CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE…
Estratto dell'articolo di Giulio Gori per il “Corriere della Sera”
Sono passati pochi minuti dall’attacco del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, quando la professoressa Annalisa Savino arriva nella sua scuola. Lei, la dirigente del liceo scientifico Leonardo da Vinci di Firenze, 46 anni, sotto accusa per una lettera inviata agli studenti in cui richiamava i valori dell’antifascismo, non commenta: «Non posso parlare», dice scura in volto. La preside, che fino a due anni fa ricopriva lo stesso ruolo in una scuola elementare, appare scossa dal clamore della sua circolare e corre a chiudersi all’interno dell’istituto.
LETTERA PER GLI STUDENTI DELLA PRESIDE Annalisa Savino
Qualche ora dopo, con la scuola accerchiata dai cronisti, accetta di rilasciare una dichiarazione, con un foglio dattiloscritto affidato a una collaboratrice, che viene mostrato a macchine fotografiche e telecamere: «La dirigente ringrazia, ma non ha intenzione di aggiungere niente altro al messaggio della comunicazione (la lettera, ndr ) e a quanto già rilasciato ad alcuni giornali. Il messaggio era rivolto agli studenti della nostra scuola, a cui si deve dedicare con attenzione ogni giorno, e a loro è arrivato, forte e chiaro — scrive in terza persona —. Come dirigente scolastica vuole evitare di alimentare ancora la già grande sovraesposizione mediatica a proposito di questioni che, seppur attinenti alla scuola e al suo ruolo nella società, tuttavia diventano facile oggetto di polemica e strumentalizzazione».
Un comunicato che rivela il suo significato proprio nell’ultima parola. Con toni tuttavia molto freddi e distanti da quelli della lettera appassionata inviata martedì ai suoi ragazzi. Dopo le violenze davanti al liceo classico Michelangiolo, presidi e insegnanti delle superiori fiorentine avevano cominciato a diffondere interventi per prendere le distanze dalla violenza. Martedì scorso, anche Annalisa Savino aveva scritto una circolare rivolta agli studenti. E quelle frasi accorate avevano fatto breccia nell’opinione pubblica. La dirigente aveva citato «Odio gli indifferenti» di Antonio Gramsci e aveva aggiunto: «Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti».
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