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Federico Ercole per Dagospia
In uno dei film horror più teorici degli ultimi anni, ovvero The Cabin in the Woods di Drew Goddard, il più che classico gruppo di giovani viene massacrato da creature mostruose durante il solito fine settimana trascorso in una catapecchia nei boschi ma, scopriremo, la mattanza è scientificamente organizzata da un’agenzia governativa affinché questi siano sacrificati ad antichi dei per preservare la salute di tutta l’umanità.
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Un olocausto di ragazze e ragazzi, manovrati come burattini, immolati per una generica salvezza di tutti, che diviene allegoria di un pianeta di potenti, egoisti vecchi che inseguono l’immortalità punendo proprio coloro che potrebbero ribellarsi allo status quo.
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Si tratti di mostri o di super-psicopatici, o degli orrori concreti di oggi quindi pandemie, crisi climatiche o economiche e guerre, sono i giovani sempre più rari le prime vittime, pugnalati e traditi dalla stessa specie che dovrebbero preservare, in un’attuazione della volontà omicida di Abramo, non evitata dalla mano pietosa di nessun dio. Nessun genere come l’horror è più indicativo di questa aberrazione, di questo controsenso.
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Così ecco The Quarry, il nuovo horror di Supermassive Games, già responsabili di Until Dawn e dei seriali Dark Pictures Anthology, che ci pone al controllo di un gruppo di ragazzi in un camping, durante una notte di luna piena, allestendo lo scenario di un prevedibile e possibile massacro. Possibile appunto e questo cambia tutto rispetto al cinema che si limita, quando non superficiale, a criticare una società figlicida, perché trattandosi di un videogioco possiamo tentare di opporci al massacro sebbene non sia così facile.
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Uscito per PlayStation e Xbox, The Quarry è la meno interattiva delle opere di Supermassive Games, che già non lo sono mai troppo, e senza dubbio la più filmica, ma èal contempo il loro lavoro più illuminato e perentorio perché, come nella vita, è sufficiente un solo errore per decretare la morte di uno dei personaggi. Questa volta infatti, nel caso ci sbagliassimo o ci distraessimo premendo il tasto errato (cosa facile per quanto sono rari gli eventi che richiedono una simile interazione) condannando all’estinzione lo sventurato giovane, non potremo ricaricare il capitolo del videogame per rimediare. Solo una volta concluso il gioco avremo la possibilità di cominciare da capo con opzioni salvifiche.
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ALLA LUCE GRIGIA DEL PLENILUNIO
Preceduto da un breve prologo che ci fa intuire presenze spettrali e licantropiche, The Quarry ci muove poi nel pomeriggio assolato che conclude il soggiorno in un camping lacustre di un piccolo gruppo di animatori. I bambini sono già partiti e uno dei giovani, con innocenti mire d’amore, sabota il pulmino costringendo i suoi colleghi a trascorrere ancora una notte nel luogo ormai deserto, una notte di festa.
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Conosciamo con un’efficace e intimista lentezza il simpatico, oppure antipatico (dipende molto da chi gioca e come gioca), gruppo di giovani animatori neppure troppo stereotipato: la timida artista Abi, lo spigliato nerd Dylan, la bella e cinica Emma, lo sciocco ma bello Jacob, l’irruente e concreta Katylin, il tenero Nick e il solitario e determinato Ryan.
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A questi, comunque interpretati da attori professionisti più o meno noti, si aggiunge un cast di comprimari dal volto di stelle di culto come Lance Henriksen, David Arquette, il mitico Ted Raimi fratello di Sam, e la lynchana, sempre più inquietante e meravigliosa, Grace Zabriskie. Il lavoro svolto da Supermassive sui volti e i corpi degli interpreti e impressionante nel suo fotorealismo, sebbene talvolta i primi piani abbiano qualcosa di fin troppo odontotecnico, mettendo in risalto eccessivo denti e gengive.
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Comincia la festa con un falò e il gioco di “obbligo e verità” che metterà in crisi le coppie già formate o in via di formazione, e poi il delirio: sangue e ululati. Il gruppo tende a dividersi, facendo il più classico degli errori horror, e gestiremo in un montaggio precalcolato le vicende di uno o dell’altra, salvo che non periscano, lasciandoci comunque con una sconsolata tristezza, o almeno quel sentimento che si può provare per la dipartita di un personaggio fittizio, vaghi rabbia e dolore dovuti al senso di colpa per avere mancato alle proprie responsabilità di giocatore.
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(QUASI) TUTTO IN UNA NOTTE
Nel corso dello svolgimento inarrestabile e cinematografico di The Quarry al giocatore sono concesse brevi parentesi di esplorazione di luoghi boscosi e interni tetri illustrati con ispirazione e precisione, l’opzione di determinare l’esito di alcuni dialoghi, scelte drastiche e assai pochi, “quick-time event”, eventi in tempo reale durante i quali premere combinazioni di tasti mai elementari e ripetitivi come in questo videogame, eppure complessi e imprevisti proprio per questa rarefazione che li rende fondamentali. Durante rare occasioni possiamo anche sparare, tre o quattro drastici ma indimenticabili proiettili in tutto il gioco.
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The Quarry richiede attorno alle otto ore per essere completato, tuttavia risulterà inevitabile ricominciarlo per rivelare tutti i suoi oscuri segreti , tentare nuove strade e soprattutto per salvare i malcapitati che la nostra imperizia e pigrizia hanno sacrificato. Vale davvero la pena rigiocare The Quarry, perché può risultare in più occasioni sorprendente.
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Da giocare durante le notti calde e avare d’acqua di questa estate brutta e rovente, per trarvi lezioni di etica, metafore o puro divertimento da brivido, The Quarry è un’opera coinvolgente, forse la più ispirata di Supermassive Games, un videogioco horror che si mimetizza in cinema ma che ci rende partecipi delle sue spietate vicende con emozioni ed empatia. Bellissimi, spaventosi e nuovi i licantropi così glabri e umani.
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