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Federico Ercole per Dagospia
Nessuna applicazione in realtà aumentata fondata sulla geolocalizzazione ha avuto il successo di Pokémon Go, uscito durante l’estate del 2016 e diventato per qualche mese un fenomeno globale, tanto che persino quella zia che non ti saresti mai aspettato parlava con disinvoltura e orgoglio di “rattata”, di “charizard” o di “squirtle”. Dopo pochi mesi il successo sembrò sfumare ma non fu così, si spensero solo i riflettori dei media e Pokémon Go è perdurato, si è arricchito di contenuti e modalità, continuando a coinvolgere milioni di giocatori in tutto il mondo, uno straordinario sistema di avventura elettronica per le vie della città che si animano di vita virtuale, di esistenze numeriche nello spazio quotidiano, di mete invisibili ai più che spingono a percorrere chilometri, un’altra realtà nella realtà.
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Tuttavia una crisi si comincia a intravedere, la magia si estingue, ed è cominciata con la pandemia di Covid che ha negato per qualche tempo uno degli aspetti più coinvolgenti del gioco, quello di ritrovarsi insieme agli altri “allenatori” per sconfiggere e catturare creature fortissime e leggendarie. Durante quei mesi di malattia e reclusione, Niantic introdusse i biglietti per partecipare ai cosiddetti “raid” anche da distanza, ma questi “pass” non furono eliminati dopo la fine dello stato d’emergenza, viziando così i giocatori con la loro comodità. Oggi i biglietti, in un gioco free-to-play che si poteva giocare spendendo nulla o pochissimo ricavandone comunque grandi soddisfazioni, sono venduti ad un prezzo che contribuisce invece ad alimentare il meccanismo perverso delle microtransazioni e sono rimasti davvero in pochi coloro che si ritrovano di persona come ai vecchi tempi.
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Niantic ha provato più volte a bissare il trionfale esito di Pokémon Go, persino con un gioco dedicato al più che famoso Harry Potter, ma ha fallito. Chissà come andrà quindi con la sua nuova applicazione, ovvero Monster Hunter Now, dedicata al mostruoso simulatore venatorio di Capcom, successo clamoroso un tempo solo in Giappone e oggi invece diffuso ovunque. Già durante le prime ore dal suo lancio Monster Hunter Now è stato scaricato da cinque milioni di novelli cacciatori di mostri, un numero che sta crescendo ora dopo ora, perché d’altronde se c’è un bestiario fantastico che può tentare di non essere travolto dal carisma di quello ricchissimo dei Pokémon è proprio quello dei videogame di Capcom.
A CACCIA PER STRADA
Gli ecosistemi si mischiano, giungle, paludi e deserti si sovrappongono alle vie sotto casa, invadono i parchi e i monumenti. E in questi ambienti si muovono i mostri, grandi e piccoli ma sempre pericolosi. L’impatto iniziale del gioco, dopo un lungo “tutorial”, è più che positivo perché Niantic è riuscita ad adattare con indubbia efficacia le complesse dinamiche ludiche di Monster Hunter per renderle possibili su smartphone, senza penalizzare troppo l’azione sfrenata e la strategia della serie originale.
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Combattere le creature, schivando e attaccando tramite la pressione di un dito sul touch-screen risulta un’attività immediata e divertente, sebbene sia necessario fermarsi quando si tratta di affrontare mostri più grandi e pericolosi, ma è meglio così per la propria sicurezza, onde non replicare gli incidenti della prima era di Pokémon Go, gioco al quale ora, per consuetudine, si può catturare una creatura anche in marcia guardando a malapena lo schermo. Non era facile implementare su un’applicazione per smartphone un sistema di combattimento così appagante e reattivo. Completando le missioni di caccia e di raccolta delle risorse si sale di grado, potendo così forgiare nuove armi e armature nello spirito dei videogame della serie.
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I modelli dei mostri e dell’armamentario sono degni di nota e sebbene finora si siano viste poche (bellissime) creature è certo che altre ne giungeranno, catalogate poi in un utile quanto suggestivo bestiario. Insomma per quanto esperito finora Monster Hunter Now possiede un suo valore ludico indiscutibile, risultando assai più sofisticato dell’ormai decadente Pokémon Go, almeno come videogioco. Ma...
DUBBI
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Nella serie dei videogiochi di Monster Hunter è possibile, con perizia, strategia e impegno, affrontare da soli anche le creature più micidiali, quelle intese per essere sconfitte cooperando con altri giocatori, in una squadra di quattro. Anche qui si possono formare gruppi di quattro giocatori, ma il singolo sarà in grado ugualmente di cacciare i mostri più insidiosi?
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Bisognerà inoltre vedere se sarà possibile creare tramite le risorse raccolte gli oggetti curativi necessari, perché ogni giorno Monster Hunter Now concede cinque kit di pronto scoccorso che potrebbero non essere sufficienti per un’attività venatoria prolungata mentre le altre sono in vendita ed acquistabili con una valuta, le gemme, difficilmente ottenibile tramite le proprie imprese, quindi in alternativa solo con soldi veri. C’è quindi il rischio che il successo in MH Now tenderà a dipendere troppo dalle microtransazioni, ma è troppo presto per esserne certi.
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Le potenzialità di questo Monster Hunter sono innumerevoli e queste prime ore di gioco tra i mostri che irrompono nel presente sono state appassionanti così che questa nuova applicazione di Niantic non può che destare meraviglia per la cura e il rispetto verso gli originali e i loro giocatori di lunga data con cui è realizzata. Le potenzialità ci sono quindi, c’è solo da sperare che l’avidità non seppellisca tutto e che da “free to play” Monster Hunter Now non diventi un “pay to win”, dove il cacciatore più forte è quello più disposto a ricorrere alla carta di credito.
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