Marco Azzi per “la Repubblica”
manfredi de laurentiis cook
C'era una volta il "signor no", con un pedigree scorbutico e ostentato di 18 anni vissuti nel pallone sempre all'opposizione, costruttiva il più delle volte solamente dal suo punto di vista. Ma i sorprendenti risultati di questo avvio di stagione stanno trasformando di colpo in un modello virtuoso Aurelio De Laurentiis: da solo in testa alla classifica della Serie A con il Napoli - a punteggio pieno anche nel suo girone di Champions, alla vigilia della sfida di domani al Maradona con l'Ajax - e al primo posto pure nel campionato di B con il secondo club di proprietà della famiglia: il Bari.
È così che il vulcanico presidente azzurro s' è travestito negli ultimi mesi da guida e da re Mida del disorientato movimento calcistico nazionale, acquistando punti addirittura nei Palazzi in cui si era spesso sentito sopportato, dopo averli peraltro attraversati con l'aria hollywoodiana e snob del produttore cinematografico sceso dal red carpet.
AURELIO DE LAURENTIIS
Ma l'era delle picconate è finita, o almeno momentaneamente consegnata al passato. Il De Laurentiis 2.0 è infatti diventato di colpo più organico al sistema, addirittura negli ultimi tempi funzionale: è stato importante nell'assegnazione dei diritti a Dazn, poi addirittura decisivo nell'elezione del presidente della Lega Serie A, visto che è stato lui a candidare Lorenzo Casini.
Ora vuol diventare anello di congiunzione con la Apple per cedere i diritti tv della Serie A alla multinazionale Usa, intenzionata a potenziare il suo streaming anche attraverso il pallone. L'amministratore delegato Tim Cook ha di recente ricevuto una laurea ad honorem a Napoli e ad accoglierlo con le autorità cittadine c'era in prima fila proprio Adl, sponsor e regista di una partnership che potrebbe andare in porto in tempi brevi, si sussurra entro il 2024.
aurelio de laurentiis 1
L'imprenditore De Laurentiis si è del resto costruito nel calcio una discreta credibilità sventolando la bandiera dei conti in regola: da sempre il vero fiore all'occhiello del suo Napoli, in mancanza di vittorie prestigiose sul campo. Ma adesso il numero uno azzurro - spalleggiato a Bari dal primogenito Luigi - ha cambiato di colpo marcia anche nel suo ruolo di dirigente sportivo: trovando la strada per alzare l'asticella senza appesantire i bilanci.
aurelio de laurentiis luciano spalletti
La squadra di Luciano Spalletti è stata infatti rinforzata durante il mercato estivo nonostante l'austerity e il robusto taglio del monte ingaggi, con l'addio in blocco dei vecchi leader del gruppo e l'arrivo di giovani di talento: in primis il semi sconosciuto attaccante georgiano Kvaratskhelia. Il Milan aveva vinto in modo simile e Adl ha fatto tesoro dei consigli di Paolo Maldini - i due hanno un ottimo rapporto - a cui adesso proverà a portare via lo scudetto, smettendola forse per un po' di tirare picconate al Palazzo. Il Napoli è lassù e dà la sensazione di poterci restare, anche grazie al ruolo di leader defilato e silenzioso che si è cucito addosso in questa stagione il suo presidente. Allo stadio De Laurentiis si vede di rado e ogni tanto si fa vivo con un tweet. «Non servono le parole, bastano i fatti». Si vince pure così: smettendola di sfidare i mulini a vento.
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