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    D’ALEMA PUGNALA INGROIA - “SO COSA SIGNIFICA RIUSCIRE AD OTTENERE DALL’ONU L’INCARICO IN GUATEMALA E SO COSA VUOL DIRE PER LA CREDIBILITA’ DEL PAESE CHE L’INCARICATO STIA LÌ SOLO UNA SETTIMANA, E PER GIUNTA IN COLLEGAMENTO DA SANTORO, E POI SE NE VADA. QUINDI DA LUI NON ACCETTO LEZIONI DI MORALISMO” - “ESODATO DELLA POLITICA”? MADDECHE’, IL MAGO DALEMIX SI CANDIDA PER UN MINISTERO…


     
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    Giuseppe Salvaggiulo per "la Stampa"

    Per quanto si schermisca definendosi «un esodato della politica», Massimo D'Alema non solo è in campo, ma in prima linea attaccando Antonio Ingroia e la sua lista «Rivoluzione civile», «quintessenza della peggiore cultura dell'estremismo» impregnata di «moralismo che è cosa diversa della moralità» e a caccia di voti solo «con il nobile compito di impedire al centrosinistra di avere la maggioranza al Senato per costringerci all'alleanza con Monti e poi gridare che siamo traditori».

    Massimo DalemaMassimo Dalema

    Presentando il suo nuovo libro «Controcorrente» con il direttore della «Stampa» Mario Calabresi alla Galleria d'arte moderna di Torino, D'Alema critica Ingroia da diversi punti di vista. Politicamente, identifica nella sua coalizione una riedizione della componente radicale dell'Unione del 2006: «E' un raggruppamento di partiti e spesso quelli molto piccoli hanno i difetti peggiori. Questa è una comitiva notissima - Diliberto, Ferrero, Pecoraro Scanio... - che non ha dato gran prova di sé nel governo del Paese ma ha creato una certa quantità di danni alla sinistra. Ero ministro quando manifestavano contro il governo di cui facevano parte, ora sono impegnati a creare difficoltà al Pd. Spero non siano danni eccessivi».

    Massimo DalemaMassimo Dalema

    Culturalmente, attribuisce a quelli di «Rivoluzione Civile», che «io conosco da bambino, lo spirito dell'estremismo basato sul "tanto peggio tanto meglio"», per giunta «con un tono moralistico che si pone all'opposto della moralità nella scala dei valori», e alimenta «una concezione manichea della magistratura».

    Personalmente, rimprovera a Ingroia prima di aver «condotto l'inchiesta Stato-mafia, non a caso conclusa con una candidatura elettorale, usando il suo ruolo per processare la storia del nostro Paese». Poi di aver abbandonato il suo ufficio internazionale: «Da ministro degli Esteri, so cosa ha significato riuscire a ottenere dall'Onu l'incarico in Guatemala per un italiano. E so cosa vuol dire per la credibilità del Paese che l'incaricato stia lì solo una settimana, per giunta in collegamento con Santoro, e poi se ne vada. Quindi da Ingroia lezioni di moralismo non ne accetto».

    ANTONIO INGROIA CON IL SIMBOLO DELLA SUA LISTAANTONIO INGROIA CON IL SIMBOLO DELLA SUA LISTA

    Il ruolo dell'ex procuratore aggiunto di Palermo, con le inquietudini elettorali per il centrosinistra, è uno dei capitoli della crociata di D'Alema «contro la contraffazione e la corruzione ideologica della nozione di società civile, penetrata anche nella sinistra», tanto da attribuire impropriamente alla magistratura un ruolo di «guida morale del Paese» contro i partiti.

    ingroiaingroia

    «Raffigurazione sbagliata: magistrati e politici provengono dalla stessa borghesia, dalle stesse università, dalle stesse famiglie. Com'è possibile che i primi siano i depositari della virtù e i secondi la sentina dei vizi?».

    Mario CalabresiMario Calabresi

    E dunque, vinte le elezioni, si potrà «serenamente confrontarsi sulla magistratura» - cosa finora impedita da Berlusconi - eliminando la «confusione tra indipendenza e difese corporative» che consente «a ogni sostituto procuratore di fare quello che vuole: questo è anarchismo distruttivo, altro che indipendenza. Bisognerà mettere mano a una riforma» puntando sulla «responsabilità dei capi degli uffici, perché se ogni pm fa come vuole non serve avere i capi, e sulla competenza territoriale, dato che oggi ogni Procura può aprire indagini sul resto d'Italia».

    Oliviero DiLibertoOliviero DiLiberto

    Tracce di programma di un governo («la prima cosa è un decreto sul lavoro per i giovani») di cui «non mi dispiacerebbe» far parte, «se qualcuno mi verrà a cercare perché ritiene che possa essere utile», perché «sarà una sfida drammatica a cui chiunque abbia passione politica vorrebbe contribuire».

     

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