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Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
boris johnson discorso per la brexit
Londra Ultimatum di Boris Johnson alla Ue: o si raggiunge un accordo sulla Brexit entro cinque settimane, oppure Londra abbandonerà il negoziato e si andrà al no deal , un divorzio senza accordi che avrà pesanti conseguenze, a partire dal ritorno di dazi e dogane.
Il premier britannico ha lanciato ieri il suo messaggio, in un discorso alla vigilia della ripresa di quei colloqui che si trascinano da mesi alla ricerca di un patto commerciale complessivo: la Gran Bretagna ha infatti lasciato l' Unione Europea lo scorso 31 gennaio, ma è scattato un periodo di transizione che dura fino alla fine dell' anno e che doveva dare lo spazio per siglare un trattato di libero scambio.
boris johnson al mercato del pesce di grimsby 1
Ma adesso Boris dice che il tempo è scaduto: se non si conclude tutto entro il 15 ottobre, data del prossimo vertice europeo, allora è inutile andare avanti. E per Londra, sostiene, non è poi così male: il no deal sarà «un buon esito», dice il premier, grazie al quale la Gran Bretagna potrà «prosperare potentemente».
festeggiamenti per la brexit 10
E Downing Street sembra volersi bruciare i ponti alle spalle: mercoledì verrà presentata in Parlamento una legge che di fatto straccia parti decisive di quell' accordo di recesso raggiunto alla fine dello scorso anno. In particolare, vengono rimesse in questione le clausole sull' Irlanda del Nord, che lasciavano la provincia nell' orbita regolamentare europea per evitare il ritorno a un confine rigido con la Repubblica di Dublino a sud. Una mossa che ha fatto infuriare Bruxelles, che già accusa Londra di rinnegare un trattato internazionale, e che rischia di far saltare immediatamente i negoziati.
il pulmino di boris johnson per la brexit
Ma Boris non sembra preoccuparsi più di tanto. Anzi, proclama che «non faremo compromessi sui fondamentali di ciò che significa essere un Paese indipendente»: Londra infatti sostiene che gli europei non hanno ancora digerito il fatto che stanno trattando con uno Stato sovrano che non ha nessuna intenzione di sottostare a imposizione esterne. Bruxelles, al contrario, ribatte che non può accettare una concorrenza sleale alle porte di casa.
Le pietre d' inciampo sono sostanzialmente due: i diritti di pesca e gli aiuti di Stato. I britannici non vogliono più dare libero accesso ai pescherecci europei nelle proprie acque territoriali e chiedono mano libera per le sovvenzioni pubbliche alle aziende. È quest' ultimo punto quello fondamentale: Londra mira a creare dei campioni tecnologici grazie a una politica di sostegno statale (come fanno già America e Cina) e non vuole soffrire barriere imposte dall' Europa. Con queste premesse, appare dunque difficile che si raggiunga un accordo: nei giorni scorsi fonti governative davano le chance di un' intesa a non più del 40 per cento, ma è una previsione finanche ottimista.
proteste contro boris johnson 8boris johnson al mercato del pesce di grimsbyboris johnson visita un ospedale di watford
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