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Tornano a grande richiesta le guardie del corpo di Kim Jong-un: dopo essere atterrato a Singapore per il summit con il presidente Usa Trump, che si svolgerà domani 12 giugno, gli atletici bodyguard sono tornati a seguire il leader nordcoreano correndo vicino alla sua auto.
Vestiti in giacca e cravatta sono stati avvistati mentre seguivano la macchina con i vetri oscurati che lasciava l'aeroporto Changi (insieme ad altri 20 veicoli di scorta, compresa un’ambulanza) fino al St. Regis Hotel dove il dittatore alloggia.
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Gli agenti erano diventati un fenomeno del web lo scorso 27 aprile, durante l'incontro tra Kim e Moon Jae-in, il presidente della Corea del Sud.
Per diventare uno degli uomini addetti alla protezione del maresciallo bisogna passare le selezioni dell’esercito nordcoreano. Tra i requisiti richiesti: non essere più alti di Kim Jong-un ed eccellere nelle arti marziali.
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Il fatto che Kim Jong Un sia arrivato ieri a Singapore, dove parteciperà domani allo storico summit con il presidente Usa Donald Trump, su un 747 dell’Air China e non sull’aereo presidenziale nordcoreano e che questa circostanza sia stata resa pubblica anche in Corea del Nord non è secondario. L’insolito volo ha avuto quelle caratteristiche sia per motivi pratici che politici.
Ha colpito che il leader sia sceso da un velivolo con la bandiera cinese della compagnia della Repubblica popolare. E altrettanto che la KCNA, agenzia di stampa ufficiale, abbia scritto che Pyongyang ha affittato un aereo cinese. Il Rodong sinmun, giornale ufficiale del Partito dei lavoratori coreani, ha pubblicato 16 foto a colori del viaggio di Kim, compresa quella in cui scende dal velivolo con la bandiera rossa della Cina.
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La scelta di rendere nota questa circostanza ai nordcoreani – spiega oggi l’agenzia di stampa del Sud Yonhap – è insolita alla luce del fatto che l’ideologia ufficiale del paese, partorita dal fondatore Kim Il Sung, è tuttora la “Chuch’e” (autonomia, autarchia). Il prodotto nazionale, la tecnologia nazionale sono altamente stimate nella propaganda nordcoreana.
Tuttavia, nello stesso tempo, c’erano una serie di motivi pratici per i quali Kim potrebbe aver fatto questa scelta. Prima di tutto il suo aereo presidenziale – un vecchio Ilyushin-62M di costruzione sovietica, soprannominato l’Air Force Un – non dava garanzie di sicurezza e affidabilità. Kim l’ha testato andando in Cina, a Dalian, per incontrare a maggio il presidente cinese Xi Jinping. Tuttavia una cosa è un volo di 1.400 km, altra cosa è un volo di quasi 5mila km.
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Il secondo punto è quello della sicurezza. La Corea del Nord non ha la possibilità di volare con un doppio aereo presidenziale (due 747), come fa di solito il presidente Usa, in modo da ingannare eventuali attacchi. Così anche l’Ilyushin ha volato, ma con a bordo altri funzionari nordcoreani, tra i quali a quanto pare la sorella del leader Kim Yo Jong.
Volare su aereo cinese, poi, ha consentito di tracciare una rotta tutta interna allo spazio aereo di Pechino, avendo probabilmente anche la scorta di aerei da guerra della Repubblica popolare.
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Poi c’è il fatto politico. Arrivare con due aerei, uno dei quali appunto un 747, dà una simmetria a Kim e Trump e il leader nordcoreano è particolarmente attento al fatto di essere trattato dal presidente Usa da pari a pari.
L’altra questione è la copertura politica della Cina al vertice. Pechino, in tutto il percorso di avvicinamento a questo summit, è stata preoccupata che si potesse risolvere in una trattativa esclusiva Kim-Trump e quindi di restare ai margini.
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Ma il leader nordcoreano, che negli anni scorsi non ha avuto relazioni buone con Xi, è stato molto attento a coinvolgere la Cina, andando anche a incontrare due volte il leader cinese, dopo averlo ignorato fino a quest’anno.
D’altronde, come sottolinea la giapponese Nikkei Asian Review, se Kim avesse deciso di fare in proprio per il viaggio, avrebbe dovuto evitare lo spazio aereo cinese, chiedendo che gli aerei militari Usa non volassero onde garantire la scorta nordcoreana.
kim jong un arriva in macchina con le guardie del corpo di corsa
E, comunque, avrebbe dovuto sorvolare il Mar cinese meridionale, che la Cina considera proprio territorio sovrano ma che è conteso da diversi paesi e quindi area di particolare tensione. Inoltre, stare su un aereo cinese potrebbe preludere, durante il viaggio di ritorno, a una tappa in Cina per parlare con Xi degli esiti del summit.
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