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    LE MANI IN CASSA – CHI È FABRIZIO PALERMO, IL NUOVO AMMINISTRATORE DELEGATO DI CASSA DEPOSITI E PRESTITI – DA MCKINSEY A FINCANTIERI, FINO ALL’INCONTRO CON DI MAIO TRAMITE ANTONIO DONNARUMMA – ARTEFICE DELL’AMPLIAMENTO DEL BUSINESS DI CDP, NON HA NESSUNA INTENZIONE DI TRASFORMARE LA CASSA IN UNA BANCA PER LO SVILUPPO…


     
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    Eugenio Occorsio per “Affari & Finanza - la Repubblica”

     

    fabrizio palermo fabrizio palermo

    Venerdì scorso, alla riunione di insediamento del nuovo consiglio d' amministrazione della Cdp nominato tre giorni prima dall' assemblea, officiata dal nuovo presidente Massimo Tononi, è stato tutto un brulichìo di presentazioni e auguri perché la maggior parte dei nove membri non si era mai vista prima.

     

    C' erano il presidente di una Bcc della provincia di Caserta Valentino Grant in quota Lega, l' imprenditore amico di Casaleggio Francesco Floro Flores, l' economista Luigi Paganetto, la dirigente del Tesoro Fabrizia Lapecorella, la docente universitaria di Sassari Fabiana Massa Felsani, e poi Matteo Melley e Alessandra Ruzzu in rappresentanza delle Fondazioni.

    cassa depositi e prestiti 2 cassa depositi e prestiti 2

     

    Ma gli sguardi di tutti erano concentrati sul nuovo amministratore delegato Fabrizio Palermo, che era anche l' unico ad avere confidenza con il posto perché in Cdp lavora, da direttore finanziario, dal 2014.

     

    Non c' è stato per la verità molto tempo: il board ha nominato ufficialmente Palermo ceo all' unanimità, e poi in serata la riunione si è conclusa. Ma niente weekend di fine luglio libero: ci si rivede il 2 agosto, e visto che in quell' occasione ci saranno probabilmente da prendere decisioni sull' allocazione di risorse provenienti dal risparmio postale (la cosiddetta "gestione separata"), il board sarà integrato come di regola dal direttore generale del Tesoro, dal Ragioniere generale dello Stato, dai rappresentanti di regioni, province e comuni, e da un magistrato della Corte dei Conti.

    fabrizio palermo fabrizio palermo

     

    Si serrano i ritmi perché si è perso fin troppo tempo nella lunghissima gestazione del nuovo consiglio, e Palermo è il primo ad avvertire quest' urgenza.

     

    La formazione londinese

    "Uomo d' ordine", abituato al rigore e alla trasparenza nel lavoro, Palermo lo è da sempre. Da quando prese il treno da Perugia dov' è nato nel 1971, per venire a Roma e laurearsi in Economia alla Sapienza a pieni voti.

     

    Subito dopo, aereo per Londra, nel 1994, per entrare come analista specializzato in ristrutturazioni e merger & acquisition alla Morgan Stanley. Dopodiché, il vero imprimatur, la fama forse non di duro ma di sicuro di uno che non fa sconti, gliela danno i sette anni - dal 1998 al 2005 fra Milano, Londra e New York in McKinsey, la società di consulenza fucina di megamanager come Alessandro Profumo, Corrado Passera, Vittorio Colao e anche Louis Camilleri nominato la settimana scorsa ceo della Ferrari.

     

    GIUSEPPE BONO GIUSEPPE BONO

    Negli anni di McKinsey, Palermo si occupa tra l' altro della ristrutturazione finanziaria di Fincantieri a fianco dell' amministratore delegato Giuseppe Bono. Il feeling fra i due è subito ottimo e il rapporto diventa "binario", nel senso che Palermo aiuta Bono come rilanciare l' azienda, e Bono insegna a Palermo come districarsi nell' acquario pieno di squali delle società pubbliche.

     

    Un altro tassello fondamentale del suo percorso formativo. Sta di fatto che a fine 2005 Palermo entra in Fincantieri dove rapidamente diventa direttore finanziario, quindi vice direttore generale. Nella "regina delle navi" il lavoro è duplice: da un lato c' è da rivoltarla come un calzino per darle un assetto da società moderna e dimenticare l' eredità delle partecipazioni statali, pulsante sul quale l' occhiuto Bono spinge molto (è tuttora in sella, anno 16° di reggenza, un record), dall' altro c' è da preparare la quotazione in Borsa.

    Louis Camilleri Louis Camilleri

     

    Che avviene non senza difficoltà nell' estate del 2014. La maggioranza (70%) viene trasferita a Cdp e qui avviene qualcosa di simile al precedente trasferimento: Giovanni Gorno Tempini nota l' intraprendente giovane direttore finanziario e lo ingaggia, previo accordo con il mentore Bono, con lo stesso incarico nella Cassa Depositi e Prestiti di cui è amministratore delegato.

     

    Ampliamento d' orizzonte In Cdp, Palermo si dedica dal primo giorno a una missione: ampliare le fonti di finanziamento della Cassa per potenziare il business. È una rivoluzione: alla tradizionale risorsa del risparmio postale si affianca in misura sempre maggiore l' emissione di obbligazioni.

    fabrizio palermo fabrizio palermo

     

    Per lo più riservate agli investitori istituzionali soprattutto stranieri, e infatti si fanno sempre più frequenti i roadshow e gli incontri londinesi con gli analisti che Palermo coordina. Ma anche per il retail: alla prima emissione di titoli per i soggetti individuali, taglio minimo mille euro (1,5 miliardi esauriti in un battibaleno di fronte a una richiesta di quattro), ne seguiranno presto altre.

     

    Così come è intenzione del nuovo ad sviluppare la rete degli uffici sul territorio: la Cassa ha creato negli ultimi tempi nove sedi decentrate nelle principali città oltre a Roma, per essere più vicina a enti locali e imprenditori, e altre verranno istituite. Si è detto che la Cdp si varrà della cooperazione delle Bcc, e l' ingresso nel board di un esponente di quel mondo potrebbe essere un segnale, ma su questo una decisione è ancora lontana.

     

    CDP GAS CDP GAS

    Così come sulla creazione di un polo del risparmio gestito in concorrenza con gli ormai francesi di Pioneer e anc he con i competitor nazionali Generali ed Eurizon. Si vedrà.

    Capacità negoziale Palermo si è rivelato non solo uomo di strategie bensì anche di numeri. Un piccolo capolavoro di ingegneria finanziaria da lui realizzato è il seguente.

     

    Ci si muove su due fronti, ognuno dei quali regolato da minuziosi contratti e convenzioni. Il primo è il conto corrente presso il Tesoro dove Cdp versa una parte cospicua dei suoi fondi, con lo scopo di tenerlo sempre sul livello di 150 miliardi di "stock" (su 253 di risparmio postale totale a fine 2017 e 340 miliardi gestiti nel complesso).

     

    Per questo servizio di tesoreria, come per qualsiasi conto corrente, a Cdp è corrisposto un interesse, modificato di recente al rialzo pur in tempi in cui i tassi sono tendenti a zero. Il secondo fronte sono le Poste: è Cdp a creare i titoli del risparmio postale, i celebri libretti al portatore e buoni postali.

     

    LUIGI DI MAIO A VILLA TAVERNA LUIGI DI MAIO A VILLA TAVERNA

    Poi li affida alle Poste perché li distribuiscano con la loro capillare rete in ogni angolo d' Italia. Infine, le Poste riversano a Cdp il denaro che deriva dalla collocazione dei titoli. È un servizio che le Poste rendono a Cdp per il quale Cdp paga: lo sforzo riuscito di Palermo è stato di rinegoziare le condizioni contrattuali.

     

    È un lavoro "di fino", così come è delicata la partita dei tassi praticati al pubblico collocando i titoli postali: in linea di massima gli interessi sono un po' più alti dei Btp perché i buoni postali offrono alcuni vantaggi in termini di liquidità (sono meno esposti a oscillazioni di valore perché non c' è mercato secondario), di durata (trent' anni con interessi continui) e anche, not least, il fatto di poter essere liquidati anche molto dopo la scadenza. Tutti messaggi che la direzione finanziaria di Cdp, insieme al partner Poste, veicola attentamente.

     

    La scelta politica

    POSTE ITALIANE POSTE ITALIANE

    L' ultimo capitolo della parabola vincente di Palermo è la conoscenza con Luigi Di Maio, al quale lo presenta Antonio Donnarumma, ad di Acea, che Palermo a sua volta conosce perché devono concordare la posa di cavi Open Fiber (50% d Cdp) a Roma.

     

    Anche qui Palermo, che mai nella sua vita aveva immaginato un rapporto con la politica, conquista rapidamente l' interlocutore: stavolta è agevolato dal fatto che la sua è una candidatura naturale dato che conosce la Cdp meglio di chiunque altro.

     

    mckinsey mckinsey

    Con il suo curriculum, quando appare chiaro che un incarico così prestigioso sarebbe stato appannaggio del primo partito, i giochi sono fatti con facilità. Per la verità, Palermo non è un tipo molto malleabile. Anche se è riuscito in extremis a far escludere dai programmi governativi le spinte più estreme, quelle che volevano trasformare la Cdp in una vera banca per lo sviluppo (resta comunque un organismo finanziario controllato dalla Banca d' Italia), faticherà sicuramente a imporre la sua linea del rigore: la Cdp, certo, è un organismo vivo che non è estraneo dai mutamenti dell' economia nel suo insieme, ma per il momento, è di sicuro ferma intenzione del nuovo ad, continuerà a muoversi all' interno del perimetro molto ben delineato dalle norme statutarie, nazionali ed europee. Perderà il suo tempo chi vorrà coinvolgerla in operazioni avventuristiche e di non certa redditività. I risparmiatori possono stare tranquilli.

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