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“GLI HATER? LI DEVO RINGRAZIARE, AIUTANO CHI VIVE DI LIKE A NON MONTARSI LA TESTA” – CHI È VALERIA ANGIONE, LA 29ENNE ATTRICE E CREATRICE DI CONTENUTI DI SOCIAL CON UN BEL PO' DI FOLLOWER CHE LE DANNO DA MANGIARE: “CON I POST SPONSORIZZATI MI CI SONO COMPRATA LA MACCHINA E LA CASA. POTREI VIVERE SOLO DI QUELLI, MA IO SOGNO DI FARE L’ATTRICE. SONO STATA BOCCIATA PER “GOMORRA 3” PERCHÉ CERCAVANO UNA RAGAZZA PIÙ PICCOLA, PER LA FICTION DI RAI1 “SIRENE” FORSE NE CERCAVANO UNA PIÙ BELLA. I NO MI HANNO DATO LA CONSAPEVOLEZZA DI NON ESSERE PERFETTA COME CREDEVO E…” - VIDEO

 

Estratto dell’articolo di Renato Franco per il “Corriere della Sera”

 

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Appaio dunque sono: i social ci fanno credere di essere al centro del mondo.

«Ci hanno portato ad avere un ego gigante. Penso anche a me, che ogni giorno vengo riempita di complimenti, 80mila like, 1 milione di visualizzazioni: è difficile restare con i piedi per terra. Gli haters invece ti aiutano a non montarti la testa».

 

Quindi deve ringraziare gli haters?

«Per fortuna che esistono. Ti fanno capire che la realtà è un’altra e tu non sei solo quei cuoricini che hai ogni giorno sotto ai post. A volte gli haters mi hanno cambiato mood , mi hanno fatto capire di aver sbagliato».

 

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Oltre 800mila follower su Instagram, Valeria Angione di social se ne intende. Attrice e content «creator» (termine orrendo ma solo questo c’è), ha scalato le vette delle montagne del web iniziando a raccontare la sua quotidianità come studentessa universitaria, creando i suoi primi contenuti virali su Facebook.

 

È sempre stata egocentrica o lo è diventata?

«Mi è sempre piaciuto stare al centro dell’attenzione, infatti a 10 anni i miei genitori mi hanno iscritto a un corso di teatro […] ».

 

Si è diplomata in recitazione teatrale e cinematografia. Quante porte in faccia?

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«Da piccola non ho mai avuto un no, anzi quel primo sì mi aveva fatto pensare che fossi già attrice perché ho iniziato a lavorare da subito. Crescendo mi sono resa conto che non era semplice, i provini non andavano come volevo: per Gomorra 3 cercavano una ragazza più piccola, per la fiction di Rai1 Sirene forse ne cercavano una più bella. Quei no mi diedero la consapevolezza di non essere perfetta come credevo. Così decisi di prendere la mia vita in mano e aprire una pagina su Facebook. Iniziai con piccoli video sui retroscena dell’universitario medio. Poi la pandemia mi ha dato tanta visibilità, tutti avevano il telefono in mano e io creavo video sui Dpcm».

 

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Ansia da Instagram, da riscontro immediato, da like?

«È un’ansia che ci sarà sempre, è inevitabile fare i conti con la risposta immediata della tua community».

 

Fa anche tante sponsorizzazioni: quanto rendono?

«Tanto da comprare una casa o una macchina. È incredibile quanto sia cambiata la mia vita. Poi ci sono i tour e il libro, che però non sono equiparabili ai guadagni di un piccolo post. Potrei vivere solo di “adv” (pubblicità, ndr ) su Instagram, Facebook e TikTok ma ho addosso il sacro fuoco del palcoscenico che brucia.

Non lo faccio per soldi, c’è un guadagno ovvio, ma fare un post è molto più semplice: nel giro di due giorni giro, monto e chiudo il contenuto. Rispetto alla fatica di mesi di prove per un tour non c’è paragone».

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Nel 2022 ha fatto il suo primo spettacolo teatrale («Riparto da Me», 9 date sold out), a marzo 2024 sarà nei teatri con un nuovo tour, «Binario 29 ¾».

«Compirò 29 anni, un gradino prima della soglia fatidica dei 30. Racconterò a mio modo la trasformazione dei ragazzi come me che si avvicinano ai 30 anni, un traguardo che nessuno accetta perché vogliamo tutti restare bambini, ma è un treno che deve passare perché porta a un nuovo viaggio, a nuove avventure, a nuove scoperte».

[…]

 

È tra i protagonisti di «Falla girare 2», dove si immagina un mondo senza Internet. Lei fallirebbe. «Se dovesse succedermi nella realtà potrei morire». È nata nel 1995, a cavallo tra «millennials» e «GenZ»: che generazione siete?

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«Non sappiamo dove sbattere la testa, abbiamo troppi strumenti, ma non riusciamo a deciderne uno. I boomer avevano poche strade, era tutto più strutturato: dai 20 ai 60 facevi la stessa cosa. Oggi invece a 30 anni hai un lavoro, dopo 5 ne hai un altro e dopo altri 5 ne hai cambiati altri due. Io stessa ho fatto un po’ di teatro, di cinema, di tv, di social. Ho fatto tanto, ma mi sembra di non aver fatto niente. Ed è una sensazione terribile». […]

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