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Estratto dell’articolo di Valeria Di Corrado per “il Messaggero”
Doppio processo per Raul Esteban Calderon, l'argentino accusato di essere il killer di Fabrizio Piscitelli (detto Diabolik) e di Shehaj Selavdi (detto Passerotto). Ieri il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Roma, Roberto Saulino, lo ha rinviato a giudizio per l'uccisione dell'ex leader degli Irriducibili della Lazio, con l'accusa di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso.
Regge quindi il quadro probatorio della Dda, ricostruito grazie alle indagini della Squadra mobile, da cui emerge che è proprio Calderon l'uomo vestito da runner che il pomeriggio del 7 agosto del 2019 ha attraversato correndo il parco degli Acquedotti e freddato con un colpo alla testa Picitelli, mentre era seduto su una panchina. Un agguato mortale che rappresentò uno spartiacque negli equilibri della criminalità organizzata capitolina, dando il via a una lunga scia di vendette sanguinarie. La prima udienza di questo processo, che si celebrerà davanti alla terza sezione della Corte d'assise di Roma, è fissata per il 23 febbraio.
IL DELITTO AL PARCO
Diabolik era a capo di uno dei gruppi di narcos più potenti della città, ma nell'ultimo periodo si era arrogato il ruolo di fare da burattinaio e garante degli equilibri tra i clan mafiosi romani, come nel caso della famosa pax di Ostia. Per questo motivo si era fatto diversi nemici. Il prezzo pagato a Calderon per eliminarlo, secondo la Procura, è stato di 100mila euro, più 4mila euro al mese versati in contanti nelle mani del sicario. A incastrare l'argentino è stata l'ex compagna.
In una telefonata intercettata, lo accusava di aver usato una sua pistola, una calibro 9, senza averle detto niente, per uccidere Piscitelli. «Lo sai... hai ammazzato Diabolik con la pistola mia... la 9 per 21, Raul», aveva detto il 23 novembre 2021. Ascoltata dagli agenti della Squadra mobile, la donna ha ribadito quella versione. Anche Enrico Bennato, intercettato, aveva parlato dell'omicidio di Piscitelli, spingendosi fino ad «accusare il fratello Leandro di essere il mandante». «Se vengono qua a fa' casotti ce rimettono la vita Francè!
RAUL ESTEBAN CALDERON KILLER DIABOLIK
Tutti e tre ce l'hanno rimessa, Diabolik e quell'altri due... Qua non devono venire a fa' i prepotenti a Casalotti», aveva detto. Poi, aveva descritto l'assassinio del capo ultrà e aveva raccontato che i due albanesi che avevano cercato di uccidere il fratello Leandro nel novembre 2019, gambizzandolo, come reazione all'agguato a Diabolik, erano stati a loro volta eliminati: «Sono morti quelli che hanno sparato a Leandro». Anche Calderon avrebbe potuto fare la stessa fine: «Se lo sa l'argentino tocca ammazzarlo». E ancora: «È scappato, l'ho mandato via in Spagna... ha ammazzato Diabolik... lo sa tutta Roma».
IL DELITTO IN SPIAGGIA
Sempre ieri il gup ha disposto il processo per Calderon per l'agguato dell'albanese Shehaj Selavdi, ucciso alle 10,40 del 20 settembre 2020, mentre si trovava al chiosco Bora Bora, sul lungomare di Torvaianica. L'argentino è stato rinviato a giudizio insieme a Enrico Bennato e Giuseppe Molisso, tutti e tre accusati di concorso nell'omicidio aggravato dal metodo mafioso, a Guido Cianfrocca (il cognato di Molisso accusato di aver procurato l'arma) e a Luca De Rosa (accusato di ricettazione dello scooter utilizzato per il raid).
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