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    SPINELLI CHE NON SBALLANO - LA FIGLIA DI COTANTO ALTIERO, DOPO AVER PRETESO LO SCRANNO A STRASBURGO, HA DISERTATO 36 DELLE 39 VOTAZIONI - QUELLE IN CUI SI VOTAVANO RISOLUZIONI SUL CONFLITTO A GAZA, DISOCCUPAZIONE GIOVANILE, IRAQ E UCRAINA


     
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    Fausto Carioti per “Libero quotidiano”

     

    «Questa volta è diverso», aveva promesso l’Unione ai suoi 400 milioni di elettori. Le pubblicazioni istituzionali annunciavano che «ora il Parlamento europeo ha più potere nello stabilire le linee politiche che guidano l’Europa e nel prendere le decisioni che influiscono su tutti noi». A elezioni fatte e Parlamento insediato, si può dire che questa volta è come le altre.

    BARBARA SPINELLI BARBARA SPINELLI

     

    Della Commissione europea non c’è traccia, si sa solo che la guiderà Jean-Claude Juncker,  lussemburghese scelto da Angela Merkel. Il Parlamento aspetta, come al solito, che premier e capi di Stato trovino l’intesa sulle reciproche Mogherini. In attesa che ciò avvenga, l’aula ha certificato la propria inutilità chiudendo per ferie il 28 luglio. I dossier da affrontare si moltiplicano, ma siccome l’Europarlamento non ha nulla da dire in proposito, la prossima sessione plenaria è convocata per il 15 settembre.

     

    Dal giorno delle elezioni, insomma, saranno stati buttati quattro mesi (e con essi 583 milioni di euro, essendo il costo annuale dell’istituzione pari a 1,75 miliardi) prima che a Strasburgo si inizi a lavorare sul serio. Gli italiani si sono subito adeguati all’andazzo e anche i nuovi arrivati non hanno fatto fatica a integrarsi. Sinora nell’aula di Strasburgo si sono tenute 39 votazioni per appello nominale, concentrate nelle giornate del 16 e del 17 luglio (la fiducia a Juncker era stata votata il giorno 15 a scrutinio segreto).

     

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    L’istituto VoteWatch Europe, come fa da anni, tiene conto delle presenze e dei voti di tutti gli europarlamentari, e scorrendo l’elenco degli italiani presenti a quei 39 appelli salta fuori più di una sorpresa. Non tanto tra chi ha preso parte a tutte le votazioni, il cui gruppo comprende, tra gli altri, il leghista Mario Borghezio, alcuni grillini, diversi forzisti tra cui Lara Comi ed Elisabetta Gardini e la pattuglia piddina che include Sergio Cofferati e Flavio Zanonato. A stupire sono i nomi in fondo alla classifica.

     

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    Quelli di chi, sin dall’inizio, ha avuto di meglio da fare che starsene lì a votare. Zero presenze su trentanove votazioni per la forzista Barbara Matera, che pure nella legislatura precedente era stata una delle stakanoviste dell’aula, risultando presente all’87% degli appelli. E zero anche per l’europarlamentare del Nuovo centrodestra Giovanni La Via, anch’egli detentore di uno score di tutto rispetto (presente nel 90% dei casi) nel passato quinquennio.

     

    Presenze ridotte ai minimi (appena una volta su 39 votazioni) per due big come il forzista Antonio Tajani e il piddino Gianni Pittella. Ma il primo è vicepresidente vicario del Parlamento europeo, il secondo è capogruppo dell’Alleanza Progressista: incarichi impegnativi, loro due la giustificazione ce l’hanno. Lo stesso non si può dire per Barbara Spinelli.

     

    BARBARA SPINELLI BARBARA SPINELLI

    Dopo essersi candidata promettendo, assieme a Moni Ovadia e Adriano Prosperi, che avrebbe lasciato il posto «a candidati che più di noi hanno le energie e le competenze per portare a Bruxelles e Strasburgo la nostra voce e i nostri valori in un lavoro quotidiano che sarebbe al di sopra delle nostre forze», e risultare eletta a sorpresa (il superamento della soglia del 4% da parte della lista Tsipras è stato un mezzo miracolo), la figlia di Altiero ha deciso che tutto sommato le «forze» per occupare quella poltrona le aveva.

     

    Moni Ovadia Moni Ovadia

    «Il Parlamento in cui intendo entrare», ha spiegato nella lettera con cui annunciava che si sarebbe sacrificata accettando l’euroseggio, «dovrà lottare accanitamente contro lo svuotamento delle democrazie e delle nostre Costituzioni, a cominciare da quelle italiane e dal vuoto democratico che si è creato in un’Unione che non merita, oggi, il nome che ha». Il primo gesto di questa battaglia contro il «vuoto democratico» dell’Unione la Spinelli lo ha compiuto lasciando vuoto il proprio seggio di europarlamentare in 36 di quelle 39 votazioni per appello nominale. Ha partecipato alle prime tre votazioni del 16 luglio (7,7% del totale).

     

    Poi, basta. Il giorno seguente a Strasburgo si sono votate risoluzioni sul conflitto israelo-palestinese, sulla disoccupazione giovanile, sulla Nigeria, l’Iraq e l’Ucraina. Ma la Spinelli era a Roma, a un convegno con Alexis Tsipras e Stefano Rodotà, a quanto pare ritenuto più importante. Come lei era assente Curzio Maltese, giornalista di Repubblica eletto nella stessa lista (per lui 5 votazioni, pari al 12,8%).

     

    tsipras stringe le mani dei sostenitori di sel tsipras stringe le mani dei sostenitori di sel

    Lista lunga, quella degli italiani che come Maltese hanno partecipato solo ai voti del primo giorno, e che comprende personaggi di primo piano come i forzisti Giovanni Toti, Alessandra Mussolini e Raffaele Fitto, il leader leghista Matteo Salvini, il centrista Lorenzo Cesa e gli esponenti del Pd Alessandra Moretti, Renato Soru e Goffredo Bettini. Titolari, come tutti gli altri europarlamentari, di un trattamento che prevede una retribuzione lorda mensile di 7.956,87 euro, cui vanno aggiunti l’indennità di 304 euro per ogni giorno di presenza e l’indennità forfettaria di 4.299 euro per le spese generali. Rimborso a parte, ovviamente, per le spese di viaggio e del personale.

     

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