Estratto dell'articolo di Maurizio Crosetti per repubblica.it
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Gian Piero Gasperini è un uomo tranquillo. Una volta venne quasi alle mani con il Papu Gomez perché non voleva spostarsi di fascia. Un'altra volta spintonò un dirigente della Samp nel tunnel, dopo un'espulsione. Ed è un vero sportivo. Una volta diede del simulatore a Chiesa, un'altra volta a Immobile diede invece del simulatore. Lui non cerca mai scuse. Piglia quattro gol in casa dalla Roma e se la prende col Var per un fuorigioco evidente di un suo calciatore. Sull'altra panchina, rispetto a Gasp, Mourinho sembra don Bosco.
Gian Piero Gasperini non è un litigioso. Non ha mai avuto da ridire con nessuno, a parte Mihajlovic, Commisso, De Zerbi (Gasp si fece cacciare mentre stava vincendo 4-0 contro il Sassuolo), quell'asceta di Pioli, Lotito, Sarri, Simone Inzaghi, Maran e persino Claudio Ranieri, che non saprebbe litigare neppure con Genny Savastano.
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Gian Piero Gasperini è un prodotto della Juventus. Non è stato un campione, ma anche da calciatore il Gasp rompeva. Ad esempio, un labbro a Maradona in un Pescara-Napoli del 1987. Forse non lo fece apposta, però. Quando un suo dirigente diede del terrone a un tifoso del Napoli, invero un po' provocatore, Gasp non fece una piega. E forse volò a Valencia con i sintomi del Covid addosso.
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Resta, di lui, la meravigliosa Atalanta, ma anche l'Inter delle 3 sconfitte in 4 partite, una storia tutta sbagliata. Molto peggio quando prese a male parole un ispettore dell'antidoping a Zingonia, e se la cavò con una nota di biasimo e 378 euro di multa. Scene non bellissime, con Gasp troppo spesso in evidente fuorigioco. Si vede anche senza il Var.
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