Cristiana Mangani,Michela Allegri per “il Messaggero”
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Favorire in ogni modo le elezioni, anche ipotizzando un rimpasto di governo che accolga entrambe le coalizioni, quella del presidente del Governo di unità nazionale di Tripoli, Abdulhamid Dabaiba, e quella del primo ministro designato dal Parlamento di Tobruk, Fathi Bashagha. L'Italia spinge verso una soluzione in Libia. E torna a mettere in campo ogni mediazione diplomatica per tentare di stabilizzare il Paese, senza, però, inimicarsi alcune delle due fazioni. Anche perché, scopo prioritario di Palazzo Chigi è accelerare l'esplorazione di giacimenti energetici ancora sconosciuti nel Paese africano.
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Il piano non è di facile soluzione, soprattutto perché l'obiettivo è trovare un compromesso per riuscire a portare un governo eletto dal popolo liberamente. La consapevolezza del governo italiano è che in Libia, dove da aprile le esportazioni di petrolio sono scese al livello più basso da ottobre 2020, a causa delle chiusure attuate dai manifestanti in alcuni stabilimenti nella Mezzaluna petrolifera, ci sono falde ancora sconosciute. Non solo di greggio, ma anche di gas.
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Un tesoro praticamente inutilizzato a causa degli scontri e che ora, con la crisi Ucraina e il gelo nei rapporti con Mosca, diventa fondamentale. Per questo motivo Palazzo Chigi vuole tornare a essere in prima linea nelle operazioni diplomatiche che puntano alla stabilizzazione del Paese. Anche se la cautela è d'obbligo. Mantenere il ruolo di mediatore equidistante delle due fazioni in campo, vorrebbe dire anche poter conferire all'Eni un mandato esplorativo per ricercare - e utilizzare - le nuove risorse, evitando di inimicarsi in partenza uno dei due schieramenti.
FATHI BASHAGHA
LE FAZIONI
Per questa ragione, proprio durante la recente visita alla Casa Bianca, il premier Mario Draghi ha chiesto al presidente Joe Biden di entrare a pieno titolo nel dossier. Gli Usa non hanno mai avuto particolare interesse al paese nord africano, se non per tentare di limitare le ambizioni della Russia su quel territorio.
Ma la diminuzione della produzione di petrolio, da 1 milione e 200 mila barili al giorno (aveva superato anche 1,7 milioni al giorno prima della guerra civile scattata nel 2011) a un minimo che oscilla tra 800 e 650mila barili al giorno, ha voluto dire anche falsare i costi del greggio. La Libia è membro dell'Opec e un blocco nella produzione incide sui costi: un argomento questo che interessa parecchio all'America.
Mario Draghi e Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh
Bisognerà però fare i conti anche con lo scenario politico attuale: a Tripoli continua a regnare, sebbene sempre più isolato e con grande debolezza, Dabaiba, il presidente nominato dall'Onu. Mentre a Tobruk, con alle spalle il sostegno del generale Khalifa Haftar e dell'Egitto, c'è il presidente misuratino Fathi Bashagha. Da settimane è in corso un braccio di ferro costante: il Governo del premier ad interim Dabaiba, dimesso alla scadenza del 2021, è stato sfiduciato dal Parlamento. L'esecutivo del premier uscente controlla la capitale e diverse zone della Tripolitania, la regione più popolosa del Paese. Mentre Haftar e soci comandano sui pozzi petroliferi situati in Cirenaica e nel Fezzan. E sono proprio i manifestanti anti-Dabaiba del Comitato del blocco petrolifero a bloccare la produzione, facendo impennare i prezzi nel resto del mondo.
FATHI BASHAGHA
L'INCONTRO
Nonostante le difficoltà da superare, la diplomazia sta continuando a lavorare. A Montreux, in Svizzera, si sta svolgendo un nuovo giro di consultazioni sul processo politico in Libia. L'incontro è stato organizzato dal Centro per il dialogo umanitario, Hd, un think tank con sede a Ginevra. Si tratta della stessa organizzazione che aveva gestito la nomina di Dabaiba. Come scrive Agenzia Nova, si tratta del primo incontro importante dopo il rinvio delle elezioni. Anche perché dovrebbe vedere intorno allo stesso tavolo i leader delle principali milizie e delle formazioni armate della Libia occidentale e orientale.
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Sarebbero stati invitati, inoltre, i rappresentanti del Consiglio presidenziale, della Camera dei rappresentanti, dell'Alto Consiglio di Stato, ma non dei due esecutivi in scontro per il potere.
IL CAIRO
E c'è un altro appuntamento sul quale si punta molto, sebbene anche in questo caso la mediazione sia in salita, ed è quello previsto il 15 maggio al Cairo. Verranno trattate questioni controverse, legate a doppio filo alle elezioni e ad alcuni articoli della Costituzione. Si dovrà decidere se approvare la bozza redatta nel 2017 dall'Assemblea costituente, o se stilare una nuova dichiarazione costituzionale di carattere provvisorio. La prima opzione richiede un passaggio successivo: un referendum popolare che raggiunga il quorum di 50+1 dei voti di ciascuna delle regioni.
eni in libia
GLI USA
La Libia custodisce le più vaste riserve petrolifere del continente africano - circa il 40% -, mentre l'estrazione di gas naturale costituisce la seconda più grande ricchezza del Paese, ancora sottostimata a causa della carenza di infrastrutture. Non è un caso, quindi, che il dossier sia stato centrale durante la visita del premier Draghi a Washington: il Paese può essere un enorme fornitore energetico, non solo per l'Italia ma per tutta Europa. E a Biden non dispiace aiutare gli europei a sganciarsi dalla dipendenza energetica russa, oltre che a risolvere la crisi petrolifera che ha provocato un'impennata dei prezzi della benzina negli Usa.
petrolio libia 1 produzione petrolio in libia petrolio libia 2 gli affari di eni e total in libia