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VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI CELEBRÒ CON UN VIDEO IL RECUPERO DI 33,4 MILIARDI DI EURO DI EVASIONE? LA CORTE DEI CONTI HA SPENTO IL FACILE ENTUSIASMO: “L’EXPLOIT DI INTROITI DEL 2024 È IN GRAN PARTE RICONDUCIBILE A MERA ATTIVITÀ DI CONTROLLO AUTOMATIZZATO” – IN SOSTANZA NON C’È STATA ALCUNA CACCIA ALL’EVASORE: NON SI E' SCOVATO CHI SI NASCONDE AL FISCO, MA SI TRATTA SOLO DI ACCERTAMENTI. E I DATI PARLANO CHIARO VISTO CHE TRA GLI AUTONOMI L’EVASIONE È AL LIVELLO PREOCCUPANTE DEL 65%... - VIDEO
Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”
GIORGIA MELONI E LE TASSE - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
Aveva fatto anche un video per festeggiare «il recupero di evasione più alto di sempre: 33,4 miliardi». Il 18 febbraio la premier Giorgia Meloni parlava di «somma mai raggiunta prima nella storia della nostra Nazione». Attribuiva gli 8 miliardi in più incassati dal fisco nel 2024 rispetto al 2022 anche alle norme introdotte dal suo governo «contro le attività “apri e chiudi” degli extracomunitari». Respingendo le accuse di «favorire gli evasori e nascondere condoni immaginari».
Ebbene, ora la Corte dei Conti smantella ogni facile entusiasmo: «L’exploit di introiti conseguito nel 2024 è in gran parte riconducibile a mera attività di controllo automatizzato e non già ad attività di controllo sostanziale».
Nessuna caccia all’evasore. Nessun aumento di base imponibile. Anzi, serve fare di più: «Auspicabile un rinnovato impulso». Visto che tra gli autonomi l’evasione è al livello «preoccupante del 65%». E le stime più recenti della Commissione Ue «indicano un nuovo non trascurabile incremento del gap Iva per il 2023 al 14,74% che colloca l’Italia tra gli ultimi posti in Europa».
giorgia meloni e il pizzo di stato - vignetta by emiliano carli
Il giudizio severo dei giudici contabili si ritrova nel testo dell’audizione parlamentare di giovedì sul Dfp, il Documento di finanza pubblica.
Una disamina molto precisa delle cifre. Si parte intanto dal “record” di 26,3 miliardi che si ottengono togliendo dai 33,4 celebrati da Meloni i tributi recuperati dall’Agenzia delle entrate per conto degli enti: Comuni, Province, Regioni ma anche Inps e Inail. Di questi 26,3 miliardi – scrive la Corte – 22,8 miliardi sono «riferibili ad attività ordinarie» del fisco. Il resto, pari a 3,5 miliardi, viene per lo più dalla rottamazione, oltre a 100 milioni di “pace fiscale” e 200 milioni dalle liti pendenti.
La Corte si concentra quindi sui 22,8 miliardi che sono il cuore dell’attività di recupero dell’Agenzia delle Entrate. Somma che comprende tre voci: 12,6 miliardi da versamenti diretti, 5,7 miliardi da incassi di cartelle e 4,5 miliardi da “compliance” (avvisi per sollecitare i versamenti). I giudici si sono chiesti quanta parte di queste voci derivi effettivamente da una lotta all’evasione.
Cioè da una «attività di accertamento sostanziale» che punti a far pagare chi si nasconde al fisco. La conclusione è secca: «L’83% dei versamenti diretti deriva da attività automatizzate: 10,5 su 12,6 miliardi. E anche il 75% degli incassi da cartelle: 4,3 su 5,7 miliardi».
Significa che gli incassi “record” non partono da azioni mirate a far emergere il nero, ma da controlli che scattano quando il contribuente dichiara e poi non paga per «errori od omissioni individuati con modalità automatica». Peraltro, notano i giudici, questi recuperi automatizzati sono relativi a vecchie annualità: 2019, 2020 e 2021. Quest’anno il fisco si concentrerà su 2022 e 2023. […]
evasione fiscale 4
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