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Federico Strumolo per Libero Quotidiano
André Silva (22 anni) al Milan, Patrik Schick (24) alla Roma e Gabriel Barbosa Almeida - più conosciuto come Gabigol - (21 anni) all' Inter: poca esperienza, tante attese, mille difficoltà. Sono solo alcuni esempi di quei "fenomeni" pagati una fortuna dai rispettivi club, ma che poi si sono poi rivelati degli autentici flop sul campo, calciatori arrivati per prendere le redini delle squadre, accolti dai tifosi come salvatori della patria che poi però in campo non si sono visti. Perchè, forse, prima di essere considerati dei campioni bisognerebbe dimostrare qualcosa di più in campo.
È successo al portoghese del Milan, pagato 38 milioni al Porto dopo una sola vera stagione in prima squadra (in cui ha segnato, sì, ma solo 16 gol), ed arrivato al Diavolo, con la raccomandazione di Cristiano Ronaldo («Il Portogallo è in buone mani perché c' è André Silva» e, guarda un po', l' agente di Silva è lo stesso di CR7...), per rompere la maledizione della maglia numero nove rossonera, che non trova un padrone dall' addio di Pippo Inzaghi. Ma ora, dopo oltre quattro mesi di campionato, André Silva si ritrova all' ultimo posto delle gerarchie di Gattuso per il ruolo di punta, dietro al croato Kalinic ed addirittura a Cutrone, un ragazzino della Primavera.
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Destino simile per Schick, l' acquisto più costoso della storia della Roma, e poco importa che giocasse in serie A da solamente un anno e non fosse neanche un titolarissimo della Sampdoria (con Giampaolo infatti partiva molto spesso dalla panchina). Già. Eppure si diceva: Schick è un fenomeno, Schick risolverà i problemi dei giallorossi. Risultato: Schick è stato pagato 40 milioni dalla Roma, ma non gioca perchè Di Francesco non ha idea di come inserirlo nel suo progetto tattico. Il motivo? Forse perchè il tecnico abruzzese predilige il 4-3-3 ed il ceco (che non gradisce fare l' esterno) come prima punta non può giocare perché in quel ruolo c' è un certo Dzeko, che nella passata stagione ha segnato 39 gol. Non pochi.
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Chi invece lo stesso percorso l' ha vissuto nello scorso campionato è il nerazzurro Gabigol, arrivato a Milano per trenta milioni di euro dopo quattro stagioni fortunate in Brasile e presentato con tanto di video con chiari riferimenti a Ronaldo, il più grande calciatore della storia dell' Inter, e forse dell' intera serie A, che se andate su YouTube ancora lo trovate. Ma poi il nulla: l' attaccante è finito in panchina, prima del prestito in Portogallo al Benfica, dove tra l' altro non lo vogliono neanche più.
Questa è la piega che ha preso il mercato negli ultimi anni, dove i giocatori azzeccano un po' di partite buone di fila (magari aiutati da un' organizzazione di gioco perfetta) e vengono pagati una marea di soldi, come nel caso di Franck Yannick Kessié (21 anni) - finito dall' Atalanta al Milan quest' estate per 28 milioni dopo una sola stagione di A (6 gol in 30 partite) - o Roberto Gagliardini (23), per cui il passaggio da Bergamo all' Inter di milioni ne è costato 26 e di presenze nel massimo campionato italiano ne aveva collezionate solo quattordici (senza segnare), o addirittura il baby Alessandro Bastoni (classe 1999: gli intenditori lo considerano addirittura più bravo di Caldara), anche lui passato dall' Atalanta all' Inter per 10 milioni. Ma molto sulla fiducia, visto che ha giocato appena 153 minuti in serie A.
GAGLIARDINI
Una direzione che, soprattutto per chi arriva dall' estero, sembra premiare più gli aspetti extracampo che quelli tecnici, perché molti di questi giocatori fuori dal rettangolo verde vanno fortissimo.
Ed è proprio questo il problema: questi ragazzi possono anche passare la stagione in panchina, ma sui social sono amati, visti come idoli dai ragazzini e sex symbol dalle ragazzine e guadagnano tantissimo. E forse pensano che questo - più che le presenze e i gol - basti per essere un campione.
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