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    DA SALVA-ROMA A SALVA-LAQUALUNQUE: I 5 STELLE BUTTANO IN MEZZO IL DEBITO DI ALTRE GRANDI CITTÀ PER DILUIRE IL FAVORE ALLA RAGGI E FARLO INGOIARE ALLA LEGA. CHE AVVERTE: ''SI RISCHIA IL DEFAULT DI CASSA DEPOSITI E PRESTITI'', CHE I GRILLINI HANNO PRESO PER UN SALVADANAIO SENZA FONDI - MA CONTE MARTEDÌ IN CONSIGLIO DEI MINISTRI PORTERÀ LA MISURA: ''SENNÒ SALTA TUTTO IL DECRETO CRESCITA''


     
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    1. SALVA-ROMA, ALTRE CITTÀ NEL DECRETO MA LA LEGA FA MURO

    Lorenzo De Cicco per ''Il Messaggero''

     

    APPENDINO RAGGI APPENDINO RAGGI

    Dal Salva-Roma al Salva-Comuni. Cambiare nome - anzi, titolo - al passaggio del decreto Crescita che da giorni fa traballare il governo pentaleghista, senza toccare il comma che riguarda la Capitale e il fardello del suo debito miliardario, ma aggiungendone altri, di commi. Con una serie di misure per aiutare i grandi Comuni in ambasce contabili. Della serie: non solo Roma. Perché tutti avrebbero la possibilità di rinegoziare i tassi di interesse sui vecchi mutui e, quindi, di ottenere risparmi. Eccola l' ultima carta che il Movimento 5 Stelle è pronto a giocarsi martedì, sul tavolo del Consiglio dei ministri. Ci sta lavorando da giorni il viceministro all' Economia, Laura Castelli, in asse con i maggiorenti del M5S.

     

    LE RIUNIONI CON APPENDINO

     

    Al Mef, la settimana scorsa, è stato aperto un «tavolo permanente» sui debiti delle città metropolitane. Castelli, nei giorni scorsi, ha incontrato il sindaco di Torino, Chiara Appendino, e quello di Catania, Salvo Pogliese, impegnato a fronteggiare il dissesto del capoluogo etneo. E ora sta lavorando a un emendamento che allargherebbe le maglie del Salva-Roma, estendendo alcuni benefici a tutti i grandi Comuni lungo lo Stivale.

    salvini raggi 3 salvini raggi 3

     

    È l' ultima offerta, di fatto, a Salvini e alla Lega, per tenere in vita un provvedimento su cui il M5S non sembra disposto a cedere. Perché è già stato approvato in Cdm due settimane fa - «anche il viceministro leghista Garavaglia si era detto d' accordo, con tanto di e-mail», fanno trapelare ai piani alti del Movimento - e perché altrimenti la gestione commissariale del debito della Capitale, che fa capo al governo, dal 2022 rischierebbe seriamente il crac.

     

    LA FRENATA

    Si cerca quindi una mediazione per far digerire il provvedimento al Carroccio, che per ritorsione, dopo il caso Siri, ha messo il veto. Ma dalla squadra leghista del Tesoro, fino a ieri sera, non trapelavano grandi aperture. Anzi. «Il passaggio del Salva-Roma, per noi, è già stralciato. Non va votato nel Cdm di martedì, perché lì si dovrebbero approvare solo le misure su cui siamo tutti d' accordo».

     

    Quanto alla riformulazione in Salva-Comuni, nel partito di Salvini temono che la mossa apra una voragine nei bilanci della Cassa depositi e prestiti. Perché se tutti i Comuni ottenessero una sforbiciata corposa agli interessi, Cdp «avrebbe perdite gigantesche».

    Ecco perché il Carroccio, al momento, fa muro.

    RAGGI APPENDINO RAGGI APPENDINO

     

    PROVA DI FORZA

    Se anche quest' ultima trattativa dovesse andare a vuoto, tra i 5 Stelle c' è chi spinge per una prova di forza: «Possiamo sempre andare alla conta in Consiglio dei ministri, dove siamo in maggioranza», ragionava ieri un esponente del governo di segno grillino. Il clima è questo.

     

    Al Salva-Roma tiene, logicamente, Virginia Raggi, che dopo un mese sull' ottovolante tra gli arresti per Tor di Valle e la buriana sull' Ama tra audio e inchieste, vorrebbe incassare un provvedimento-simbolo, che alleggerirebbe le casse del Campidoglio e libererebbe 2,5 miliardi di euro dal 2021. «Chi vuole bloccare questo provvedimento, continua a condurre una campagna elettorale permanente, subordinando l' interesse dei cittadini alla propaganda», attaccava ieri Antonio De Santis, tra gli assessori più vicini alla sindaca.

     

     

    2. CONTE VUOLE L' OK MARTEDÌ: IL TESTO SULLA CAPITALE RESTA

    giuseppe conte e luigi di maio con la card per il reddito di cittadinanza 1 giuseppe conte e luigi di maio con la card per il reddito di cittadinanza 1

    Marco Conti per ''Il Messaggero''

     

     

    «Resta lì. Se bloccano il decreto crescita e la norma per Roma, che hanno già approvato nel precedente consiglio dei ministri, vuol dire che non passa più nulla e salta tutto». Palazzo Chigi è vuoto, ma la riflessione di uno stretto collaboratore del presidente del Consiglio riflette intenzioni e umori con li quali Giuseppe Conte martedì mattina riprenderà a tessere la tela che dovrebbe tenere ancora una volta uniti M5S e Lega. Lacerata in più parti dalla campagna elettorale dei due partiti, la maggioranza verrà sottoposta dal premier ad un test che ne accerti la sopravvivenza.

     

    LA PROVA

    Le norme cosiddette salva-Roma rappresentano quindi la cartina di tornasole di una possibile e residue vitalità di una coalizione che di fatto non esiste più e di rapporti, anche personali, ridotti al lumicino. Ma se al presidente del Consiglio suona strano un ripensamento della Lega rispetto al testo uscito il 4 aprile dal consiglio dei ministri, nel Carroccio si respira aria pesante. Tra velate minacce, dossieraggi, accuse di tramare con il nemico berlusconiano, i rapporti tra i due contraenti il contratto sono pessimi, difficilmente ricomponibili e comunque poco in grado di reggere la prova della manovra di bilancio di fine anno.

     

    raggi, tridico, conte raggi, tridico, conte

    La vicenda giudiziaria che ha coinvolto il sottosegretario Armando Siri, e che per vari e tortuosi collegamenti è arrivata sino a Giancarlo Giorgetti, hanno alzato a livelli mai visti lo scontro. Non solo. La sfida lanciata ieri alla Lega di votare una legge sul conflitto d' interessi ha il tono di una provocazione alla quale ieri Salvini ha preferito non replicare. Il tema è nel programma di governo, ma il modo con il quale Di Maio lo ha rilanciato viene vissuto nella Lega come «l' ennesima sfida». Tra i due duellanti c' è il presidente del Consiglio che martedì intende portare in consiglio dei ministri il decreto crescita con le norme per Roma e per i cosiddetti truffati dalle banche.

     

    ARMANDO SIRI MATTEO SALVINI ARMANDO SIRI MATTEO SALVINI

    Bloccare il decreto, già varato salvo intese il 4 aprile, significa per Conte mancare di senso di responsabilità visto che le norme in esso contenute impattano anche sul Def e sulla crescita del Paese. Conte va quindi avanti convinto che nè i pentastellati nè il leghisti hanno intenzione di affondare il colpo mandando all' aria il governo. Ipotesi alternative, quale quella caldeggiata da Salvini di allargare la norma oltre ai comuni interessati (Roma, Alessandria, Catania e Torino) per non creare disparità «tra comuni di serie A e B», ha il problema non da poco di impattare troppo sui conti pubblici e su quelli di Cassa Depositi e Prestiti.

     

    Quindi, dopo le valutazioni fatte dai viceministri Castelli e Garavaglia, martedì si torna al punto di partenza con il salva-Roma o il salva-Italia che entrerà in consiglio nella stessa formulazione del 4 aprile. Nulla esclude che i ministri della Lega possano non condividere le norme sulla Capitale astenendosi al momento della votazione.

     

    LA POLTRONA

    Ovviamente martedì mattina, quindi prima della riunione del Consiglio dei ministri, Conte cercherà un chiarimento con i suoi due vicepremier rimproverandoli anche per essere andati molto oltre nei toni di una campagna elettorale ormai senza fine.

    giancarlo giorgetti laura castelli giancarlo giorgetti laura castelli

    All' incontro con il sottosegretario Siri il premier si presenterà per conoscere la versione dell' esponente leghista. Salvo novità, che potrebbero sempre uscire dall' inchiesta, Siri è destinato a rimanere al suo posto. Stavolta saranno i grillini a doverne prendere atto, salvo poi segnare le distanze.

     

     

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