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    DAGOLETTORI SCATENATI CONTRO GIANCARLO DOTTO CHE S’ERA “GIOCATO FACCIA E REPUTAZIONE” VATICINANDO LA VITTORIA DELLA ROMA IN CHAMPIONS: “NON AZZECCHI UNA PREVISIONE DA ANNI”, “DATTI ALL’IPPICA”, “CAPISCI DI PALLONE QUANTO MALGIOGLIO DI FIGA”


     
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    GIANCARLO DOTTO GABBIANO GIANCARLO DOTTO GABBIANO

    Riceviamo e pubblichiamo:

     

    Lettera 1

    dotto dotto

    Dotto sei un coglione, pensa tutti i favori che sta avendo la roma e poi vergognati che non azzecchi una previsione da anni

    Ale

     

    Lettera 2

    Dotto deve capire che non basta saper scrivere o aver un curriculum giornalistico-pallonaro importante per potersi ergere a profeta/guru del football nostrano. Lui, come tanti altri giornalisti mestieranti e personaggi degni della cena Trimalcionis, non riesce proprio ad essere obiettivo. Come tutti i tifosi.

    Gegia Malcone

     

    Lettera 3

    Caro Dago, una così bruciante sconfitta richiede un sacrificio umano. Quindi consiglio Dotto di salire sul Colosseo e di lanciare nel vuoto la figurina di Totti.

    Roberto

     

    Lettera 4

    Sig Dotto cambi sport non mi sembra adatto a commentare il calcio consiglierei l"ippica

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    Cosimo

     

    Lettera 5

    ah Dotto, (giornalista a sua insaputa ) facce tarzan....

    Gildo

     

    Lettera 6

    Caro Dago, è pertanto certezza che Dotto capisca di pallone quanto Malgioglio di figa.

    Con affetto

    98%

     

    Lettera 7

    Gabbiani e storni romani annunciano lo sciopero della fame: gli fa schifo dover cagare su Dotto!!

    Pessoa69

     

    Lettera 8

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    Dago ahò

    Dotto scrive da DDio ma è un cojone .... come dimo noi a roma in senso affettuoso ahò

    becerus

     

    Lettera 9

    Giancarlo Dotto, giornalista non romano ma giallorosso, aveva dichiarato di essere pronto a giocarsi la faccia e la reputazione che la squadra di Rudi Garcia avrebbe superato il turno. “Se non dovesse accadere, chiedo a tutti i gabbiani di Trastevere e Testaccio di scaricarmi addosso fino a domenica inclusa i loro schifosi escrementi per punirmi di tanta vaticinante tracotanza. Lo so che la Roma passerà”.

    DISFATTA ROMA: I GABBIANI A CACCIA DEL GIALLOROSSO DOTTO.

    Saluti dalla Curva Nord

     

    Lettera 10

    Caro Dotto, sei proprio un dilettante, anzi, un romanista, che è peggio come direbbe Quattrocchi. Ma come, lo sanno pure i sassi che nel calcio porta sfiga chiamarsi le vittorie e tu che fai? Fai una sparata che neppure il Renzi dei tempi migliori. Morale: taaaaac, due pere del City e a casa. Ma sullo scudetto non c'hai un'altra delle tue sapienti sparate da propinarci? Ahahahahahahaha. Caro Dotto, non è colpa der Sistema se avete meno scudetti persino del Genoa, ma è colpa vostra: avete la mentalità vincente solo quando si tratta di spararla grossa...

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    Francesco.

     

    Lettera 11

    Spett.Dagospia?

    Come mai continuate a servirvi della collaborazione di Giancarlo Dotto, visto le ripetute volte in cui ha dimostrato di non possedere nessuno degli obblighi e requisiti propri di un giornalista, come l'obiettivita', il rigore morale e l'amore per la verità? Egli è soltanto un tifoso della Roma, quindi spaccone, coatto e soprattutto reso continuamente cornuto dalla sua squadra,  che lui tanto ama , da cui viene tradito ogni volta.?Forse anche il dr.D'Agostino soffre della stessa malattia? 

    Sarebbe l'unica spiegazione valida.?

    Grazie?Luigi A. Belliazzi

     

    Lettera 12

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    Caro Dotto i tifosi della Lazio ti hanno lasciato dopo la vittoria nel derby del 26 maggio 2013 con: "La questione è concettualmente bacata alla radice. Aria fritta. Aquile monche. Il tema non è chi sia la prima squadra di Roma, ma se esista davvero un'altra squadra oltre la Roma. Quesito meno tracotante e villano di quanto sembri. E di facile soluzione, senza star lì a pescare nel torbido di quel bordello assolutamente irrilevante che è la Storia (date, prove, testimonianze), per sancire da pedantoni un prima e un dopo. Ciò che fa della Roma non la prima ma l'unica squadra della capitale è sotto gli occhi di tutti....." ti ritrovano con: "Botta tremenda. Quella di Nasri. E tutto quello che si porta via. Sfratto brutale. Esultano inglesi e gabbiani. Vince il migliore. Mezzo City, ma troppo City. Roma più che mai depressa tra calcio e cronaca.... " Caro Dotto la verità inconfutabile è nei numeri... la LAZIO è la PRIMA SQUADRA DELLA CAPITALE.... il resto , un po' come Te, fa volume....

    I tifosi della SS LAZIO

     

     

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    CALCIO DOTTO - MI GIOCO FACCIA E (EVENTUALE) REPUTAZIONE. LA ROMA DI RUDI GARCIA DOMANI SERA FARÀ IMPAZZIRE DI GIOIA I SUOI TIFOSI E L’OLIMPICO SARÀ UNA FESTA. ORA VI RACCONTO PERCHÉ

     

    Non dovesse accadere, chiedo a tutti i gabbiani di Trastevere e Testaccio di scaricarmi addosso fino a domenica inclusa i loro schifosi escrementi per punirmi di tanta vaticinante tracotanza. Lo so che la Roma passerà e ora vi racconto perché….

     

    Articolo di Giancarlo Dotto per Dagospia del 9 dicembre 2014

     

    Mi gioco faccia e (eventuale) reputazione. La Roma di Rudi Garcia domani sera farà impazzire di gioia i suoi tifosi e l’Olimpico sarà una festa. Non dovesse accadere, chiedo a tutti i gabbiani di Trastevere e Testaccio di scaricarmi addosso fino a domenica inclusa i loro schifosi escrementi per punirmi di tanta vaticinante tracotanza. Lo so che la Roma passerà e ora vi racconto perché.

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    Garcia, Totti, De Rossi, Florenzi e tutti gli altri lo devono a sé, prima che ai loro tifosi. Aggiungo Walter Sabatini. Lui è contagioso anche da distanza. Sanno di essere una grande squadra, ma hanno bisogno di darsi una prova inequivocabile, un poster gigante da inchiodare nella mente, perché quello che sanno diventi quello che sono. La partita con il Manchester City arriva ideale. Non ci sono scuse.

     

    Questa Roma deve anche brutalmente rispondere alla parte mortifera e antropofaga della città, quella dotata di tastiere e microfoni. Non tutti, certo, ma i più rumorosi, quelli che riescono a certificare la propria esistenza solo arruolandosi in un plotone d’esecuzione. I bersagli cambiano, la sete di sangue mai.

     

    Gentucola che ha un solo modo di rimpinzare il proprio ego malconcio, sparare e massacrare. E’ questo miserabile luna-park il peggio della Roma pallonara. L’ultima grande novità, in fatto di entità da impallinare, è Rudi Garcia (De Rossi ci ha fatto il callo o forse no, sicuramente no, ce ne sono di pieghe amare sotto la barba).

     

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    Venerato fino poche settimane fa, si dice e si mormora del francese di sangue andaluso che si è “romanizzato”, che è diventato “arrogante” e che, soprattutto, si è “innamorato”, che a Roma equivale a dire “rincoglionito”. Si rimprovera a Garcia quello per cui lo si celebrava fino a ieri. Di essere stato temerario contro il Bayern, suicida nell’aggiudicarsi uno scudetto non ancora vinto, pazzo e sconsiderato nelle scelte a Mosca e con il Sassuolo.

     

    Cecchini di ogni sponda ci spiegano con la solita, infallibile scienza del poi che il tecnico romanista ha privilegiato il Manchester al Sassuolo. Ridicolo. Garcia voleva quella vittoria sabato sera più di ogni altra cosa. Parliamo di un uomo che fa dell’ottimismo il suo metodo e dell’empatia la sua chiave d’accesso.

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    Lui ha davvero una fiducia esagerata nella sua banda e la formazione che ha scelto gli dava tutte le garanzie possibili. Non poteva prevedere che De Sanctis inciampasse in quella gaffe da presunzione (tipica di un uomo la cui personalità è più forte del talento di portiere) e che Destro si nascondesse tutto il tempo.

     

    L’ottimismo di Garcia non è la mortadella negli occhi del fesso ma un esercizio ascetico di grande livello. Serve a questa città come un elisir di vita. Ha salvato la chiesa Roma più che depressa di un anno e mezzo fa e sappiamo dove l’ha sospinta dove nessuno immaginava.

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    E’ vero, qua e là, può anche essere il suo limite (è sottile il bordo tra la preghiera dell’ottimista e lo slancio suicida), ma è quanto di meglio Roma e la Roma possano augurarsi da qui all’eternità, un allenatore straniero (ma straniero davvero, alla Camus, senza codici da spartire), che ama la vita e se ne fotte dei fegatosi pettegoli e amplificati. Uno straniero che, però, sente quando è il momento di non esserlo più, sotto la Sud.

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