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    POVERO IL PAESE CHE HA BISOGNO DI SUPEREROI - DAGLI USA ALL’ITALIA, VOLANO GLI INCASSI DEI FILM SUPEREROISTICI - “JEEG ROBOT” ESCE DAL RACCORDO E FA BENE ANCHE A MILANO - GABRIELE MAINETTI: “QUESTI FILM SONO PER CHI SI ALZA OGNI GIORNO E PENSA CHE NULLA PUÒ CAMBIARE”


     
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    1 - DAGLI USA ALL' ITALIA GLI INCASSI RECORD DEI SUPEREROI CHE SALVANO IL MONDO

    Vittorio Zucconi per “la Repubblica”

     

    JEEG ROBOT LO ZINGARO MARINELLI JEEG ROBOT LO ZINGARO MARINELLI

    Emersi dai fori cadenti e dalle rovine tossiche delle nostre città e delle nostre angosce, nuovi e vecchi supereroi umani, alieni o geneticamente modificati come pannocchie di mais, svolazzano nel cielo delle illusioni per salvare i botteghini dei cinema e la vacillante civiltà occidentale.

     

    In apparenza puro intrattenimento d'evasione, banali "cartoon" umani o umanoidi, i nuovi e vecchi Batman, Superman, Deadpool, affiancati per correttezza politica e pari opportunità da Wonder Woman, e ora dall' italianissimo super eroe per caso, Jeeg Root ribattezzato dalle acque contaminate dei fiumi, intercettano la nuova ed eterna illusione popolare dell'Uomo - e della Donna - forti capaci di liberarci per un paio d' ore dalla realtà opprimente.

    lo chiamavano jeeg robot 3 lo chiamavano jeeg robot 3

     

    Le unanimi stroncature della critica non hanno neppure sfiorato i superpoteri di attrazione commerciale di Batman v Superman, che ha sparecchiato 166 milioni di dollari nel primo weekend in Usa e 249 milioni nei sessantasei paesi dove Ben Affleck e Henry Cavill hanno esibito i loro cospicui pettorali nella penombra di città spettrali. Wade Wilson, l'eroe di Deadpool, trasformato da un paziente affetto dal cancro in un giustiziere mutante grazie a manipolazioni genetiche, è stato il "super eroe" della serie X-Men tra i maggiori incassi per i film targati Marvel.

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    E il discendente umano e ironico dei Mazinga dalle mille valvole, dei Goldrake, degli Anime giapponesi, il Jeeg de noantri, ha raggiunto anche gli onori della politica, citato ironicamente dal candidato del PD al Campidoglio romano Giachetti come unica speranza possibile di rinascita della devastata metropoli capitale.

     

    Che questi nuovi salvatori delle rispettive patrie, con quelli che li seguiranno come l'ennesimo Capitan America in maggio, il sequel di Deadpool già in lavorazione o il branco di aspiranti a futuri giustizieri delle multisale, Aquaman, Cyborg, Flash, siano variazioni del filone classico non cambia il motore del loro successo, secondo soltanto all' irraggiungibile Star Wars.

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    Basta rintracciare la loro storia all' indietro, verso quegli anni '30 che negli Stati Uniti videro la prima affermazione dei supereroi timidamente apparsi all' inizio del secolo, poi riesplosa negli anni '50. Erano quelli i decenni della massime paure, dei terrori impronunciabili e dell'ansia tra la Grande Depressione economica seguita al collasso di Wall Street nel 1929 e la scoperta sconvolgente che anche l'URSS di Stalin possedeva l'arma dell'Apocalisse, la Bomba H e i primi satelliti artificiali.

     

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    La marea crescente e calante degli incubi collettivi porta e poi riassorbe il bisogno di affidarsi a demiurghi, a supermacchine, a benevoli alieni precipitati sulla Terra da pianeti estinti o a mutanti dotati per caso, come Spiderman, per scelta come per Deadpool o per i mirabili effetti dell' inquinamento radioattivo, di poteri irresistibili, per surrogare l'inettitudine delle istituzioni civili nel difendersi da nemici letali. Come gli incubi che affiorarono dal Pacifico generati dalle radiazioni post-Hiroshima o demolirono l' economia, scaturiti dalla finanza tossica dell' America post crack del 2008.

    incredibile hulk incredibile hulk

     

    Superesseri che devono la loro esistenza, più che al "superomismo" nietzschiano, alla fantasia dei grandi disegnatori e sceneggiatori degli albi della Marvel e dei DC Comics, tra i quali sono sempre stati in prima fila i figli, e i superstiti della diaspora ebraica.

     

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    Sono i lontani figli del Golem, il protettore immaginario degli ebrei nel folklore dell' Europa dei pogrom, questi giustizieri dall'apparenza mite e timida da contabile, come Clark Kent, che diventa il Superman immaginato da Shuster e Siegel, figli immigrati ebrei, come il Batman di Robert Kahn, il Capitan America di Jacob Kurtzberg e la nidiata di giustizieri, da Spiderman a The Hulk, di Stanley Lieber.

     

    L' oppressione, il senso di impotenza di fronte alla crudeltà della propria condizione, l'angoscia della storia passata e del presente sono i genitori dei supereroi che infatti tornano a volare contro le ingiustizie e la violenza, anche al prezzo di essere violenti loro stessi, come l' ultimo Superman, insieme bonificatori e distruttore di Metropolis.

     

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    È una condizione di insicurezza collettiva esorcizzata da eroi immaginari contro nemici altrettanto immaginari, perché nella realtà sembra essere il "villain", il criminale, ad avere oggi la meglio, dalla Manhattan del 2001 alla Lahore e alla Bruxelles del 2016. Ma il bisogno di salvatori inevitabilmente filtra dalla "fiction" anche nella realtà, producendo ciarlatani e imbonitori che promettono, con la forza della propria personalità, di tornare a far vincere i "buoni", grazie ai propri superpoteri. Come Donald Trump, il supereroe dalla chioma aliena del nuovo "comic" politico americano.

    gabriele mainetti gabriele mainetti

     

    2 - MAINETTI: HO VOLUTO DARE POTERE AGLI ULTIMI

    Arianna Finos per “la Repubblica”

     

    «In due multiplex milanesi Lo chiamavano Jeeg Robot ha battuto Batman v Superman» racconta con soddisfazione il regista Gabriele Mainetti. Il suo film con Claudio Santamaria supereroe riluttante a Tor Bella Monaca continua il suo viaggio in sala, sfiora i tre milioni di incassi ed è secondo per media copia.

     

    Mainetti, da Batman a Jeeg, perché il mondo ha bisogno di supereroi?

    «A questa domanda Alan Moore rispondeva provocatoriamente che era perché la generazione di ragazzini cresciuti leggendo Marvel oggi ha cinquant' anni e i film sono ancora per loro. Il critico David Bordwell fu feroce contro Nolan e Il cavaliere oscuro perché lo aveva reso un pasticcio di generi in cui non si capiva dove volesse andare a parare. Io questa domanda non me la sono fatta. Mi sono reso conto che oggi c' è un abuso estremo di questo genere. Lo spettatore italiano lo frequenta molto, non mi stupiscono gli incassi di Batman v Superman e Deadpool. Noi abbiamo fatto un'operazione diversa, usato il film di supereroi come genere, integrandolo nella nostra realtà».

    claudio santamaria ylenia pastorelli gabriele mainetti luca marinelli claudio santamaria ylenia pastorelli gabriele mainetti luca marinelli

     

    Il suo eroe all'inizio usa i poteri in modo egoistico.

    «In Italia il potere è visto, purtroppo, come un privilegio, da spendere in modo personale. Il superpotere non fa eccezione. Abbiamo scelto di dare i poteri a un ultimo, qualcuno a cui hanno tolto tutto. Il suo egoismo sarebbe stato giustificato, invece subisce una reale trasformazione grazie all' incontro con il femminile: Alessia, Ilenia Pastorelli, è il vero supereroe».

     

    Il suo Jeeg è diventato un simbolo, anche politico.

    lo chiamavano jeeg robot 2 lo chiamavano jeeg robot 2

    «Ma il mio film non parla di questo, parla delle persone. Non sono un sociologo né un politico, sono solo un regista. Chi ha più autorità e competenza di me rifletta sul perché alcune persone usano questa figura come simbolo, evidentemente non si sentono più rappresentati. Il mio intento era fare del film un veicolo emotivo per chiunque: per chi si alza ogni giorno e pensa che nulla può cambiare. E invece chiunque può farlo, mettendo ciò che ha al servizio degli altri: un concetto che piace a Milano come a Roma».

     

    "Variety" ha definito la storia universale.

    LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT

    «Sì. Mi ha reso felice quel giudizio, significa essere compresi da chi non è italiano. Il viaggio che compie Jeeg non è altro che quello interiore dell' eroe».

     

    Ha visto "Batman v Superman"?

    «Non ancora. Ho visto Deadpool. Mi ha fatto ridere. Hanno fatto molto con 50 milioni di budget. E una campagna di comunicazione da cui c' è molto da imparare».

     

    LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT

    Sta pensando a "Jeeg 2"?

    «Ne discutiamo, sì. Abbiamo idee, siamo spaventati dal deludere le aspettative. Se troveremo un conflitto morale forte e il giusto antagonista per Enzo Ceccotti, magari lo faremo».

     

     

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