Fabrizio Boschi per il Giornale
ENRICO LETTA MATTEO SALVINI
È la frase che non ti aspetti quella che ti lascia attonito. A dirla è mister «Enrico stai sereno» in un momento di evidente serenità. Ma un momento: questa volta Renzi non c' entra nulla. Il segretario del Pd, Enrico Letta, tende la mano a quello che dovrebbe essere il suo avversario politico numero uno, Matteo Salvini, usando parole a dir poco lusinghiere. «In Salvini ho trovato un volto vero, tutt' altro che finto dice Letta in una lunga intervista a SkyTg24 dove ha toccato diversi temi -. In politica si incontrano molte maschere.
Ma sappiamo entrambi che abbiamo una responsabilità sulle spalle: aiutare l' Italia ad uscire da questa crisi e far sì che le riforme che dobbiamo fare funzionino. Poi alle elezioni ci divideremo, ma credo che stiamo gestendo con responsabilità questa fase».
Ma siccome questo non è Alice nel Paese delle meraviglie, sappiamo tutti che in politica (come in diplomazia) ad una tale affermazione nei confronti di un nemico corrisponde sempre un interesse (mal)celato.
ENRICO LETTA E MATTEO SALVINI
C' è chi pensa possa essere un segnale di quell' ipotetico avvicinamento che Letta aveva in qualche modo annunciato di essere disposto a fare pur di attuare il suo progetto di incremento della tassa di successione per finanziare una dote da 10mila euro ai diciottenni. Aveva dichiarato di essere disposto a qualsiasi cosa pur di realizzare questo suo progetto, magari mercanteggiando con le opposizioni: «Per la dote ai diciottenni sarei disposto a venire a patti anche sulla legge elettorale». Anche a patti con il diavolo (Salvini), evidentemente.
Solo poco tempo fa, infatti, si erano scornati per benino sulla questione della riapertura del Paese, quando Salvini aveva creato una pagina per raccogliere firme con lo scopo di eliminare il coprifuoco. Il segretario dem era arrivato addirittura ad invitare il collega, che ora è diventato «un volto vero», ad uscire dal governo nel caso in cui non ne condividesse le scelte.
giorgia meloni enrico letta
Ed invece oggi non usa parole aspre neppure rivolgendosi a Giorgia Meloni che ha duramente criticato la sua idea sul fondo 18enni: «È una donna veramente tosta ma non penso di aver fatto proposte lunari. Bisogna dare ai ragazzi che non hanno una famiglia facoltosa dietro le spalle, la possibilità di fare nella vita il percorso che altri hanno avuto. E ai ragazzi italiani va restituito quello che nell' ultimo anno è stato tolto».
Tornando nei suoi panni, però, non manca di dire che «dopo il governo Draghi dobbiamo evitare di dare al Paese un governo Salvini-Meloni, ma dobbiamo dare un governo che sia in maggiore continuità con quello Draghi e con le forze politiche che governano l' Europa. Un governo che sia in linea con questa logica europeista».
Infine, un grande assist al governo Draghi che insieme all' endorsement a Salvini, gli garantisce una forza ancora maggiore. «Credo che la governance costruita da Draghi sia l' unica possibile in un governo di larghissima coalizione come questo. Cioè una governance che coinvolge di volta in volta tutti i ministri e che allo stesso tempo assegna al presidente del Consiglio il ruolo di garanzia e baricentro».
ENRICO LETTA - PH MASSIMO SESTINI
«Anima e cacciavite» per stringere le viti del governo ed accompagnarlo alla scadenza naturale della legislatura nel 2023. Letta utilizza l' immagine scelta come titolo del suo ultimo libro per parlare della fase che il Paese sta vivendo e, dice, che al momento il cacciavite buono ce l' ha in mano Draghi.
Spazzate via del tutto le voci che parlavano di un raffreddamento dei rapporti fra i