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    LA “CARTA” NASCOSTA DI VIVENDI – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI LUCIANO CARTA, CHIAMATO DAI FRANCESI COME CONSIGLIERE D’AMMINISTRAZIONE DI TIM, AL POSTO DI ARNAUD DE PUYFONTAINE? IL TRAMITE SAREBBE STATO ANDREA PEZZI, GRANDE AMICO DELL’AD DI VIVENDI E IN OTTIMI RAPPORTI CON L’EX PRESIDENTE DI LEONARDO – LA STRATEGIA DI BOLLORÈ PER SPARIGLIARE: APRIRE UN CANALE POLITICO ISTITUZIONALE CON IL GOVERNO, PER LA PARTITA DELLA RETE MA NON SOLO…


     
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    Estratto dell'articolo di Claudio Antonelli e Tobia De Stefano per “La Verità”

     

    DARIO SCANNAPIECO DARIO SCANNAPIECO

    Martedì sera intervistato da Bloomberg in quel di New York, il numero uno di Cdp, Dario Scannapieco, è intervenuto sulla impasse della rete Tim. «Non ritiriamo l’offerta», ha detto, ma continueremo a trovare soluzioni con Macquarie per rispondere alle ulteriori richieste di Tim».

     

    Il messaggio per certi versi non poteva essere diverso. Due settimane fa il Mef aveva diramato una velina per far comprendere a tutte le parti in causa, oltre a Cdp, il fondo australiano, anche Kkr e l’azionista di maggioranza Vivendi, che la soluzione migliore per il governo è quella condivisa. Il fatto che Scannapieco abbia deciso di parlare negli Usa forse non è casuale. Un microfono più vicino ai vertici di Kkr. Vedremo a breve quale sarà la risposta.

     

    luciano carta foto di bacco luciano carta foto di bacco

    Nel frattempo a sparigliare ci hanno pensato i francesi. Nella giornata di martedì hanno inviato alla società di tlc una lettera con richiesta di optare nel cda al posto di Arnaud de Puyfontaine l’ex numero uno dell’Aise e presidente di Leonardo, Luciano Carta. La mossa non è da poco. E chiaramente è mirata ad avviare un dialogo diretto con le istituzioni italiane.

     

    In passato a gestire i rapporti di Vivendi in Italia era Andrea Pezzi. Emerse una serie di problematiche (rappresentate dal nostro quotidiano e anche da Report), il testimone è transitato a Daniele Ruvinetti, un passato in Telecom e un presente in MedOr, l’associazione di Marco Minniti con i fondi di Leonardo. Con l’ingresso in campo di Carta si inaugura un nuovo percorso con l’obiettivo di aprire un valico tra le Alpi.

     

    ANDREA PEZZI ANDREA PEZZI

    Fino ad oggi infatti erano mancati rapporti tra governo e governo. […] Eppure era chiaro che servisse un canale politico e al tempo stesso istituzionale. Per di più Carta conosce bene le dinamiche dell’ingresso di Vivendi in Italia, avendole osservate dalla tolda dell’Aise. Insomma, una figura chiave che avrà molto da correre. A breve c’è infatti da sbrogliare non una ma ben tre matasse.

     

    Una riguarda la rete Tim, la seconda il ruolo dell’amministratore delegato, Pietro Labriola, su cui i francesi vorrebbero scaricare un po’ tutte le colpe, dopo averlo scelto all’indomani dell’uscita di Luigi Gubitosi e la terza riguarda la rete di Open fiber, un vero ginepraio di numeri.

     

    BOLLORE' DE PUYFONTAINE BOLLORE' DE PUYFONTAINE

    C’è la ricerca, insomma attraverso il coinvolgimento dei governi, di una strada diversa. Anche perché il progetto originario di Cassa depositi e prestiti di arrivare alla rete unica basandosi sul perno di Open fiber possedeva e possiede un grande limite, che è quello della stessa società voluta da Matteo Renzi. Il conglomerato nato per cablare il Paese non naviga in buone acque e la situazione sia finanziaria che industriale è sempre più pesante.

     

    PIETRO LABRIOLA TIM PIETRO LABRIOLA TIM

    Non è un mistero per nessuno che la società guidata da Mario Rossetti dovesse completare il cablaggio delle cosiddette aree bianche (a bassa densità abitativa) entro il mese di giugno. Si parlava di coprire più di sei milioni di abitazioni e siamo bene al di sotto della metà. A onor del vero non per colpa di Rossetti, ma per via dell’eredità che si è ritrovato a gestire. La speranza è quella di riuscire nell’operazione entro un anno, ma non sarà affatto semplice. Perché finanziariamente parlando le cose vanno pure peggio.

     

    mario rossetti mario rossetti

    Il bilancio 2022 ha chiuso con un indebitamento in crescita da 3,3 a 4,6 miliardi e un Ebitda (margine operativo lordo) di 179 milioni. Con questi numeri e le banche, tra le quali ci sono pure le francesi Bnp Paribas, Société Générale e Crédit Agricole, che hanno terminato la pazienza non stupisce affatto sentir parlare della richiesta ai soci di un nuovo aumento di capitale (400 milioni) e che si continui a bussare alle porte del Tesoro per chiedere compensazioni (altri 300 milioni?) per il cablaggio delle aree grigie (quelle a fallimento di mercato). […]

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