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    CUCÙ, SETTIS! - IL FIERO DIFENSORE DEL PATRIMONIO ARTISTICO ITALIANO SBUGIARDATO DALLA PROCURA DI TORINO: HA FATTO ACQUISTARE UN FALSO, IL PAPIRO DI ARTEMIDORO, PER 2.750.000 DALLA CAMPAGNIA SAN PAOLO - UN RITRATTO AL VETRIOLO CON TUTTE LE CONTROVERSIE, DAL RAPPORTO TROPPO STRETTO COL GETTY MUSEUM ALL'ESPLOSIVA LITE FAMILIARE TRA I PRINCIPI TORLONIA SULLA PIÙ GRANDE COLLEZIONE PRIVATA DI ARTE CLASSICA IN ITALIA. PERCHÉ PUBBLICO E PRIVATO SI POSSONO INTRECCIARE SOLO SE FA COMODO A LUI…


     
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    salvatore settis (4) salvatore settis (4)

    Contro la cementificazione.  Contro la svendita del patrimonio culturale. Con il Fai contro gli interventi nei centri storici. Contro le mostre non scientifiche. Contro il Museo progettato da Italo Rota a Reggio Emilia.

     

    Primo in difesa della Costituzione. Primo a bacchettare dalle colonne di Repubblica chiunque sbagli. Severo presidente del Consiglio superiore dei Beni culturale. Già rettore della Normale di Pisa... Ma ora che la magistratura ha messo nero su bianco che il “Papiro di Artemidoro” - acquistato dalla Fondazione Compagna di San Paolo dopo la consulenza di Salvatore Settis - è un clamoroso falso, qualche conto su questo signore di Rosarno (Reggio Calabria) diventato lo Zagrebelsky dei nostri beni culturali, forse, bisogna ri-farlo.

     

    Laurea in Archeologia classica alla Normale di Pisa nel 1963 dove svolge l’intera sua carriera: assistente, docente, direttore (ovvero rettore), tutto fatto in casa. Dal 1994 al 1999 dirige il "Getty Center for the History of Art and the Humanities" di Los Angeles, ovvero il centro studi sull’antichità del museo con i più controversi acquisti di arte antica. Il 29 ottobre 2008 l’Università di Tor Vergata gli conferisce, alla presenza del Presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, una laurea honoris causa in Giurisprudenza.

     

    salvatore settis con ciampi e il papiro di artemidoro salvatore settis con ciampi e il papiro di artemidoro

    Poi diventa il paladino della battaglia contro la svendita del patrimonio culturale tramite articolesse e pamphlet: “Italia S.p.A. – L’assalto al patrimonio culturale" (2002), "Battaglie senza eroi. I beni culturali tra istituzioni e profitto" (2005) e, nel 2013 “Costituzione incompiuta. Arte, paesaggio, ambiente” scritto insieme a Paolo Maddalena, membro della Corte Costituzionale, Tomaso Montanari, suo figlioccio accademico e Alice Leone, figlia di Susanna Camusso.

     

     

    Vediamo alcune controversie.

     

    ARTEMIDORO

    luciano canfora salvatore settis luciano canfora salvatore settis

    Nel 2006 fu il filologo Luciano Canfora, sul “Corriere della Sera” e sulla sua rivista “Quaderni di Storia” a negare, per primo, l’autenticità del Papiro di Artemidoro, il rotolo comprato nel 2004 dalla Compagnia di San Paolo su consulenza di Settis e presentato come risalente al I secolo a C. Oggi, non solo la magistratura ha confermato quel giudizio per bocca della Procura di Torino, guidata ad Armando Spataro, ma la stessa Compagnia di San Paolo, che acquistò il papiro per 2.750.000 euro da Serop Simonian, mercante d’arte egiziano d’origine armena, ha preso atto in una nota che il procedimento “si è concluso con la dimostrazione della falsità del reperto”.

    il libro di salvatore settis sul papiro di artemidoro il libro di salvatore settis sul papiro di artemidoro

     

    Settis aveva anche organizzato una mostra a Palazzo Bricherasio per presentare il Papiro. Canfora lo attaccò sul “Corriere” accusandolo di promuovere un falso e la discussione s’inasprì. “Ricevetti risposte piccate da Settis e da altri studiosi, ma le successive indagini hanno confermato la fondatezza della mia posizione”, ricorda oggi Canfora. Settis esce da questa storia massacrato: ha fatto acquistare un falso.

     

    Nel 1999 aveva già cercato di far acquistare il Papiro al Getty Museum. Considerato che il suo allievo, Tomaso Montanari, ha costruito parte della sua popolarità asserendo che il crocefisso acquistato dallo Stato Italiano (ministro Bondi) è un falso, non proprio una prova di coerenza.

     

    GETTY

    Nel novembre del 2006 sullo Zagrebelsky dei nostri beni culturali era emerso un retroscena. Mentre il Ministero per i Beni culturali aveva in corso un processo, davanti al pm Pier Giorgio Ferri, contro Marion True, ex curatrice del  Getty Museum accusata di aver acquistato opere di provenienza illegale dall’Italia, negli Usa usciva un libro della stessa True con una introduzione del superconsulente scelto da Rutelli per la difesa dei nostri Beni culturali: Salvatore Settis.

    stefano feltri salvatore settis dario nardella stefano feltri salvatore settis dario nardella

     

    In compenso, il già direttore del Getty Research Institute for the History of Art aveva appena pubblicato un libro contro il nuovo Codice Urbani, “Italia S.p.A.”, in cui lanciava l’allarme contro la possibile dispersione del nostro patrimonio… ci crediamo: era il Getty a insidiare il nostro patrimonio! Il libro della True, intitolato “The Getty Villa”, era uscito qualche mese prima (circa ottobre 2005), quando la True fu costretta alle dimissioni anche a causa della discussa provenienza di opere da lei acquistate dall’Italia.

     

    MARION TRUE

    SETTIS NAPOLITANO SETTIS NAPOLITANO

    “La politica degli acquisti di Marion True all’inizio non si differenziò da quella del suo predecessore — spiegò  Settis  in una intervista —; ma d’altronde in quel momento nessun archeologo americano si faceva scrupoli ad acquistare da un tombarolo. Era considerato prevalente l’interesse del Museo. Un ex direttore del Metropolitan, Thomas Hoving, nelle sue memorie, ne parla tranquillamente. Quando Marion True ha comprato la Venere di Morgantina (1988) io ero là, invitato come Getty scholar, l’ho vista arrivare. Io non sono certo che provenga proprio da Morgantina, ma che venisse dall’Italia non c’era alcun dubbio. E la natura dell’acquisto era più che sospetta”. Settis, dunque, sapeva tutto: ma anziché dimettersi scriveva le prefazioni ai libri della True ed era consulente del Getty.

    papiro di artemidoro papiro di artemidoro

     

    IL CORVO

    Nel maggio del 2007, dopo che Settis uscì sconfitto dallo scrutinio del 3 maggio per la nomina a direttore (rettore) della Normale, l’atmosfera a Pisa si fece stranamente pesante. Incominciò a girare una lettera anonima di discredito sull’istituzione che non aveva rieletto Settis. La lettera attribuita ad Adriano Prosperi, che avversava Settis e che, però, non ne sapeva nulla.

     

    papiro di artemidoro 3 papiro di artemidoro 3

    Il docente della Normale, Gian Biagio Conte, dichiarò allora: “Settis è un docente tra i più brillanti, un primus inter pares che nei due mandati ha fatto benissimo. Forse ha commesso l’errore di trascurare il dibattito interno sulla vocazione della Normale, che si deve misurare ormai anche con altre scuole di eccellenza e non ha prestato ascolto ai critici, i famosi 23 che hanno manifestato il loro dissenso”.

     

    PRADA

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    Ma come? Il moralizzatore che polemizza con chiunque tocchi un qualsiasi quadro per fare una mostra, che si scaglia contro le collaborazione dei privati nei Beni culturali, pericolosi, approfittatori… il protettore del Patrimonio… diventa poi il curatore di una mostra per Prada, anzi della mostra voluta da Miuccia Prada per inaugurare il nuovo spazio in via Ripamonti a Milano. Lui alleato al top del fashion, dell’effimero, del glamour.

     

    Top secret il cachet. La mostra si intitolava “Serial Classic”, ed esplorava il rapporto “ambivalente” tra originali, copie e falsi nella scultura classica. Curerà anche una seconda esposizione per Prada, questa volta a Ca’ Corner della Regina a Venezia: “Portable Classic”, sulle copie dell’Ercole Farnese del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

     

    marmi torlonia marmi torlonia

    TORLONIA

    È da poco emerso, grazie alla causa in corso tra fratelli-eredi, che la famiglia Torlonia –che da mezzo secolo tiene chiusa Villa Albani sulla Salaria e in cantina la maggiore collezione privata di arte classica che c’è in Italia - avrebbe cercato segretamente di vendere parte della collezione in America. Collezione, ovviamente, posta sotto tutela con divieto di espatrio.

     

    villa albani torlonia 4 villa albani torlonia 4

    Solo che non se ne conosce esattamente la consistenza, a parte far riferimento al monumentale studio di Bol (BECK H.-BOL P.C., Forschungen zur Villa Albani. Antike Kunst und die Epoche der Aufklärung, Berlino, 1982, 5 volumi). E venderla a chi? Ma ovviamente al Getty Museum. Chi faceva da tramite? Non si sa....

     

    Ma come? Settis il paladino dei Beni culturali, consulente dei Torlonia per la mostra che si dovrebbe allestire nel 2019 nei Musei Capitolini, e che dunque ha avuto accesso agli inestimabili marmi, avrebbe permesso l'uscita dall'Italia di pezzi così importante? Tutto legale, anche legittimo… a patto che, poi, lo possano fare anche gli altri senza essere attaccati, a patto che non si assumano incarichi in conflitto, che si esca dall’ambiguità o dall’ipocrisia, che non si stendano articolesse su “Repubblica” contro qui e contro là e che non si pubblichino allarmanti pamphlet, ovviamente da Einaudi. 

    ALESSANDRO POMA MURIALDO GIUSEPPE DI PAOLA ALESSANDRO POMA MURIALDO GIUSEPPE DI PAOLA fanciulla torlonia ritrovata a vulci fanciulla torlonia ritrovata a vulci villa albani torlonia 6 villa albani torlonia 6 marmi della collezione torlonia marmi della collezione torlonia

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