william dorsey swann

VOLETE SAPERE CHI È STATA LA PRIMA DRAG QUEEN? LEGGETE L’INCREDIBILE STORIA DI WILLIAM DORSEY SWANN, EX SCHIAVO NELL'AMERICA DI FINE '800, CHE SI È BATTUTO FINENDO IN CARCERE PER POTER INDOSSARE VESTITI DA DONNA: DA CAMERIERE A BIDELLO FINO A SFIDARE QUELL’AMERICA PURITANA CHE LO MISE IN GALERA PER 10 MESI PER AVER ALLESTITO UN POSTRIBOLO – MA ALLE FESTE DI SWANN NON C’ERA SESSO E…

Luciana Grosso per “L’Espresso”

 

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C'è sempre qualcuno che fa qualcosa per primo, da qualche parte. Come minimo c'è qualcuno che paga per primo, per aver fatta questa cosa.

 

William Dorsey Swann, ex schiavo nell'America della fine dell'800, è stato uno di questi primi. Forse non è stato il primo uomo a indossare sgargianti vestiti da donna, ballare e cantare fasciato di raso.

 

Di certo però è stato il primo a pagare, per averlo fatto. E anche il primo a dire che non era giusto, che nessuno poteva finire in carcere per il modo in cui si vestiva a una festa privata, che nessuno poteva finire in carcere per il modo in cui era, per le cose che amava fare, per le persone che amava, per il modo in cui le amava.

 

Ovviamente, per come andavano le cose all'epoca, le sue parole di libertà non trovarono udienza, e il sistema giudiziario americano dell'800 archiviò la faccenda come quella di un immorale, anche se di preciso, non avrebbe saputo dire perché.

ufficiali durante la guerra civile 1862

 

 Di certo, per la morale dell'epoca, Swann era un tipo strambo che era bene tenere il più lontano possibile dalla società dei gentiluomini della capitale. Dunque, per la colpa di aver indossato con un po' troppa convinzione abiti da donna, fu condannato a dieci mesi di carcere e fu allontanato da Washington.

 

Dopo la sua morte la sua casa fu data alle fiamme, nella speranza, evidentemente inesaudita, che il fuoco potesse mondare il mondo dalla storia e dalle parole dell'uomo che non solo è stato la prima Drag Queen di cui le cronache riportino notizia, ma anche di quello che, a tutti gli effetti, è stato il primo attivista americano per i diritti degli omosessuali.

 

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Eppure, quando William Dorsey Swann è nato, probabilmente nel 1852, in una fattoria del Maryland, il suo destino sembrava già scritto. E non aveva l'aspetto di uno di quelli che finiscono nei libri di storia. Era il quinto di 13 figli, nato da schiavi e, dunque, destinato a essere schiavo per tutta la vita anche lui. A quell'epoca, del resto, se eri nero in America non è che ci fossero molte alternative.

 

Poi però quando Swann aveva nove anni, scoppiò la guerra di secessione. Gli Stati Uniti si scissero in due e si diedero battaglia: a nord, la borghesia industriale, che non voleva più schiavi, ma operai salariati per le sue fabbriche che macinavano carbone, acciaio e producevano ricchezza e potenza. A sud, l'aristocrazia delle piantagioni, la cui inamidata ricchezza si fondava ancora sui ritmi lenti ed eterni delle piantagioni di cotone e tabacco dove lavoravano gli schiavi, delle specie di non uomini, considerati alla stregua di zappe parlanti.

 

La guerra creò una frattura che ancora oggi non si è del tutto rimarginata e produsse 750 mila morti, prima di concludersi con la resa del sud e, a guardarla in prospettiva, con il cambio del mondo. Nel 1866, a vincere, non furono solo gli antischiavisti di Lincoln, ma anche il modello economico che propugnavano: quello della produzione industriale, delle grandi città, del carbone, del ferro, in cui la schiavitù era bandita.

afroamericani liberati

 Contrariamente a quel che la vita sembrava aver apparecchiato per lui, William si ritrovò a essere un uomo libero. I suoi genitori riuscirono a comprare una piccola fattoria, ma siccome i soldi non bastavano, lo spedirono a cercarsi un lavoro.

 

L'ex schiavo William si ingegnò, facendo prima il cameriere in un albergo della piccola Hancock nel Maryland e poi il bidello in un college di Washington, dove, recuperando appunti e libri, imparò da solo a leggere e scrivere.

 

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Ma la storia di Swann non è la storia di una persona cui la vita ha dato in sorte di trovare la libertà. La storia di Swann è la storia di una persona che, ottenuta la sua libertà, ha provato a darla anche agli altri. A quelli come lui. E non stiamo parlando dei neri americani. Stiamo parlando degli omosessuali. O, meglio (perché le categorie non sempre coincidono) degli uomini che amavano indossare abiti femminili: Swann è stata la prima drag queen di cui le cronache riportino traccia e la prima a lottare per il suo diritto a ballare e cantare vestita come più le piaceva.

 

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La storia di William, il bidello ex schiavo, finisce nello stesso momento in cui inizia quella della "Queen of Drag", come amava farsi chiamare. E di preciso lo fa la sera del 12 aprile del 1888. Quella sera, in una casa privata di Washington, c'è una festa. La musica è forte, gli schiamazzi anche.

 

Così i vicini chiamano la polizia che prima bussa e poi fa irruzione. Quel che i poliziotti si trovano davanti è una cosa che non sanno bene come interpretare e maneggiare: un paio di dozzine di uomini, per lo più (ma non tutti) neri, truccati e vestiti da donna, con sfarzosi abiti in raso. Alla vista della polizia, gli uomini si fanno prendere dal panico. C'è chi tenta di scappare dalla finestra, chi si strappa frettolosamente vestiti, corsetti, piume, chi si chiude a chiave in un'altra stanza.

 

abraham lincoln 2

Solo uno tra questi uomini non prova a scappare. Anzi: con i suoi vestiti di raso, le sue piume e il suo belletto, si para davanti alle guardie, e dice loro che non avevano nessun diritto di entrare in casa sua e di interrompere la festa del suo trentesimo compleanno.

Quell'uomo era William Dorsey Swann e, manco a dirlo, fu arrestato. La polizia di Washington, in realtà, non sapeva bene dire cosa avesse fatto di male, di quale reato si fosse macchiato.

 

Così, nel dubbio, lo arrestarono con la non meglio precisata accusa di essere una «persona sospetta». L'arresto, per quanto insolito, non era gran cosa. Una storia da niente, finita in un trafiletto in cronaca dell'epoca e poi dimenticata, relegata al rango di una delle mille strambierie che succedono nel mondo e di cui non ha parlato più nessuno per quasi 150 anni.

 

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Poi, un giorno del 2004, Channing Joseph, un ragazzo che studiava giornalismo alla Columbia University, scartabellando tra vecchi giornali, si imbattè nelle righe che raccontavano questo surreale arresto. Lesse curioso, pensò di raccontarla lui, ma poi (come spessissimo capita ai giovani giornalisti) scartò l'idea, dicendosi che era impossibile che non se ne fosse già occupato qualcuno di più titolato di lui.

 

Così, benché per lui, nero e non binario, fosse anche una faccenda personale, passò ad altro. E ad altro si è dedicato per 16 anni, nei quali ha fatto carriera e lavorato in decine di giornali diversi. Sempre con quella storia in testa e sempre con la certezza che qualcun altro se ne stesse occupando. In realtà non c'era niente. E la storia di Swann era rimasta incastrata in quel trafiletto. Fino a quando Joseph - come dice nel suo sito - ha deciso di diventare «lo storico che stava aspettando» e di mettersi lui sulle tracce di William Swann.

 

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E sono state proprio le ricerche di Joseph a portare alla luce l'ennesima trasformazione di Swann: da schiavo a cittadino, da bidello a regina, da regina a detenuto, da detenuto a attivista, il primo di cui si abbia traccia. Nel 1896, infatti, dopo l'ennesimo ballo e l'ennesimo arresto, Swann fu condannato a dieci mesi di carcere con l'accusa di aver allestito un postribolo.

 

Probabilmente non era vero, o lo era solo in parte, ma altrettanto probabilmente quello di gestire una casa di appuntamenti fu l'unico modo che i pubblici ministeri dell'epoca trovarono per tradurre, con le parole, gli strumenti giuridici e culturali dell'epoca, quello che Swann faceva nei suoi balli.

 

Nessuno che non vi partecipasse sapeva ben descrivere cosa fossero quelle feste, quindi, nel dubbio, le liquidarono come una faccenda di prostituzione. In realtà, scrive il suo biografo Channing Joseph, quei balli e quelle feste sgargianti, cui partecipavano uomini truccati vestiti in abiti di raso, avevano poco a che fare con il sesso, quanto con la trasgressione e il bisogno di libertà di chi era nato in catene e, per di più, sentiva di avere un'identità di genere per dire la quale non esistevano neppure le parole: «A differenza degli uomini che si incontravano per sesso anonimo nei cespugli del Lafayette Park (appena a nord della Casa Bianca), o degli effeminati artisti maschi e prostitute pagati per divertire e scioccare la folla di ospiti eterosessuali nei "resort delle fate" di New York, gli uomini che partecipavano alle riunioni di Swann sperimentarono qualcosa di inedito. Swann offrì ai suoi soci l'opportunità di trasgredire le norme sociali del diciannovesimo secolo in un ambiente favorevole e principalmente non sessuale. Mentre amavano la musica, la danza, il cibo e le bevande, hanno avuto l'opportunità di approfondire i legami sociali senza aspettarsi il sesso, il bisogno di prostituirsi o la pressione di esibirsi davanti a un pubblico di estranei maliziosi».

abraham lincoln

 

Un concetto di libertà che suscita un non raro stigma ancora ai giorni nostri, e che per gli Stati Uniti della fine dell'800 era inconcepibile, nel senso proprio che non si poteva concepire. Al processo, il giudice che condannò Swann commentò di essere dispiaciuto del fatto che non fosse possibile comminare a Swann un pena più severa dei dieci mesi previsti per il reato di cui era accusato, perché il suo desiderio sarebbe stato quello di mandarlo «dove non avrebbe mai più visto la faccia di un uomo e di liberare la città da tutte le altre persone sconvenienti della stessa specie».

 

vagone di schiavi 1910

Furioso per questa condanna ingiusta, Swann fece richiesta di grazia al presidente Grover Cleveland, diventando il primo americano a intraprendere un'azione legale per difendere la comunità queer. La grazia fu rifiutata, come era ampiamente prevedibile. Da allora in poi le tracce di Swann si perdono e di lui restano solo frammenti. Sappiamo (o per lo meno così ipotizza Channing Joseph che sta lavorando a un libro dedicato alla storia di Swann la cui uscita è prevista nei prossimi mesi) che la salute di Swann fu danneggiata dal carcere e che dopo il 1900 lasciò Washington e tornò ad Hancock dove, forse, continuò ad organizzare i suoi sgargianti balli e a essere e sentirsi regina.

 

south carolina 1864

Ma sono per lo più ipotesi. La sua storia, in realtà, si perde e, anzi, è stata quasi cancellata dalla storia. Dimenticata. Ed essere dimenticata non è cosa che si confà a una regina.

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