Lee Man Hee
Da corriere.it
Il leader della setta religiosa sudcoreana Chiesa di Gesù Shincheonji, considerata il focolaio dell’epidemia di coronavirus nel Paese, è stato accusato di omicidio e grave negligenza per avere ostacolato gli sforzi per impedire la diffusione del virus tra i suoi seguaci. Degli oltre 4mila casi registrati, circa il 60% riguarda membri della setta.
Lee Man Hee, fondatore e leader spirituale della setta, ed altri 12 esponenti della setta sono stati accusati infatti di non aver fornito i nomi dei seguaci che potrebbero aver diffuso il virus, ostacolando quindi gli sforzi delle autorità sanitarie locali.
Lee Man Hee
I procuratori di Seul ritengono che il leader e gli altri incriminati debbano quindi essere considerati responsabili della morte di alcune delle vittime, finora 26, del coronavirus in Corea del Sud.
Lee, che ha 88 anni, oggi ha presentato scuse pubbliche per non aver reagito abbastanza velocemente contro la diffusione del virus all’interno della sua comunità religiosa. «Questa non era la nostra intenzione, ma come risultato molte persone si sono infettate - ha detto in una conferenza stampa a Seul, durante la quale si è inginocchiato per chiedere perdono - faremo del nostro meglio per sostenere con tutte le nostre risorse le misure del governo tese a controllare il virus».
Su Facebook, il sindaco di Seul Park Won-soon ha spiegato di voler agire «per omicidio, lesioni e violazione su prevenzione e gestione delle malattie infettive».
Con 4.335 infezioni, la Corea del Sud è al secondo posto nel mondo dopo la Cina per la diffusione del virus.
Lee Man Hee