DAGOREPORT - MA CHE È, LA SCALA O UNO YACHT CLUB? IL REQUISITO PRINCIPALE PER ENTRARE NEL CDA DELLA…
Guido Santevecchi per il Corriere della Sera
Ha tracciato «una linea rossa» a Hong Kong il presidente Xi Jinping, venuto da Pechino ufficialmente per celebrare «con solennità e gioia» i vent' anni della restituzione della città alla Cina. Ma in realtà per ammonire il movimento democratico a non fare «alcun tentativo di mettere in discussione la sovranità e la sicurezza cinese, a non sfidare in modo inammissibile il potere del governo centrale».
Con tono di voce piatto e uniforme, durante il discorso del ventennale, Xi Jinping ha usato parole durissime, mettendo in guardia contro «atti di sabotaggio e infiltrazione» della Cina che costerebbero cari allo sviluppo di Hong Kong. C' è una linea rossa nella tolleranza di Pechino, dunque. E l' ispezione del presidente alla guarnigione dell' esercito non è stata una scelta casuale: nessun contatto con la popolazione durante la visita, solo con i militari.
Ma ieri, il movimento democratico ha avuto ancora la forza e il coraggio di scendere in strada per una marcia a difesa delle garanzie di libertà previste nella formula «Un Paese Due Sistemi». Joshua Wong, il ventenne che nel 2014 guidò i 79 giorni di occupazione del centro di Hong Kong, sperava in 100 mila partecipanti. Sono stati parecchi di meno alla fine: 60 mila secondo gli organizzatori, 14.500 secondo la polizia.
Comunque una manifestazione incoraggiante, impensabile in qualsiasi altra città della Cina. Ed è questo il punto: Hong Kong non vuole essere «normalizzata». «Siamo già "Un Paese un sistema e mezzo", non vogliamo finire in uno Stato di polizia», ci ha detto Joshua Wong, che nei tre giorni di visita di Xi è stato arrestato due volte. Dal corteo è partito il coro: «Presidente Xi, do you hear the people sing?». Quel brano tratto dai Miserabili era stato popolare durante la protesta del 2014. Xi non l' ha sentito: era partito subito dopo aver tracciato la linea rossa.
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