RONDOLINO
Antonello Piroso per “la Verità”
«Non twitto più / me ne vado...». Fabrizio Rondolino, giornalista-ultrà renziano, già nello staff di Massimo D' Alema a Palazzo Chigi a fine anni '90, ha gettato la spugna.
Lascia Twitter, il social da 140 caratteri: «È un posto infame, frequentato da personaggi pericolosi, una marea incontenibile di rancorosi, delinquenti, diffamatori professionisti».
È l' ultimo caso di relazioni pericolose delle celebrity con Twitter, gli altri social, vedi Facebook, e il web in generale.
A nessuno, ovvio, fa piacere essere insultato, e che chi è volgare e triviale va evitato e lasciato nel suo brodo (sentenziò Oscar Wilde: «Mai mettersi a discutere con un' idiota: ti trascina al suo livello e ti batte con l' esperienza»). C'è però da domandarsi se il «tu mi offendi, io mi cancello» di alcuni non sia anche una questione di ego ferito.
RONDOLINO COMMENTA LA VITTORIA DI TRUMP
Per cui Twitter sarebbe un Eden fintanto che lo usiamo a senso unico - per parlare all' umanità, che può reagire solo con una standing ovation - ma se poi i follower non solo non ci stanno a essere considerati semplici seguaci o adepti, ma sono anche pronti a mandarti sonoramente a quel paese (tanto più se con qualche ragione), allora diventa Suburra.
LINGUAGGIO BINARIO
Già nel 2012 Michele Serra era rimasto colpito «più che dalla violenza verbale, o dalla sommarietà dei giudizi, dalla loro assoluta drasticità: o X o Y, o tesi o antitesi, un linguaggio totalmente binario». Per poi concludere: la speranza è che Twitter sia solo un passatempo ludico, «dovessi twittare il concetto direi: Twitter mi fa schifo».
MASSIMO GRAMELLINI
Non diverso il punto di vista di Massimo Gramellini, che raccontava di colleghi «curvi sul cellulare, con i pollici a forma di sogliola, per digitare 10, 100, 1.000 tweet... un passatempo superficiale per maschi nevrotici, ossessivi e compulsivi» (ironicamente, la definizione Gramellini l' attribuiva a sua moglie), articolo che raccolse consensi ma anche critiche condite dall' accu se di snobismo, le stesse rivolte a Serra. Ha scritto Andrea Latino, blogger di Huffington Post: «È una questione di mancanza di cultura digitale. Ciò che manca ai personaggi più o meno famosi è la volontà e il tempo di adattarsi ai contesti cui loro stessi decidono di prendere parte, pretendendo che funzionino secondo le logiche cui loro sono abituati».
enrico mentana
Detto altrimenti: attenti, alla guida del mezzo può scivolare il piede sulla frizione. O sull' acceleratore. Fiorello, showman cui non difettano ironia e simpatia, su Twitter continua a scrivere. Ma a un certo punto si accapigliò sul web con energumeni che lo avevano provocato sul fronte «donazioni per la ricerca sulla Sla», l' Ice bucket challenge, l' autogavettone con il ghiaccio. Luciana Littizzetto aveva fatto vedere i 100 euro della sua offerta, ed era stata bersagliata per quella che era parsa la, diciamo, sobrietà dell' obolo.
Fiorello, nel commentare la vicenda, ebbe una reazione un cicinin sopra le righe: «Nessuno di voi mi costringerà a mostrare un bonifico o qualcosa, perché piuttosto mi dovete ciucciare... M' hanno scritto: tira fuori l' assegno! Tu pezzo di m... che c... ne sai di quello che faccio io nella vita... non dovete rompermi i c...», and so on. Un videosfogone che spiazzò perfino il produttore di Fiorello, l' ecumenico ed equilibrato Bibi Ballandi, che si scusò.
fiorello
Fiorello ha intelligentemente fatto tesoro dell' esperienza. Ospite in collegamento del Maurizio Costanzo Show, vistosi bistrattato - con Vittorio Sgarbi al telefono sul palco e lo stesso conduttore distratto mentre lo stava omaggiando con Se telefonando, brano di cui Costanzo è autore, ha reagito da signore su Twitter: «Se uno sta al telefono, Sgarbi, mentre l' ultimo dei pirla (se medesimo, nda) si esibisce, è solo un gran maleducato».
Costanzo si è poi dispiaciuto del l' accaduto, e la crisi è rientrata (come è rientrata con Bruno Vespa, quando Fiorello aveva commentato: «Nooooooo, hanno tolto una serata a Vespa! Se gli avessero tolto un rene avrebbe sofferto di meno!». Il conduttore di Porta a Porta aveva replicato: «@Fiorello: Se avessero tolto a te un rene quando hai investito quel poveraccio, avresti fatto una battuta migliore», con riferimento all' infortunio motociclistico che aveva coinvolto un pensionato sulle strisce.
Duello verbale concluso con il calumet della pace. Fiorello: «Dopo quello che mi è stato detto e scritto per l' incidente, quelle di Vespa sono parole d' amore. Quindi I love Bruno». E Vespa: «And I love Fiorello forever»). Il problema è strutturale: Twitter - con la sua intrinseca brevità - induce repentinità, ma la fretta è spesso cattiva consigliera. A meno che non siano terze persone a usare subdolamente il nostro account, costringendoci ad annunciare la denuncia alla polizia postale.
FRANCESCA CHAOUQUI
LA FIERA DEI FASULLI
Così ci sono stati hackeraggi lamentati da Francesca Chaouqui (finita nell' inchiesta sulla fuga di notizie riguardanti il Vaticano: dal suo account Twitter partirono giudizi pesantissimi su Tarcisio Bertone, allora segretario di Stato, e sull' ex ministro Giulio Tremonti, che lei negò di avere mai scritto) e giochi di mano proibiti denunciati da Enrico Mentana per l' annuncio della morte del rapper Fabri Fibra, partito dal suo account («Un imbecille mi ha preso lo smartphone, credendo di fare una cosa divertente. Ora lo sistemo», e poi con un successivo tweet: «Sistemato per le feste»).
Chi fosse il webete non si sa, mentre con Augusto Minzolini, anche lui distratto nel lasciare il telefono in giro, invece sì. Quando Twitter decise di sospendere il suo profilo per gli insulti rivolti agli «squadristi del web», l' ex direttore del Tg1 chiarì: «È stato mio figlio di 20 anni, che ha reagito agli attacchi. Sia chiaro, condivido il senso delle cose che ha scritto». Va aggiunto che poi Mentana ha lasciato Twitter, perchè «Twitter è così: o l' accetti o lo lasci», ma è attivo su Face book.
marco travaglio enrico mentana
Conclusione: per qualcuno Twitter alla fine si è rivelato un problema più che una risorsa, perché Internet ha annullato le distanze, e la gestione della propria immagine pubblica richiede più accortezza che in passato. Dopo di che, uno può anche fregarsene e mandare a quel Paese l' universo mondo: come Marco Travaglio, che davanti al bombardamento su Beatrice Borromeo per la sua inchiesta sul sesso dei minorenni, «insulti e offese gratuite e ributtanti», spiegò che i responsabili ne avrebbero risposto in tribunale, «e la loro merda gli verrà ricacciata in gola». Prosit.