DAGONEWS
giovanni toti in tuta con berlusconi
Non si placano i movimenti dentro Mediaset. Nonostante l'attivismo del Capo, i vari colonnelli interni ed esterni all'azienda (Toti, Liguori, Crippa) non pensano che il Silvio 83enne abbia la stessa forza e determinazione del Silvio 70enne che volava alla riconquista del governo in vista delle elezioni 2008, e quindi intendono ''resistere'' alle pressioni.
Pare che Paolo Vasile, capo di Mediaset Espana, per tornare in Italia a guidare il gruppo abbia chiesto un contratto blindato di durata quinquennale e carta bianca nelle scelte editoriali. Ma i Confa-boys fanno muro contro vere modifiche all'assetto della dirigenza. La simpatia leghista di Confalonieri è ormai conclamata, e dopo lo scontro col Banana, ha deciso di togliersi di mezzo dall'ennesima ''rivoluzione azzurra'' che stanno apparecchiando in piedi in vista delle europee.
mauro crippa
Ormai si sono anche rarefatti gli incontri tra Confalonieri e Gianni Letta, i due dioscuri che avevano in mano il pallino della politica e dei media negli anni d'oro del Berlusconismo, e che hanno due uffici attigui a pochi passi dalla sede Pd del Nazareno, nel cuore di Roma.
Paolo Vasile
Silvio è comunque uscito ringalluzzito dal voto sardo, e ora punta a un buon risultato sia in Basilicata che in Piemonte. Subito dopo la vittoria di Solinas, ha riunito una decina di parlamentari di Forza Italia, quelli che hanno più il polso di Camera e Senato, e si è molto compiaciuto nel sapere che quelli pronti a emigrare verso la Lega sarebbero pochi, molti meno di quanto temuto nei mesi passati.
Quanto questo dipenda dalla fedeltà dei suoi, più che dal disinteresse salviniano a imbarcarli, non è dato saperlo, ma è già qualcosa.
La domanda però resta sempre una: perché Salvini evita come la peste l'ipotesi di un governo con Berlusconi? Sì, certo, è più facile controllare un ''principiante'' come Di Maio che una vecchia volpe scafata, in grado di intortare chiunque, in grado di vendere il ghiaccio agli esquimesi, in grado di ipnotizzarti e frastornarti quando ti invita a colloquio in uno dei suoi palazzi.
salvini berlusconi
Ma pare che la ferita mai rimarginata tra i due sia soprattutto una: i colloqui al Quirinale durante le consultazioni di marzo 2018, quando Salvini – a capo della delegazione poiché rappresentava il partito più votato del centrodestra – fu letteralmente umiliato dal Banana, che, dopo essersi sbracato sul podio, si mise a contare con le dita mentre lui parlava alla stampa, prima di cacciare sia lui che la Meloni e prendere il microfono per avere l'ultima parola.
Ognuno hai suoi ''trigger'', i suoi grilletti che fanno scattare reazioni spesso involontarie e incontrollabili. Quell'1-2-3 è il tallone d'Achille di Salvini, l'immagine che si ripropone nella sua mente, l'imprevedibilità di un vecchio showman che con un colpo di teatro può cancellare un'immagine da uomo forte conquistata in anni di faticoso lavoro.