‘Il Messaggero’ pubblica alcune anticipazioni dalla lectio magistralis di Roberto D’Agostino alla Triennale di Milano, oggi in viale Alemagna 6 alle ore 19 (ingresso libero fino a esaurimento posti) - Diretta streaming su http://www.afipinternational.com/news/diretta-streaming/
L'INTERVENTO
ROBERTO D AGOSTINO LECTIO MAGISTRALIS ALLA TRIENNALE
Il ventunesimo secolo ha per protagonista una nuova ideologia: la tecnologia. Una sfida rivoluzionaria destinata a stravolgere la nostra vita esattamente come è avvenuto nell'800 e nel ‘900. Uno degli aspetti che distinguono la rivoluzione tecnologica è la realtà digitale. Ovvero il trasferimento della conoscenza e della vita degli individui dalla realtà reale al mondo di internet.
App come Instagram ci consentono di entrare a far parte di una comunità geograficamente locale e globale, che riunisce fotografi amatoriali intenti a scattare, condividere e commentare immagini catturate via smartphone e condividerle su numerosi altri servizi social. Instagram è diventato il social più nuovo e interessante perché ha instaurato un nuovo linguaggio globale che ha preso il sopravvento sulla parola scritta. Grazie a Instagram, io scrivo foto.
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LA FOTOGRAFIA INCLUDE
Mentre la letteratura isola, la televisione esclude, il cinema rende passivo lo spettatore, la fotografia digitale include. Mi attiva perché è condivisibile in tempo reale con il mondo intero. Perché la velocità della tecnologia deride la lentezza di un sms, di un tweet, di un testo. Instagram ci fornisce una filosofia di salvezza. La realtà come volontà e rappresentazione fotografica. La fotografia postata su Instagram non consiste nel vedere ma nel trovarsi là.
Un post significa il massimo di una situazione e il massimo di se stessi. Un pensiero visivo per catturare l'attenzione, perché l'attenzione e potere. Mi vedo vedermi. Siamo degli essere guardati nello spettacolo del mondo (sentenziava con occhio lungo Lacan). Fatta fuori l'ingombrante macchina fotografica, la foto - prima arte democratica della storia - si è reinventata come semplice applicazione di quel supermedium tascabile che è lo smartphone. Roland Barthes nel 1980 scriveva, lungimirante: Nell'era della fotografia assistiamo all'esplosione del privato nel pubblico, o meglio, alla creazione di quella nuova valuta sociale che è la pubblicizzazione del privato.
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Ogni foto, una storia. L'album della mia storia. Il diario della mia vita. Un modo di annotare il passaggio di cose e di emozioni. Mi serve una memoria istantanea, una specie di protesi dello sguardo, una pubblicità immediata di me stesso che spieghi agli altri non ciò che sono ma ciò che vorrei essere. Da una parte, lo strip-tease dell'intimo. Dall'altra, entra il ballo il voyeurismo pubblico. E tale del resto è qualunque esercizio fotografico. Il desiderio di essere visto è altrettanto primitivo quanto quello di guardare. Medesimo il desiderio che lo sospinge: violare il codice dell'intimità, in modo spettacolare o passivo, privato o pubblico.
Partendo da questa tesi, entra in ballo l'aspetto più disturbante e seduttivo della rivoluzione tecnologica: la nostra identità digitale. In un mondo globalizzato che non dà lavoro né assicura benessere, i Millenials devono fare affidamento sul proprio marchio. La loro identità è micro, perché raramente arriva in superficie, ma vive nei capillari dei social media, reality, talent. Si tratta di un'esperienza interiore di sé, piuttosto che uno stato oggettivo di essere famoso.
RIHANNA SU INSTAGRAM
Se l'invenzione della fotografia è stata il preludio dell'arte moderna, la smaterializzazione dell'immagine la trasmigrazione dalla carta al display - è diventata l'arte di costruire il proprio Brand, il proprio marchio personale. Io sono di fatto il presidente, amministratore delegato e responsabile marketing dell'azienda chiamata Io Spa. Foto dopo foto, arriviamo al punto più centrale.
INSODDISFAZIONE
CARA DELEVINGNE SU INSTAGRAM
Nessuno è soddisfatto di se stesso. Lo sappiamo bene di essere fatti male: la felicità dipende dalle nostre aspettative e non dalle effettive condizioni in cui viviamo. Quindi, nonostante i miglioramenti enormi di quest'ultime, l'insoddisfazione è sempre la stessa. La normale reazione umana al piacere non è soddisfazione, ma ulteriore ricerca del piacere. Ecco: l'enorme successo di Internet in qualsiasi classe sociale, dai poveri ai ricchi, ha origine dalla sua capacità, attraverso i social network, di creare un mondo parallelo a quello reale.
CAPODANNO DELLE STAR Rita Ora da Instagram
Tutti amano la Rete perché è diventata un sollievo a tale angoscia che nessuna ideologia è riuscita a cancellare, un'invenzione strepitosa che ha messo in tasca a ciascuno di noi un megafono che molti hanno cominciato ad usare come pensiero visivo. Io sono la mia fiction. Questo porta ad una socializzazione degli individui che secondo alcuni studiosi del comportamento comporta molti rischi. Soprattutto sul piano dello sviluppo delle identità. Completamente scollegate dalla realtà. Ovvero uno pensa di essere qualcosa solo e solamente perché il social network ci rappresenta in quella maniera.
SELFIE E VANAGLORIA
CAPODANNO DELLE STAR Taylor Swift da Instagram
L'aspetto fondante di Instagram sono i selfie che sono in genere considerati banalmente una manifestazione di vanagloria, ma trattasi invece di tentativi, più o meno riusciti, di creare un autentico senso di sé al cospetto del vortice di informazioni che cresce a ritmi esponenziali e in cui essere un individuo autonomo sta diventando sempre più difficile. In un mondo di 7,7 miliardi di esseri umani, di cui tre miliardi sono ormai online, sviluppare un senso di sé autentico è molto più difficile di quanto non fosse prima diciamo nel 2000.
Molte persone ora hanno un blog, ma una volta, quando i numeri erano più piccoli, averne uno di successo era una possibilità concreta. Ora come ora, i blog non hanno più chance.
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