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Federico Ercole per Dagospia
Lo spazio riconoscibile, quasi familiare ma al contempo estraneo e sconosciuto, persino sinistro, di Pikmin 4. Ameni giardini con aiuole fiorite, spazi giocosi e ombreggiati bagnati dai ruscelli, spiagge dorate dove si ergono superbi castelli di sabbia. E in questi luoghi così umani, ecco le decine di oggetti dell’umanità, i più vari: un termometro, un cacciavite, un Game Boy, una paperetta di gomma…
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Manca solo l’umanità, come se questa fosse appena sparita lasciando, sorpresa, disordinate vestigia di una quotidianità interrotta. Si muovono invece per questi ambienti che chi gioca osserva da un punto di vista infinitesimale, tanto che tutto appare colossale, strane bestie ripugnanti, alcune affascinanti ma componenti un bestiario degno di un fanta-horror dove interpretiamo minuscoli naufraghi dallo spazio profondo, “stranieri in terra straniera”.
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Il quarto e nuovo episodio di Pikmin, serie inventata da quel demiurgo assoluto del sogno elettronico che è Shigeru Miyamoto (Donkey Kong, Super Mario, Legend of Zelda…) è uscito su Nintendo Switch ed è proprio il più drastico nel sottolineare gli estremi qui sopra citati e già visti o intravisti nei precedenti episodi: l’estetica tenerissima insieme a quella dell’orribile, il realismo dei panorami stralunato dall’immane e dal piccolo, una giocosa dolcezza e una grande violenza.
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Si tratta di un videogame strategico in tempo reale giocabile a qualsiasi età proprio per i suoi buffi e deliziosi protagonisti, anche se talvolta risulta severo, addirittura ostico; tuttavia è l’adulto che può comprendere Pikmin 4 in tutta la sua crudeltà e durezza, una grande, dolorosa e spassosa allegoria sul colonialismo e lo sfruttamento che risulta assai divertente da esperire e profonda da meditare.
ANCHE LE PIANTINE PIANGONO
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I Pikmin sono creaturine vegetali deambulanti e quasi antropomorfe che dimostrano subito generosità, affezione e una devozione da kamikaze per il soccorritore spaziale e a sua volta naufrago di Pikmin 4, come prima d’altronde per tutti gli altri personaggi principali della serie. Ci sono svariate tipologie di Pikmin, tutte utili in determinate condizioni ambientali, difensive o offensive e questo episodio è quello che vanta la maggiore varietà. I classici Pikmin rossi, gialli e blu, i primi resistenti al fuoco gli altri all’elettricità e all’acqua. Ci sono Pikmin pietrosi, più robusti, ghiaccianti e addirittura iridescenti, così che questa volta possiamo esplorare anche di notte, quando le bestie sono più pericolose.
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Altra peculiarità di Pikmin 4 è Occin, una specie di cane a due zampe che aiuta il protagonista nella sua missione di soccorso della pletora di naufraghi dispersi per il pianeta. Questo “cucciolo” si rivela assai utile durante l’esplorazione e gli incontri con la fauna ostile.
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Obiettivo principale del gioco è recuperare e trasportare, risolvendo enigmi ambientali e lottando, gli oggetti che serviranno, una volta elaborati, per ripristinare l’energia dell’astronave e partire quindi da quelle lande inospitali portandosi dietro gli innumerevoli naufraghi, compreso Olimar, il protagonista del primo episodio, il primo che venne a contatto con i Pikmin. Ci portiamo dietro decine di vari Pikmin per ambienti luminosi o in strane cave, gli ordiniamo di agire e questi scavano, tirano, spingono, nuotano, combattono, cantano, costruiscono. Spesso muoiono, dissolvendosi in un’eterea, fumosa, piangente animella.
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IL SOAVE PARCO GIOCHI DELLA CRUDELTÀ
È “doloroso” guidare i Pikmin al macello quanto è gratificante riuscire a mantenerli vivi e vegeti, ma spesso risulta impossibile non perderne qualcuno che si estingue masticato, schiacciato, affogato, bruciato o dimenticato solo, nel buio della notte. Talvolta, specie contro i mostri più grandi e ostili, se ne sacrificano decine. C’è inoltre la possibilità di riprovare il ciclo di azioni per salvare più Pikmin, tuttavia spargere un poco di sangue vegetale è spesso funzionale, perentorio. D’altronde, dopo un’ipocrita lacrimuccia, che ci importa? Basta piantare altri semi…
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Pikmin 4 non tratta della crudeltà della natura ma di quella dell’uomo, anche se qui ci sono strambi ometti spaziali, qualcuno di loro persino ammalato di uno strano morbo che li trasforma in creature fronzute. Questa volta non si prova quello straniante senso di solitudine e non si percepisce quel rapporto esclusivo con l’alieno come nei precedenti episodi a causa della presenza, nel campo base, degli innumerevoli naufraghi progressivamente salvati, ma è assai potente il mistero che ammanta il pianeta e davvero intrigante la sua possibile risoluzione.
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Pikmin 4 è l’ennesimo grande videogame di una Nintendo che sembra inarrestabile nella sua proposizione di straordinarie esclusive, bellissimo da vedere malgrado la presunta obsolescenza tecnologica della Switch; un gioco che può dilettare per partite di un quarto d’ora o essere giocato senza tediare per lunghe sessioni, risultando rilassante quanto straziante.
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