1. L' IMBROGLIO DEL PAPIRO DI ARTEMIDORO
Estratto dall'articolo di Silvia Ronchey per ''la Repubblica''
https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2018/12/10/news/papiro_artemidoro_falso-213940385/
papiro di artemidoro 1
La procura di Torino dà ragione a Luciano Canfora sul manufatto acquistato per quasi tre milioni di euro: è del XIX secolo. Il reato è prescritto, ma resta il riscatto degli studiosi e dei funzionari coraggiosi che denunciarono Il vero contro il falso. La più che decennale battaglia di Luciano Canfora per dimostrare la falsità del cosiddetto papiro di Artemidoro era diventata, per chi ne conosceva i termini evidenti e i meno palesi retroscena, un gigantesco simbolo.
Tale ormai resterà nella storia degli studi, e non solo: in quella della cultura, e anche, forse, della politica; ammesso che tra le due cose, impegno politico e impegno culturale, si possa fare distinzione. Quella per la verità è una lotta solitaria, disinteressata e proprio per questo ostacolata da una così folta e intricata selva di interessi da renderla una rocambolesca odissea.
salvatore settis con ciampi e il papiro di artemidoro
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Che quel goffo manufatto fosse falso in cuor loro lo sapevano ormai quasi tutti nel mondo degli studi e probabilmente anche in quello della finanza.
Venduto alla Compagnia di San Paolo (che ha fatto sapere che non intraprenderà nessuna azione legale per tutelarsi), con la malleveria scientifica di studiosi stimati come Salvatore Settis e come il papirologo Claudio Gallazzi, dall' ambiguo mercante d' arte Serop Simonian nel 2004 («dopo molti rifiuti tra cui quello del Getty», ricorda Canfora) per 2 milioni e 750 mila euro, era stato subito rifiutato dall' allora direttrice del Museo Egizio di Torino, Eleni Vassilika: «Nonostante le pressioni fortissime», commenta Canfora, «e non è un mistero che la sua estromissione dall' Egizio sia stata la poco elegante risposta a tanta serietà e coraggio». Molti altri tentativi di testimonianza scientifica onesta sarebbero costati a studiosi, giovani e meno, scienziati, funzionari e pubblici ufficiali di vari rami intimidazioni, sanzioni e arretramenti di carriera.
salvatore settis
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Il capitale, si sa, può molto.
Eppure, in questo caso, ha perso. Hanno perso i falsari, ha vinto la giustizia, garantita, anche in una fattispecie così peculiare, da un altrettanto ostinato, onesto e solitario cercatore di verità: il procuratore capo Armando Spataro, che il giorno prima di andare in pensione ha deciso di illuminare a giorno e sottoporre al giudizio pubblico l' oscuro dossier su cui da quando è arrivato a Torino ha minuziosamente indagato. La parola finale è truffa. Certo, la frode del mercante non è più perseguibile. Neanche la hybris degli intellettuali coinvolti è certo perseguibile - se non dal legittimo risentimento dei banchieri beffati - ma è e resterà, nella nostra memoria, imprescrittibile.
LUCIANO CANFORA
2. «FALSO IL PAPIRO DI ARTEMIDORO» - LA CONFERMA DELLA MAGISTRATURA
Antonio Carioti per il ''Corriere della Sera''
Nel 2006 fu il filologo Luciano Canfora, sul «Corriere della Sera» e sulla sua rivista «Quaderni di Storia», a negare per primo l' autenticità del «papiro di Artemidoro», il rotolo comprato nel 2004 dalla Compagnia di San Paolo e presentato come risalente al I secolo avanti Cristo. Oggi non solo la magistratura, messa in moto da Canfora dopo ulteriori ricerche, conferma pienamente quel giudizio per bocca della Procura di Torino, guidata ad Armando Spataro, ma la stessa Compagnia di San Paolo, che a suo tempo acquistò il papiro per 2.750.000 euro da Serop Simonian, mercante d' arte egiziano d' origine armena e residente in Germania, prende atto in una nota che il relativo procedimento «si è concluso con la dimostrazione della falsità del reperto».
LUCIANO CANFORA
Nessuno tuttavia verrà processato per la vicenda: il fascicolo è stato infatti archiviato dal gip, su richiesta della magistratura inquirente, in quanto il reato di truffa aggravata si è estinto per avvenuta prescrizione.
luciano canfora sul papiro di artemidoro
L' esistenza del reperto venne segnalata per la prima volta nel 1998, sulla rivista «Archiv für Papyrusforschung», dagli studiosi Claudio Gallazzi e Bärbel Kramer, i quali poi, insieme a Salvatore Settis, ne attestarono l' autenticità, datandolo intorno al I secolo a.C. e attribuendo il testo all' antico geografo Artemidoro di Efeso.
Di conseguenza la Compagnia di San Paolo acquistò il reperto, lungo due metri e mezzo e largo 32,5 centimetri, ovvero i circa cinquanta frammenti messi in vendita da Simonian, che su un lato contengono un testo in greco antico e disegni di mani, piedi e volti, mentre sull' altro sono raffigurati degli animali.
Nel 2006 il rotolo fu esposto a Torino in una mostra, a cura di Gallazzi e Settis, organizzata a Palazzo Bricherasio. E subito dopo si accese la polemica. «Rilevai alcune vistose anomalie linguistiche, per cui il papiro risultava scritto in un greco impossibile, e avanzai delle perplessità anche sulle figure, che mi ricordavano i dipinti del pittore spagnolo Francisco Goya», dichiara Canfora al «Corriere».
il libro di salvatore settis sul papiro di artemidoro
La discussione s' inasprì, ricorda il filologo: «Ricevetti risposte piccate da Settis e da altri studiosi, ma le successive indagini hanno confermato la fondatezza della mia posizione, specie per quanto riguarda l' inchiostro usato, diverso da quello disponibile nel I secolo a.C., e l' inattendibilità della foto che avrebbe ritratto il cosiddetto Konvolut (l' ammasso papiraceo da cui si diceva provenisse il rotolo), sicuramente successiva alla data indicata per lo smontaggio dello stesso Konvolut . Questo senza contare le osservazioni dello storico dell' arte Maurizio Calvesi, che ha negato l' origine antica dei disegni presenti sul reperto e ha messo in luce la strana somiglianza fra il testo e un' opera del geografo tedesco Karl Ritter, vissuto nell' Ottocento».
Sempre nuovi elementi si sono dunque aggiunti nel corso degli anni a sostegno della tesi della contraffazione. Ma già dall' inizio Canfora aveva indicato il nome del probabile falsario, il greco Costantino Simonidis, vissuto nel XIX secolo e famoso per i suoi raggiri.
papiro di artemidoro 3
«Nel 2013 - aggiunge Canfora - sottoposi i risultati delle mie ricerche a Gian Carlo Caselli, allora procuratore capo di Torino e ora l' inchiesta giudiziaria certifica che si tratta di una contraffazione ottocentesca». Lo scrive a chiare lettere in un lungo comunicato Spataro, successore di Caselli: «La certezza del falso è abbondantemente provata, quanto meno sulla base di elementi indiziari gravi, precisi e concordanti».
papiro di artemidoro 2
Il procuratore ricorda per esempio la testimonianza di Eleni Vassilika, ex direttrice del Museo Egizio di Torino, che rifiutò di esporre il papiro di Artemidoro nonostante fosse stato acquistato proprio per destinarlo a quella autorevole istituzione. E sottolinea come vadano nella direzione indicata da Canfora le ulteriori analisi affidate dalla Compagnia di San Paolo all' Istituto centrale per la conservazione e il restauro del patrimonio archivistico e librario (Ipcral). Anche se quell' esame non è ancora terminato, «le evidenze preliminari sembrano supportare la tesi del falso più di quella dell' autenticità», soprattutto per quanto riguarda la composizione degli inchiostri, assai differenti da quelli adoperati per i papiri egiziani nell' epoca alla quale si asseriva risalisse il reperto.
papiro di artemidoro
La Procura, precisa Spataro, ha ritenuto inutile «disporre una consulenza tecnica», anche perché la prescrizione del reato ipotizzato a carico di Simonian renderebbe ingiustificati i relativi costi. Tuttavia una copia della richiesta di archiviazione è stata trasmessa alla Compagnia di San Paolo «per ogni eventuale azione a propria tutela». Quest' ultima però annuncia nella sua nota che non intraprenderà iniziative giudiziarie a questo scopo.
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