indomani della condanna all’ergastolo di Turetta. Sentenza che l’avvocato ha contribuito a rendere meno afflittiva, alleggerita cioè dal peso di due aggravanti, la crudeltà e lo stalking.
GIOVANNI CARUSO E FILIPPO TURETTA
Accademico e principe del foro con una clientela d’alto rango, Caruso è tanto schivo con stampa e tv, mai un talk show, quanto energico nelle aule dei tribunali.
Perché Turetta? «Per sfida e per assolvere a un compito professionale mettendo a diposizione le mie competenze... quando faccio lezione amo parlare di premeditazione», aveva confidato nei giorni in cui si è visto costretto a ricordare, scuotendo la testa, che «il diritto alla difesa non può e non deve retrocedere neppure di fronte alla commissione del crimine più atroce».
E quello di Filippo Turetta lo è stato. È nata così una faticosa collaborazione: il professore e lo studente diventato assassino, l’accademico e il simbolo nero dei femminicidi. Doveva necessariamente passare attraverso le forche caudine di sentimenti spesso ostili.
Fra la petizione e i proiettili Caruso e la sua collega Monica Cornaviera hanno ricevuto decine di mail al veleno, alcune delle quali sono state portate all’attenzione degli investigatori, ora che Caruso ha deciso di denunciare i fatti. «Ma come fate a difendere un assassino del genere?». «Vergogna!». Alcune anche minatorie: «Ti faccio saltare la testa se chiedi la perizia su Turetta». Lui la perizia non l’ha chiesta, ma non per la minaccia. «Perché ritengo che un ragazzo come lui non abbia profili psicotici. E perché Filippo stesso non lo voleva», aveva spiegato.
«Professore, io ho perso la testa ma non mi sento matto», erano state le parole dell’assistito. Fra i due c’è stato un momento difficile, nel quale l’avvocato ha vacillato. È successo quando ha scoperto che Turetta gli aveva nascosto la famosa lista nera della premeditazione, scovata dagli inquirenti. […]
le ultime immagini di giulia cecchettin con filippo turetta 2 settimanale giallo
Il giorno dell’arringa aveva esordito così: «Il nostro è un compito tra i più difficili... assistere un giovane ragazzo che ha ucciso una giovane ragazza privandola di tutti i legami con coloro che l’amavano e che l’avrebbero amata». […]
«Parlavo di latitanza, poi ci siamo capiti e stretti la mano». Ieri Cecchettin ha voluto fargli sentire la sua vicinanza: «La notizia della busta contenente proiettili inviata è profondamente inquietante e inaccettabile in una società civile. Atti come questi non rappresentano alcuna forma di solidarietà verso le vittime, anzi rischiano di offuscare la serietà del lavoro che stiamo portando avanti con la Fondazione. Esprimo piena solidarietà all’avvocato Caruso. Non cediamo all’odio».
Nel frattempo il professore è finito sotto vigilanza delle forze dell’ordine. Sorvegliano la casa, lo studio, l’università dove insegna. Lui sospira: «Ho dovuto denunciare».
elena cecchettin la sorella di giulia 3servizio di quarto grado sulla scomparsa di giulia cecchettin e filippo turettaauto di filippo turettagiulia cecchettin e filippo turetta 1FILIPPO TURETTAl audio di filippo turetta
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