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DI BOSCHI E DI RIVIERA - LA VERA OSSESSIONE DI RENZI È L’AVVISO DI GARANZIA AL PADRE DI MARIA ELENA BOSCHI: A QUEL PUNTO LE DIMISSIONI DELLA SUA COCCA NON SAREBBERO PIÙ COSÌ ASSURDE, COME E’ STATO NEL CASO DI MAURIZIO LUPI

Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”

 

lorenzo rosi pier luigi boschilorenzo rosi pier luigi boschi

Sul piano parlamentare, Matteo Renzi non è preoccupato. «Il governo non corre alcun rischio». Le mozioni di sfiducia al ministro Boschi, è convinto, non hanno margini di passare. Né alla Camera dei deputati, né al Senato. E anche nel merito, è certo che il governo sia inattaccabile: «Non abbiamo avuto alcun atteggiamento censorio», ha detto ai suoi. «Siamo stati i primi a chiedere una commissione d' inchiesta e a lavorare per la creazione di un fondo che risarcisca chi ha perso i risparmi».

 

Inutile dire che è certo del fatto che «Maria Elena» (Boschi) non c' entri nulla e che si attacchi lei per «colpire il governo». Anche se, nel cerchio più stretto, non sono piaciute a tutti certe sue uscite, per esempio quella alla presentazione del libro di Bruno Vespa. E ancor meno l' intervista comparsa ieri sul Corriere della Sera alla madre del ministro. Ma sono dettagli.

PIER LUIGI BOSCHIPIER LUIGI BOSCHI

 

C' è un fronte, invece, che preoccupa il premier. E molto. Rispetto a cui non può fare nulla. Se non aspettare. L' unico che, ammettono i suoi, sarebbe davvero in grado di «cambiare il quadro politico».

 

Se, cioè, dalla procura di Arezzo arrivasse un avviso di garanzia al padre del ministro Boschi. Un' ipotesi tutt' altro che peregrina, come si deduceva ieri da un pezzo molto ben informato uscito sul Corriere della Sera: l'ex presidente e l' ex manager di Banca Etruria, infatti, sono stati indagati per «conflitto di interessi».

 

maria elena boschi i grillini chiedono la sfiduciamaria elena boschi i grillini chiedono la sfiducia

L' articolo, scritto dalla cronista giudiziaria di punta di via Solferino, Fiorenza Sarzanini, ha fatto sgranare molti occhi a Palazzo Chigi. Non sarebbe così strano, infatti, se, a questo punto, la procura indagasse anche il padre della Boschi, che è stato vicepresidente per otto mesi. Anche solo come misura dovuta, essendo stati indagati il presidente e il manager. Non a caso tra i collaboratori del premier, quando si evoca l' eventualità, si parla di «un fatto anche scontato», «naturale».

 

Quasi anticipando la difesa che scatterà. Nessuno si nasconde, però, che l' avviso di garanzia sarebbe, dal punto di vista mediatico, esplosivo. Segnerebbe un salto di qualità nell' intera vicenda. Anche perché, come ammette una renziana di punta, «su questo punto la nostra linea è molto discrezionale».

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L' avviso di garanzia non comporta le dimissioni, ma può essere opportuno dimettersi anche per molto meno (vedi i ministri Cancellieri o Lupi). Dipende. E a farlo notare, ieri sera a Di Martedì, è stato Enrico Letta: «Se fossi in Parlamento voterei contro la mozione di sfiducia», ma Renzi «ha usato due pesi e due misure».

 

Certo è che il premier si è reso conto che la bufera attorno al ministro più importante del governo, rischia di diventare una slavina. Per questo vuole accelerare la discussione sulle mozioni di sfiducia.

 

PROTESTE CONTRO BANCA ETRURIA  PROTESTE CONTRO BANCA ETRURIA

«Dobbiamo chiudere entro Natale». Per evitare di essere tenuti in scacco per settimane. Ma non basta. C'è paura per il contraccolpo che può esserci sull' immagine dell' esecutivo. E del premier. L'armata grillina ha già cominciato a martellare, affiancandolo a Berlusconi e alle sue leggi ad personam. Sulla scia di Roberto Saviano. Ed è un nervo particolarmente scoperto a sinistra.

 

Per tutte queste ragioni, ieri Renzi ha deciso di intervenire in prima persona. «Vado a Porta a Porta». Per giocare di anticipo. Ha preso subito di petto la questione: «Il padre della Boschi», ha detto, «è stato destituito dal governo, noi abbiamo mandato a casa tutto il cda di Banca Etruria. Non c' è nessun favoritismo. Il padre della Boschi ha pagato una sanzione di 144mila euro».

 

Quanto al ministro, è vero, «era azionista e ha visto le sue azioni azzerate». Insomma, «tu puoi essere il padre o il figlio di chi vuoi. Ma è finita quell' era. Chi sbaglia paga. La legge è uguale per tutti, è finito il tempo delle leggi ad personam».

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Ancora: «Noi non abbiamo scheletri nell' armadio, nulla da nascondere, non abbiamo banche di partito come altri». Ha attaccato le opposizioni: «Voglio proprio vedere quando sarà finita la fuffa dello show sulla pelle degli investitori, come voteranno sulla ratifica della nostra legge di salvataggio». Ha difeso il decreto fatto dal governo, grazie al quale «abbiamo salvato un milione di correntisti».

 

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E, ha detto, senza soldi pubblici: «Si tratta di un fondo interbancario». L' importante è aver messo in sicurezza il sistema. «Ora le banche sono solide». Ha promesso pugno duro: «Chi ha truffato dovrà essere punito e chi è stato truffato dovrà essere risarcito». E ha difeso la scelta di affidare l'arbitrato a personalità terze: «Non ha senso che lo faccia la Consob, è più giusto che il Parlamento sia libero di scegliere le persone più autorevoli e capaci». Ha parlato anche di altro. Per esempio l'Italicum: cambierà? «Secondo me no, ma con lei non scommetto più».