DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Federico Ercole per Dagospia
Dopo oltre dieci anni di lavoro alternato e interrotto ecco infine l’opera nuova degli artisti di un videogioco inteso anche come “pittura” che sono i Vanillaware di George Kamitani, ovvero Unicorn Overlord per Nintendo Switch, Playstation e Xbox, che con Odin Sphere Leifthrasir, forse ancora di più, risulta il loro lavoro più compiuto, quasi perfetto nella sua geometria ludica e artistica, con i diversi elementi della sua strategica giocosità che edificano un’esperienza grandiosa grazie alla loro funzionalità e dipendenza reciproca, così che nulla risulta inutile o accessorio.
Nato da un’idea di Takafumi Noma, alimentata e ingigantita nel tempo durante gli altri lavori di questo studio fenomenale, Unicorn Overlord è un gioco di ruolo strategico assai peculiare e unico nella sua forma, sebbene mantenga e rilanci una diegetica fantasy-medievale propria di classici come Tactics Ogre o Final Fantasy Tactics. Qui tuttavia è tutto più organico, non segmentato, diffuso in un’esperienza che trascorre dall’esplorazione, alla narrazione e all’azione tattica con una naturalezza inedita, in parte solo intravista in altri videogiochi esemplari di questo genere come Fire Emblem Three Houses o Triangle Strategy.
Unicorn Overlord si svolge con una fluidità fluviale durante le decine di ore necessarie al suo completamento, senza mai stancare chi lo gioca sebbene si faccia vieppiù contorto e complesso, educando alle sue dinamiche con la lentezza e la perizia di un savio mentore, risultando rilassante per gli occhi, la mente e le mani anche quando diviene più frenetico nell’urgenza di un pensiero strategico, tragico nella messa in scena del dramma e ostico nell’organizzazione delle proprie truppe di ribelli, così che ogni difficoltà non risulta mai insormontabile.
Unicorn Overlord non è tuttavia un videogame facile, ma fornisce ogni mezzo per riuscire infine a superare gli ostacoli in una maniera che non umilia l’intelligenza e il desiderio di sfida di chi lo esperisce, riuscendo ad essere al contempo motore di soddisfazioni, emozioni e divertimento mai convulso, sempre riflessivo e contemplativo.
CONTRO L’USURPATORE
Si tratta di Alain, fuggito ancora infante grazie al fedele cavaliere Josef dal suo regno usurpato dalle mani matricide di un generale traditore. Ormai ragazzo Alain comincia ad intraprendere il viaggio lunghissimo della sua rivalsa con quei pochi alleati ai quali, con una lenta gradualità, se ne aggiungeranno innumerevoli mentre si liberano villaggi, città e infine reami dal giogo dell’impero. Si “controllano” le unità di un piccolo esercito, inizialmente due per ciascuna, ma con il tempo cresceranno fino a cinque elementi grazie alla fama di liberatore ottenuta da Alain e alle medaglie ottenute con le nostre imprese.
Cresce anche il numero di unità da schierare contro quelle nemiche in battaglie la cui dinamica può sembrare assai poco interattiva perché lo svolgimento è squisitamente automatico, ma non lo è affatto; muoviamo i nostri gruppi di ribelli per una dettagliata e bellissima mappa che vediamo con un visuale isometrica verso i nemici e sappiamo da subito quale sarà il risultato dello scontro, così da potere scegliere i nostri soldati più adeguati alla vittoria.
Ecco qui è necessario un pensiero strategico a priori, perché è rigorosamente importante “programmare” i membri di ogni unità affinché siano efficaci in maniera offensiva e difensiva in base alla loro “classe” (ce ne sono davvero innumerevoli di magiche, guerriere, cavalleresche, bestiali e volanti) e in funzione della sinergia con i loro alleati. Nemici imbattibili da una certa unità saranno deboli contro un’altra, ma è fondamentale per vincere studiare il giusto percorso nel campo di battaglia mentre il tempo scorre, malgrado possa essere arrestato per pause riflessive, e i nostri combattenti rischiano di essere intercettati da avversari per essi letali o di stancarsi dopo troppi scontri. C’è una frenesia controllata nelle battaglie di Unicorn Overlord, causanti un’estasi estetica e strategica.
Quando non si lotta si può esplorare la mappa a piacere, raccogliendo risorse, trovando sfide opzionali, fermandosi nelle taverne delle città liberate per consumare pasti disegnati con la consueta “arte culinaria” comune ai giochi di Vanillaware, scoprire ruderi e monumenti misteriosi presso i quali sarà saggio tornare in fase avanzata. La libertà di avventura ed esplorazione, in un ciclo di giorno e notte, alimenta non solo la scoperta ma il proprio attaccamento alle truppe, l’illusione di una sentita affezione.
ARTE DELL’ANIMAZIONE
È durante i momenti di narrazione e battaglia che emerge l’arte dell’illustrazione e dall’animazione bidimensionale di Vanillaware, scenari e corpi dipinti, mossi con uno stile sublime. Le battaglie automatiche e non interattive si lasciano ammirare in tutto il loro svolgimento malgrado si conosca già l’esito proprio per la loro bellezza, per vedere come si comportano i singoli guerrieri delle nostre unità per ottenere una vittoria o cedere alle forze nemiche. Meravigliosi “sprite” enormi contro altri “sprite” enormi su panorami di selve, paludi, deserti, ruderi, ghiacci, rocche che non sono mai inerti ma viventi di piccole e significative animazioni, esaltate dal lirismo poetico di luci, fenomeni atmosferici, suoni e musica.
Unicorn Overlord è un’altra delle tante opere d’arte di questi mesi gravi di crisi, adesso anche videoludiche; la dimostrazione di una grandezza estetica e ludica, di una maturità che potrebbe scadere in futuro in una miserabile, infeconda vecchiezza o in un’illuminata e saggia anzianità dal quale possa trarre esempio una giovane vita nuova.
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