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Paolo Salom per il “Corriere della Sera”
Nudi alla meta? Non sempre si può fare. Spogliarsi in pubblico può anzi essere causa di cataclismi. Stadi in visibilio per la corsa dello/della stripper in campo? Inseguimenti di uomini e donne (tutori dell’ordine) per evitare l’ultimo assalto delle Femen all’importante vertice politico?
Macché: parliamo di (veri) terremoti. O almeno questa è l’accusa che un gruppo di quattro turisti stranieri — tutti al momento in stato di arresto — si sono visti attribuire nel Borneo malese dopo essersi denudati sulla cima del Kinabalu, la montagna (4.095 metri sul livello del mare, con un picco vagamente somigliante a quello del nostro Cervino) più sacra dello Stato di Sabah, terra di antiche tradizioni animiste che si sono adattate a convivere con l’Islam a partire dal 12esimo secolo.
«Colpa loro se la terra ha tremato — hanno gridato i locali —. Vanno puniti». Reazione spropositata? «Quando si mette piede in un altro Paese — dice alla Bbc Simon Calder, esperto di turismo dell’ Independent — occorre ricordarsi che le regole possono essere diverse e che bisogna rispettarle. Magari non si è d’accordo con aspetti culturali che possono essere considerati conservatori. Ma non è questo il punto».
I quattro, un canadese e sua sorella, un olandese e una britannica erano parte di un gruppo di dieci persone in vacanza in Malaysia. Il 30 maggio scorso hanno pensato bene di togliersi tutti i vestiti. Intorno non c’era nessuno. Il problema è sorto quando uno del gruppo ha postato le immancabili immagini della gita «nudista» su Facebook in contemporanea (o quasi) con il terremoto che nella stessa zona, il 5 giugno, ha provocato 18 morti, gitanti anche loro, raggiunti da frane e smottamenti.
Apriti cielo. Le notizie si sono confuse e mescolate in rete: da una parte gli internauti locali che si indignavano per l’oltraggio (al luogo, per quanto deserto). Dall’altra la rabbia e il cordoglio per i morti, in maggioranza studenti di Singapore in gita di istruzione. Il vice primo ministro dello Stato di Sabah, Joseph Pairin Kitingan, ha quindi chiarito che i due eventi erano collegati e ha imputato il sisma alla «mancanza di rispetto» da parte dei nudisti «nei confronti della montagna sacra».
Questi «atti» sono sempre più numerosi nel mondo. Giovani trekker si sono spogliati sulla Ayer’s Rock (Australia); di fronte al Grand Canyon (Stati Uniti); sotto la Tour Eiffel; e anche sulla Grande Muraglia cinese. Nessuno è mai stato punito. «Eravamo soli, perciò pensavamo che nessuno si sarebbe offeso — spiega alla Bbc un turista che ha compiuto la bravata sul Grand Canyon —. Tuttavia abbiamo anche viaggiato molto in Asia e mai avremmo fatto qualcosa capace di offendere le sensibilità locali. L’America, tuttavia, è molto più liberale».
Non la Malaysia, dove l’Islam si è mescolato perfettamente con le tradizioni pre esistenti. E il monte Kinabalu è considerato uno spazio sacro dal gruppo tribale Kadazan Dusun, che lo ritiene un luogo di riposo per gli spiriti. Sapevano tutto questo i dieci sconsiderati nudisti? I quattro al momento dietro le sbarre rischiano una condanna fino a tre mesi.
Il padre dell’unica donna arrestata, la ventitreenne Eleanor Hawkins, ha riferito ai giornalisti britannici «che la figlia è dispiaciutissima per quanto accaduto: Eleanor si scusa per aver recato involontariamente offesa» a chiunque si riconosca in queste credenze.
«Il loro gesto ha oltraggiato i membri della maggiore tribù di Sabah», ha però spiegato l’assessore al turismo dello Stato di Sabah, Masidi Manjun. L’assessore ha riferito che a breve si terrà un rituale inter religioso di «purificazione della montagna», a cui parteciperanno musulmani e cristiani, oltre ovviamente ai leader tribali. E speriamo che gli spiriti si plachino .
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