Federico Ercole per Dagospia
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Si dipana lenta e fluviale la narrazione per immagini, parole e minimale interazione ludica di Emio L’uomo che Sorride, il ritorno di una serie intitolata Famicom Detective Club nata nel 1988 ed esauritasi l’anno dopo con un secondo episodio, tanto che quest’estate risultò più che sorprendente l’annuncio di un terzo. Invece eccolo su Nintendo Switch questo racconto macabro, assai più giallo che horror.
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Un videogioco che trascorre come un libro illustrato, una cosiddetta “visual novel” non troppo convenzionale e persino mossa, malgrado la sua indolenza misteriosa e le sue illuminanti lungaggini. Scritto con estremo talento da Yoshio Sakamoto -già autore dei primi due antichi episodi nonché “game director” di alcuni capolavori della storia di Nintendo come diversi episodi di Metroid- Emio potrebbe affascinare, con le sue tinte cupe e a tratti interrotte con stile da un umorismo mai scervellato, più i lettori che i giocatori, almeno coloro che non amano già la fissità letteraria ma sempre emozionale di questo tipo di videogame.
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Esperito al buio, con gli auricolari e la Switch in portabilità, l’illusione di avere davanti un libro è assai forte, sebbene ogni dialogo sia doppiato e sottotitolato anche in italiano. Non c’è possibilità di Game Over e si possono commettere errori di valutazione che comunque il gioco correggerà; quindi si potrebbe pensare che non ci sia sfida alcuna. Ma non è così, si tratta infatti di una sfida intima con l’autore, come avviene in tanta letteratura gialla: riuscire ad anticipare le sue intuizioni narrative, interpretare gli indizi e immaginare chi sia il colpevole prima che questo venga infine rivelato; ed è una cosa bella e giocosa.
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MORTO CON SACCHETTO GHIGNANTE IN TESTA
La versione giapponese di una di quelle cittadine americane inventate da Stephen King. Comincia tutto con un cielo da ammirare, azzurro e con qualche rara nuvola. Ma la morte non tarda, ed ecco che il cadavere di un ragazzo di quindici anni viene trovato nei pressi di una remota e sordida stazione idrica. Lo studente delle medie è stato strangolato e sulla testa dello sventurato è stato calato un orribile sacchetto di carta sul quale è disegnato un bieco, sguaiato sorriso. Eccoci dunque ad indagare nei panni dei diciannovenne protagonista (lo si chiama come vi pare) e talvolta in quelli della coetanea Ayumi Tachibana, entrambi assistenti detective della Agenzia Investigativa Utsugi.
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Nel corso di questa storia così corale e ricca di sottotrame e personaggi carismatici, avremo a che fare con alcuni omicidi simili avvenuti diciotto anni prima, con strane sparizioni e morti misteriose e soprattutto con la leggenda metropolitana di Emio, l’uomo ridente che si presenta davanti ad adolescenti che piangono per ucciderli e coprirgli il volto con il suddetto sacchetto che anche egli indossa, affinché questi possano “ridere per sempre”.
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Si tratta di un mosaico del brivido e del mistero composto con arte e da ricomporre con curiosità e passione; forse potrebbero risultare ostiche le prime decine di minuti, finché non ci si abitua a questa ritmica blanda ma crescente e stimolante. Una novella da giocare (perché comunque si gioca anche guardando, scegliendo, decidendo, riflettendo, ricordando) che palpita di parole e immagini nella quale conosceremo “persone” che non si dimenticano, come quelle di un grande scritto, persone che talvolta si sospettano, si disprezzano o si amano.
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La tetra ma dolce investigatrice della polizia Junko Kuze e il suo buffo collega Daisuke Kamihara, il professore dall’etica quasi mistica sull’insegnamento Tsubasa Fukuyama e la dolente sua allieva innamorata e traumatizzata Megumi Morimoto, la barista Shoko e l’ispettore Kamada... Ma ci sono tanti altri personaggi che sebbene siano secondari risultano influenti nella trama, mai trasandati nella loro scrittura e invenzione.
DIALETTICA GIALLA
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In Emio soprattutto si domanda, si valuta con l’osservazione e si riflette. I dialoghi sono prolissi ma avvincenti anche quando si parla di melanzane con un’anziana signora in una casa di riposo, e sono sempre fondamentali per proseguire nelle indagini e quindi nel racconto; sebbene il loro esito non sia mutevole sono comunque determinati dalle scelte del giocatore, altrimenti ci si blocca in uno strano e imbarazzante silenzio. Ci si può fermare a pensare e ad osservare gli oggetti o l’interlocutore per avviare altre opzioni dialettiche. Talvolta Emio meraviglia con immagini dal disegno davvero prezioso, con una lentezza straordinaria per intensità che consente allo sguardo di fermarsi in una contemplazione che è sia estetica che riflessiva.
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Rilassante e mai frenetico nella quotidianità della sua routine investigativa, generatore comunque di suspense e di brivido, Emio L’Uomo che Sorride riesce a conciliare una sporadica comicità al dramma senza che questi si annullino in un pasticcio di toni e lo fa con uno stile talvolta eccezionale, trattando con profondità temi complessi e tragici e risultando in un romanzo popolare che sarà difficile abbandonare senza giungere alla sua ultima “pagina”. L’ennesima cosa non trascurabile sulla vetusta ma ancora gloriosa Nintendo Switch durante il suo grandioso crepuscolo.
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