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    LAVORARE PER VIVERE O VIVERE PER LAVORARE? – DOPO LA PANDEMIA MOLTE PERSONE SI SONO ACCORTE QUANTO DEL LORO TEMPO VENGA “RUBATO” DAL LAVORO E CHI PUÒ (PERCHÉ HA MESSO DA PARTE ABBASTANZA RISPARMI) SI DIMETTE – CHI INVECE DEVE RIMANERE INCHIODATO ALLA SCRIVANIA PER PAGARE LE BOLLETTE CHIEDE PIÙ LIBERTÀ NEGLI ORARI E NELLA MODALITÀ DI LAVORO: NESSUNO HA PIÙ VOGLIA DI ANDARE IN UFFICIO E TUTTI SOGNANO UNO "SMART WORKING" PERENNE...


     
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    Estratto dell’articolo di Francesco Rigatelli per “la Stampa”

     

    stakanovisti stakanovisti

    Jacinda Ardern, Nicola Sturgeon, Susan Wojciki: le scelte di tre donne di potere rilanciano il dibattito su carriera e vita privata. Per molte femministe la loro rinuncia al posto di comando è una lancia spezzata per chi ancora pensa che le donne non ce la possano fare, mentre invece è più probabile che loro rianimino con ancora più coraggio un tema noto.

     

    La pandemia ha certamente accelerato il processo di relativizzazione del lavoro, che inizia per esempio col bisogno di lavorare tutti, ma di meno, col dibattito sull'orario lavorativo e con quello sulla produttività.

     

    meme dormire in ufficio simpson meme dormire in ufficio simpson

    In Nord Europa si stacca prima dall'ufficio, ma ci si concentra di più. Mentre i Paesi Mediterranei sono famosi per le lunghe giornate alla scrivania senza grande efficienza. Da cui la trovata dello smart working, un lavoro agile a obiettivi più che a orari, preesistente la pandemia e rilanciato dal virus. […]

     

    I lockdown hanno reso evidente quello che forse si sospettava, ovvero che non viviamo a sufficienza le nostre case, i nostri affetti e le nostre passioni. Per qualche coppia saltata ce ne sono tante che vogliono vedersi di più. Ed ecco che se lo smart working non basta, si può lasciare il lavoro.

     

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    […] Il problema è che non tutti possono permettersi di lasciare il lavoro o di intraprendere una libera professione. Il tema dello smart working per tutti o di lavori a obiettivi con meno vincoli diventa così una questione di giustizia sociale che ha molto a che fare con la nuova frontiera dei diritti.

     

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    Già adesso i direttori del personale registrano una richiesta di flessibilità: «Si nota - osserva Maria Vittoria Faravelli delle Risorse umane di Amazon su Econopoly - che sempre più candidati chiedono se l'azienda consente flessibilità nell'orario e nel luogo di lavoro. La domanda che le organizzazioni di tutto il mondo si pongono non è più "È possibile includere lo smart working?", ma piuttosto "È possibile pensare di non farlo?"».

     

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    Se si vuole evitare che molti giovani abbandonino certi lavori serve «una nuova modalità di organizzazione, fondata sulla responsabilizzazione delle persone e dei gruppi. E questa deve fare leva soprattutto sul coinvolgimento e sulla collaborazione piuttosto che sul concetto di autorità o di gerarchia tradizionalmente intesi».

     

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