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Federico Ercole per Dagospia
Tornare a muoversi in quel parco dei divertimenti grandguignoleschi che è Resident Evil 8 Village con un’espansione connessa al suo epilogo, nelle vesti trasandate e con il brutto cappellino dell’invece bellissima e bionda Rosemary Winters detta Rose, una giovane ragazza il cui viso sembra ispirato a quello minuto, simpatico quanto affascinante dell’attrice Amanda Seyfried.
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Si tratta di Shadows of Rose, il cui obiettivo sarebbe quello di concludere l’arco narrativo di Ethan Winters cominciato nel settimo episodio e che invece alimenta altri misteri in una saga la cui storia è diventata sempre più contorta e confusionaria in un’accezione che non nega tuttavia una raccapricciante magnificenza, una trama che funziona soprattutto quando si dissocia dalla narrazione più canonica e si inserisce nelle vie di un horror diverso, quello derivato da Texas Chainsaw Massacre di Tobe Hooper, da The Hills Have Eyes o da People Under The Stairs di Wes Craven, fino a dipingere di tinte splatter i film in bianco e nero dell’Universal con i loro mostri “classici” o a ripristinare le suggestioni gotico-americane dei lungometraggi di Roger Corman ispirati ai racconti di Edgar Allan Poe.
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Shadows of Rose è una novella dello spavento esperibile in poche ore (tre se correte, il doppio se fissate ogni panorama e ambientazione ma soprattutto se giocate nella modalità più difficile) pensata per chi ha terminato il gioco principale, riuscita nel mantenere quella bizzarria barocca dell’orrore a cui tanto deve il successo di Village.
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ROLE OF ROSE
La giovane Rose, che abbiamo cercato ovunque nel ruolo del padre Ethan nei terrificanti luoghi di Village, è adesso una fanciulla mutata e traumatizzata in seguito agli orribili esperimenti condotti dalla malefica Miranda; evanescenti tracce muffose le macchiano il corpo conferendole strani poteri, cosicché la sua infanzia da orfana è trascorsa tra solitudine è bullismo.
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C’è tuttavia la speranza di annullare i poteri, di ricondurre Rose ad un’anelata “normalità”, perché sepolta nella memoria collettiva di un pulsante, mostruoso micete giace un cristallo in grado di guarirla. Così la ragazza sprofonda in un fungoso incubo che ci porterà in luoghi già visitati ma rinnovati in funzione di questa nuova avventura.
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Il castello è qui invaso da pulsanti blob ematici dai quali sorgono creature corrose e colano cloni torturati di Rose. Si vaga nel ricordo allucinato della casa dei genitori e si cammina ancora tra le viottole innevate del villaggio. Ci sono alcuni enigmi affascinanti e macabri, si spara e si utilizza il potere di Rose per polverizzare piante brutte e ingombranti o rallentare i nemici. C’è anche un lungo e molto riuscito segmento nel quale non si fa altro che nascondersi e fuggire.
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Shadows of Rose riesce a spaventare (una paura da salto sulla sedia, liberatoria e non angosciante) e a tratti a disgustare con successo, risultando un’ottima esperienza da Halloween, festa intesa nel suo essere evento pseudo carnascialesco. Le atmosfere dell’espansione risultano note ed ignote insieme, suoni e musica partecipano con successo ad alimentare questo festoso e fastoso soggetto macabro. Dispiace che la ritmica così dilatata dell’inizio e della seconda parte acceleri troppo nella fase conclusiva, quasi una sintesi forzata che non riduce comunque il valore ludico ed estetico di questa più che godibile operetta d’appendice.
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IN TERZA PERSONA!
Shadows of Rose abbandona la visuale in soggettiva adottata dal settimo episodio per tornare a quella in terza persona, vediamo dunque la protagonista che si muove nello spazio “inquadrata” come se avesse una macchina da presa alle spalle. Ora, senza ripudiare la visuale in prima persona, questo modo di vedere l’azione risulta assai più consono a Resident Evil, più giusto.
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Nel settimo episodio la prima persona della soggettiva funzionava in maniera straordinaria se si giocava con il visore per la realtà virtuale di PlayStation, tanto che quel videogame rimane ancora oggi una delle rarissime e più riuscite esperienze per la VR. In Village invece si è sentita la mancanza di una versione per la realtà virtuale (in via di sviluppo) sebbene il fascino dell’opera rendesse comunque l’utilizzo della prima persona più che accettabile.
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Ma con Shadows of Rose arriva anche la possibilità di vivere o rivivere tutto Village in terza persona ed è un’emozione giocosa travolgente, trasformandosi l’ottavo episodio della saga di Capcom in qualcosa di nuovo, senza nulla perdere della sua potenza, che anzi risulta amplificata, più connessa ad un’estetica storica. Si tratta ovviamente di un’impressione “soggettiva”, c’è chi preferisce ancora lo sguardo in prima persona, ma mi è parso più divertente sia esplorare che sparare, ricavando brividi ancestrali da Resident Evil neoclassico.
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Espansione generosa, considerato anche il prezzo relativamente economico, il Winters Expansion Pack oltre Shadows of Rose e l’opzione (ribadisco, strepitosa) della terza persona, contiene anche nuovi personaggi, tra cui Chris Redfield e soprattutto la “felliniana” vampira Dimitrescu, da impersonare nella frenetica e ostica modalità “mercenari”. Per continuare a espandersi e allungarsi ancora nelle ombre del Villaggio in attesa delle prossime mutazioni e variazioni, il prossimo anno uscirà il remake del quarto episodio, di Resident Evil.
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