Federico Ercole per Dagospia
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10,100,1000 Bayonetta si scompongono, mutano, ballano e sparano a quasi indeterminati mostri ultradimensionali, li affettano, li motosegano, li torturano e li affliggono in una coreografia incomprensibile e luminosa della quale abbiamo un controllo che è totale ma insieme nullo, posseduti e possessori di questa bellissima, multiforme strega.
Sono trascorsi otto anni dall’ultima danza tra paradiso e inferno della fattucchiera di Platinum Games ed ecco infine arrivare Bayonetta 3 in esclusiva per Nintendo Switch, videogioco d’azione intensa e liberatoria in cui siamo una bella contro le bestie in uno scenario che è sempre di apocalisse cosmica, laddove bene e male si confondono e l’unica luce salvifica è quella di un “eterno femmineo” ribelle ed emancipato.
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Talvolta vacillante sotto il peso della sua ambizione, dimostrando la comunque eroica anzianità della Switch, Bayonetta 3 dimostra tuttavia come la tecnologia non sia il cuore dell’esperienza ludica accecandoci e illuminandoci con sensualità e grazia rarissime, risultando un’opera eccessiva e splendente, un balletto sabbatico postmoderno interrotto da lunghi momenti non interattivi che sono un brillante esempio di come dovrebbe essere un film d’azione, azzerando con poche inquadrature e movimenti di macchina dalla potenza cinetica di quelli di John Woo, ore e ore di ricordi di un cinema di genere per lo più scaduto nelle regioni della mediocrità e del funzionale senza estro.
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Per idee, varietà e visioni Bayonetta 3 è l’apoteosi della carriera ludica della strega, un “tour de force” mozzafiato tra le quinte di un teatro in cui si danza armonizzando parodia ed epica, erotismo e trascendenza, violenza e amore.
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TRA I MONDI
Comincia tutto con uno tsunami che travolge New York, lottando contro un leviatano, surfando sull’altissima onda in uno spettacolo catastrofico e bellissimo. Questa volta la minaccia non è demoniaca o angelica, ma umana: qualcuno sta conquistando un mondo (si tratta di dimensioni parallele) dopo l’altro, utilizzando un esercito di “homunculi”, abominazioni sorte dai corpi delle vittime che assumono forme e dimensioni variamente mostruose.
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In ogni mondo c’è tuttavia sempre una Bayonetta, sebbene la nostra sia la matrice originale, quindi “bayonette” nuove, liquide o egiziane, sempre meravigliose. E ad accompagnare Bayonetta , a sostituirla in qualche missione, c’è anche la giovane e felina Viola che brandisce una katana in maniera persino inconsueta. l’obiettivo è salvare gli universi tramite il reperimento di marchingegni e dello scienziato in grado di usarli (toccherà alla bionda Jeanne in spiritosi livelli bidimensionali), una trama che parrebbe non brillare in originalità se non desse invece adito a sipari sorprendenti per messa in scena e sceneggiatura.
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Durante la deriva tra i mondi, trascorrendo dall’isola di Thule a Tokyo, dal Cairo a Parigi e oltre, si combatte in una variazione perpetua del combattimento, utilizzando strumenti paradossali e talvolta enormi che producono combinazioni continue, trasformazioni animalesche o colossali, effetti speciali allucinanti. Si cambia anche il modo di giocare, dal platform allo sparatutto “spaziale” a scorrimento, dal picchiaduro alla corsa.
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La varietà del gioco è ribadita dalle musiche sempre cangianti, sinfoniche e corali, punk rock e disco music, metal e pop. C’è anche da esplorare più del solito in Bayonetta 3, attività già presente nel secondo episodio e qui espansa, peregrinando per gli spazi in cerca delle tre bestie che garantiscono versioni alternative dei livelli, enigmi basati sull’alterazione del tempo, sfide aggiuntive ed estreme, oggetti da collezionare e bonus.
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INCONTENIBILE
Malgrado la ricchezza e l’efficacia del suo modo di farci giocare, è impossibile non notare e ribadire il limite tecnico di certi scenari (pochi, sono di più quelli affascinanti, soprattutto i metropolitani)di Bayonetta 3, che risultano più poveri e meno ispirati dei precedenti episodi a causa della bassa risoluzione di alcune texture e alla povertà di dettagli. C’è inoltre un “frame rate” (frequenza dei fotogrammi) altalenante, quasi isterico.
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Questi difetti non penalizzano tuttavia l’esperienza, possono addirittura passare inosservati mentre si è soverchiati dall’azione, dai suoni e dalle visioni che si confondono in magnifiche astrazioni. Ci si può lamentare della presunta vecchiezza di Switch, ma risulta sterile perché su questa console ibrida di Nintendo continuano ad uscire giochi unici e straordinari (solo quest’anno Triangle Strategy, Kirby, Xenoblade Chronicles 3, Splatoon 3, Mario Rabbids 2 del quale parleremo prossimamente e chissà cosa succederà con la prossima leggenda di Zelda). Inoltre, cosa fondamentale, senza Nintendo Bayonetta 3 non esisterebbe.
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Il personaggio Bayonetta è un’opera d’arte “vivente” con l’austerità e la grazia erotica di una donna di Gustav Klimt, una giovane Pina Bausch che danza inarrestabile sul palco surreale di un’immaginario favoloso e catastrofico, una forma in movimento perpetuo che il suo terzo videogame riesce a stento a contenere, cedendo alla potenza e bellezza di una coreografia eccessiva che infrange lo schermo e fa tremare la gloriosa Switch dei brividi dell’obsolescenza e di uno sfrenato piacere.
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