DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
Una carta di credito utilizzata per alcune transazioni e un indirizzo di Bruxelles dove sarebbero stati trovati esplosivi e una «pipe bomb». Sono i due elementi che ampliano la «rete» italiana collegata ai terroristi di Parigi e Bruxelles. Sono le tracce seguite dai poliziotti dell’Antiterrorismo e dai carabinieri del Ros per ricostruire tutti i «passaggi» nel nostro Paese e le eventuali complicità di chi può aver aiutato i jihadisti a pianificare gli attentati del 13 novembre nella capitale francese e del 22 marzo in quella belga. Partendo da un nuovo indizio: a Venezia potrebbe essere arrivato nell’estate scorsa anche un altro fiancheggiatore della «cellula».
I pagamenti
Si parte dunque da Khalid El Bakroui, il kamikaze che la scorsa settimana si è fatto esplodere nella stazione della metropolitana di Maelbeeck e che tra i vari alias avrebbe usato anche quello dell’ex giocatore dell’Inter, Ibrahim Maaroufi. Il 23 luglio, alle 8,25 arriva a Venezia con un volo Ryanair proveniente da Bruxelles. Va all’hotel Courtyard by Marriott vicino allo scalo Marco Polo e alle 6 del mattino dopo si imbarca su un volo della Volotea diretto ad Atene. Esattamente una settimana dopo in Grecia arriva Salah Abdeslam, accompagnato da Ahmad Dahmani, 26 anni, belga di origini marocchine, accusato di aver partecipato agli attacchi di Parigi e tuttora detenuto in Turchia.
L’ipotesi è che dovessero partecipare a un incontro preparatorio, non è escluso che siano arrivati fino in Turchia per prendere ordini e poi abbiano fatto la strada a ritroso. Certo è che adesso gli investigatori italiani inseguono una nuova identità: è quella di Abderahman Benamor. A lui è intestata la carta di credito utilizzata da El Bakroui. E questo convince sulla possibilità che anche lui sia stato in Italia.
I documenti
«Voglio tornare in Belgio, non mi opporrò all’estradizione»: sono le uniche parole pronunciate da Eddine Djamal Ouali, l’algerino arrestato tre giorni fa a Bellizzi, in provincia di Salerno. Le indagini coordinate dal capo della Digos Luigi Amato adesso puntano a ricostruire i suoi contatti, tenendo conto che l’ingresso nel nostro Paese sarebbe avvenuto due mesi fa, ma la richiesta di permesso di soggiorno è stata presentata il 15 marzo scorso, lo stesso giorno del blitz che ha portato alla cattura di Salah Abdeslam e all’uccisione di Mohamed Belkaid, entrambi nascosti nel covo di rue de Dries 60.
MOLENBEEKARTIFICIERE DI BRUXELLES Najim Laachraoui
Sono state le disposizioni impartite dal capo dell’Antiterrorismo Lamberto Giannini sulle verifiche da effettuare per chi si rivolge all’ufficio immigrazione, a far scoprire l’esistenza del mandato di arresto emesso nei suoi confronti il 16 gennaio. L’accusa per Ouali è di aver fatto parte di una rete di falsari che aveva fornito alla «cellula» i documenti contraffatti. Nell’atto di accusa si dà conto di «perquisizioni effettuate nell’ottobre 2015 a Saint-Gilles, un sobborgo di Bruxelles, allorquando vennero sequestrate circa mille immagini digitalizzate e documenti falsificati».
Uno era intestato a Kayal Soufiane, nato il 28 agosto 1988, alias di Najim Laachroui, che si è fatto esplodere il 22 marzo scorso all’aeroporto di Zaventem; Samir Bouzid, nato l’8 luglio 1977, alias utilizzato da Mohamed Belkaid; Yassine Baghli, nato il 29 settembre 1989, alias utilizzato dallo stesso Salah Abdeslam».
L’esplosivo
In Italia porta anche la pista seguita dalla polizia tedesca che ha arrestato qualche giorno fa Mohamed Lahlaoui, marocchino di 28 anni fermato nel distretto di Giessen. L’uomo risulta aver vissuto nel nostro Paese, nel bresciano, tra il 2007 e il 2014. È stato più volte arrestato per reati comuni, una volta è anche riuscito ad evadere, fino a quando il questore di Brescia non ha firmato il decreto di espulsione.
Secondo quanto è stato comunicato nelle ultime ore dalla polizia belga «al momento dell’arresto, Lahlaoui è stato trovato in possesso di un documento recante un indirizzo di Bruxelles. Nell’appartamento perquisito è stata rinvenuta una “pipe bomb” ed una “fabbrica” di esplosivi». Notizie che gli investigatori italiani stanno adesso verificando.
salah abdeslamarresto di abdeslam salah 6la metro distrutta a bruxellesARRESTO DI ABDESLAM SALAHAllerta terrorismo a Monaco
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