RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Maria Luisa Agnese per “Liberi Tutti - Corriere della Sera”
«E adesso cosa faccio?». Proprio in quel momento di straniamento che segue alla fine di una vita lavorativa Lina Sotis è stata bruscamente scossa dalla risposta del figlio Angelo: «Adesso guadagnati la tua pensione! Fai volontariato». Passati da poco i 65 anni, una vita al Corriere , Lina ha pensato che quell'idea del figlio - ispirata al pragmatismo dell'imprenditore Warren Buffett, con cui lavora - era giustissima per lei, e avrebbe potuto diventarlo per tanti altri.
E da lì è partita l'idea di Quartieri Tranquilli, cercare di dare una mano alla città che la ospita da più di 50 anni, organizzando una rete di solidarietà, accoglienza e sostegno partendo dalle tante identità delle zone che la compongono. Lavoro di volontariato ma che, come dice Lina, è stato poi di grande sostegno a lei, quando, un anno e mezzo fa, una combinazione micidiale di malattie l'ha ridotta quasi in carrozzella.
maria luisa agnese e lina sotis
Uno tsunami. Ma poi la disabilità si è rivelata anche un'opportunità
«Ho incontrato un mondo nuovo che prima non conoscevo. Ogni mattina gioisco per cose di cui prima non mi accorgevo. Posso dire che in questo 2018 ho imparato di più che in trent' anni di giovinezza. E poi la rete dei figli e dei miei amici, il sostegno del mio compagno. In fondo è stato un anno operoso».
Raccontiamo da dove è partita, per guadagnarsi questa famosa pensione.
«Ho pensato di mettere a frutto proprio le tante relazioni di 41 anni di lavoro, non solo, come si può pensare, quelle mondane, ma quelle diffuse nella città. Conosco bene Milano, ogni giorno il caporedattore ci diceva corri a Gratosoglio, vai a Quarto Oggiaro... Ho pensato che sarebbe stato bello ricreare grandi villaggi autosufficienti e socialmente forti.
Ho scoperto per esempio una rete di parroci accoglienti in chiese dove si fa di più che pregare Dio, aiutano gli anziani, fanno giocare a calcio i bimbi, cercano di occupare i giovani. Ma ce l'ho fatta grazie all' aiuto dei sindaci che si sono succeduti prima di tutto, e ad alcune aziende che ci credono, da Cariplo a Enel».
Milano d'altra parte ha l'accoglienza nel suo Dna più genuino.
«È una città che oggi vive un momento più bello che mai e mi sono sentita subito sorretta dalla comunità quando sono arrivata qui da Roma nel 1962, come giovane sposa. Avevo appena 18 anni, era l'epoca dei commendatori e degli eredi delle grandi famiglie che avevano l'idea di restituire qualcosa alla comunità».
Il bon ton, dunque, fortunatissimo manuale di Lina Sotis anni Ottanta, oggi sarebbe inutile, i salotti non ci sono più.
LINA SOTIS STILE HAIDI MODERNA
«Oggi il bon ton è diverso, civile, etico, la mondanità è evaporata anche lei in questa società esibizionista. C'è un' idea diversa di socialità, che non ragiona per una persona sola, ma sempre per un gruppo. Bisognerebbe educare i ragazzi in ogni quartiere a un nuovo bon ton di educazione civica. Ho un'enorme fiducia nelle nuove generazioni. E nella socialità che cambia: il mio sogno è che quest'idea di guadagnarsi la pensione diventi contagiosa, che altre città la copino».
È anche un modo per vivere meglio la nuova Età lunga?
«Ci tocca vivere vent'anni in più ma visto che nessuno credo voglia passarli in una società così invivibile, bisogna attrezzarsi. Io vivevo con il nonno, l'onorevole Emilio Storoni, liberale, tra i fondatori del Partito, vecchio molto bello, solido e temuto. Mia madre era mancata dandomi alla luce e papà viveva altrove, sull'Appia antica, era avvocato della Sacra Rota.
LINA SOTIS INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO
Facevo la spola fra questi due mondi così diversi, quello che leggeva il Mondo e il Corriere e invitava Malagodi e Pannunzio, e quello di papà dove vedevo tutti i divorziandi famosi dell'epoca, da Vittorio De Sica a Ingrid Bergman a Rossellini. Oggi, visto che le famiglie non accolgono più gli anziani, non ci resta che pensare a case per anziani, dove ognuno ha la sua camera e dove il luogo in cui si mangia e i servizi sono centralizzati. Ho 74 anni, e voglio essere una vecchia piena di entusiasmi, stare con i miei nipoti, e raccontargli della nostra vita, quella piena di ideali».
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