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SOTTO LA TOGA…NIENTE! - UNDICI ANNI DI GALERA AL MAGISTRATO PORCELLONE, EX PM DELLA DDA DI ROMA ROBERTO STAFFA, CHE CHIEDEVA A PROSTITUTE E TRANS PRESTAZIONI SESSUALI IN CAMBIO DI FAVORI - LA TOGA, ACCUSATA DI DETENERE MATERIALE PEDOPORNOGRAFICO, CONSUMAVA I RAPPORTI ANCHE NEL SUO UFFICIO IN PROCURA - L’UOMO E’ ACCUSATO ANCHE DI RAPPORTI INTIMI CON LA COMPAGNA DI UN RAMPOLLO DEL CLAN DEI CASALESI...
Simona Pletto per “Libero Quotidiano”
Una sentenza pesantissima, quella inflitta all' ex pm della Dda romana, Roberto Staffa, dopo ben 14 ore di camera di consiglio. Il magistrato, oggi sessantenne, è stato condannato a undici anni di carcere per corruzione, detenzione di materiale pornografico, rivelazione di atti di ufficio e accesso abusivo al sistema informatico. Staffa è finito nei guai per aver avuto rapporti sessuali con donne transessuali sotto indagine.
Prestazioni intime in cambio di piccoli e grandi favori, consumate anche nel suo ufficio al quarto piano della palazzina B della Procura a piazzale Clodio, dov' era in servizio. È proprio qui che era stato registrato uno strano via vai, in particolare di alcune transessuali alle quali il magistrato avrebbe concesso permessi di soggiorno temporanei in cambio di svaghi a luci rosse. Per l'ex pm la Procura del Tribunale di Perugia aveva chiesto la condanna a dieci anni e sei mesi.
ROBERTO STAFFA - LA TRANS JANINE RENATO
Il caso risale al 2013 e fece non poco scalpore. Tanto che ancora oggi, nella cittadella giudiziaria romana, tutti ricordano ancora il giorno in cui Staffa venne arrestato. I carabinieri bussarono alla sua porta di casa il 23 gennaio di cinque anni fa, e perquisirono anche il suo ufficio in Tribunale, dove erano piazzate da giorni cimici e telecamere nascoste. Da qui, per lui, si sono aperte le porte del carcere di Perugia.
RICATTO ALLA COLLEGA
A incastrare il magistrato, da quindici anni pubblico ministero nella Capitale, era stata una transessuale, che aveva raccontato il ricatto del magistrato a una sua collega, Barbara Zuin: sesso in cambio di un permesso di soggiorno. Poi se ne sono aggiunte altre, denunciando a loro volta richieste, approcci, e proposte in cambio di piccoli e grandi favori da parte del magistrato.
Ma prima ancora di arrivare alle testimoni, vi erano state altre segnalazioni sull'anomalo comportamento del pm. Tanto che non era stato riconfermato nel pool della Direzione distrettuale antimafia. A Staffa ci si arrivò per caso, nel corso di una inchiesta sulla prostituzione all'Eur. Materiale scottante, dove appariva a gran sorpresa anche il nome del rappresentante della giustizia. Le carte sul suo conto, secretate, furono inviate alla Procura di Perugia, competente nell'indagare sui magistrati romani.
Dalle indagini sono emerse attività illecite legate al mondo dei viados, ma non solo. Staffa è accusato anche di aver avuto un incontro intimo con Laura Terrisi, la compagna di Consiglio Casamonica, rampollo dell' omonimo clan. Secondo il pm Gemma Miliani, l' imputato, «almeno in due occasioni», avrebbe avuto incontri intimi con l' amante del boss.
In cambio, la toga avrebbe promesso di dare un parere favorevole ai domiciliari a carico dell'uomo che all'epoca si trovava in carcere. Un "do ut des" per il quale la Terrisi ha già patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione. L'ex pm è stato condannato anche per aver violato il sistema Rege, il registro generale che raccoglie i casi penali, allo scopo di rilasciare informazioni alle parti processuali e per detenzione di materiale pedopornografico.
LA DIFESA
L'avvocato difensore dell' ex pm, Salvatore Volpe, ha annunciato che farà ricorso in appello. Il legale ha dichiarato di non ritenere chiara la gravità della pena a fronte di un impianto accusatorio molto ridimensionato. E mentre attende le motivazioni, spiega: «Staffa rispondeva di otto episodi di concussione: da cinque è stato assolto, i tre rimasti sono stati derubricati ai reati di induzione indebita a dare o promettere utilità.
Staffa è anche stato assolto da un episodio di violenza sessuale e da un altro di rivelazione del segreto d' ufficio». L' ex magistrato, per dieci anni anche presidente a Venezia di una sezione penale del Tribunale e della Corte d' Assise, ha sempre sostenuto di aver agito nel rispetto della legge.
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