GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
DAGONEWS
Mentre nel centrosinistra stanno smaltendo la sbornia emiliana litigando su chi avrà l'ultima parola sulle 400 poltrone da distribuire in primavera (ah, i vantaggi di essere al governo!), nel centrodestra dove poltrone non ci sono, pensano a farsi una guerra interna dopo la sbornia da sovraesposizione salviniana.
Sembra strano, eppure in Forza Italia e in Fratelli d'Italia sottobanco brindano alla sconfitta della Borgonzoni. Perché in caso di vittoria, che sarebbe stata tutta leghista, nessuno sarebbe più riuscito a fermare Salvini, a quel punto pure a marciare su Roma.
papa francesco bergoglio e il cardinale parolin
Ma c'è una terza entità che ha tirato un sospiro di sollievo per lo scivolone del Capitone, una che ha alle spalle circa duemila anni di storia e però sa anche muoversi bene nella politica. Alcuni esponenti della Segreteria di Stato guidata da Parolin hanno incontrato in via riservata i vertici di Fratelli d'Italia.
Il Vaticano di Bergoglio ha tutto l'interesse a seminare zizzania all'interno del centrodestra, ben sapendo di trovare terreno fertile. Non è un mistero che l'atteggiamento di Salvini sia indigesto al Papa, dai rosari baciati ai migranti respinti. La Meloni non è certo Carola Rackete, ma ultimamente ha messo da parte la furia anti-migranti e si è concentrata sul tema della famiglia, lasciato libero da Salvini che ne ha un po' troppe per farne un punto programmatico.
VIGNETTA VAURO - SALVINI E LA CRESCITA DI GIORGIA MELONI
''Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana'' non è solo il remix che ha fatto sballare il Paese, è anche un biglietto da visita che non dispiace Oltretevere, dove sono orfani di un partito di riferimento.
L'obiettivo principale per le istituzioni, da Bruxelles alla Santa Sede, è far abbassare i toni e le pretese di Salvini, evitando che il suo partito raggiunga una soglia di voti che lo renda autonomo o quasi. Non è un caso se il Papa, che ha incontrato chiunque, si sia sempre rifiutato di ricevere il capo leghista.
Lo dice anche Brunetta: in caso di crisi, mercati ed euroburocrati preferirebbero un governo subito con Renzi e qualche responsabile ex grillino, con Zingaretti al 17%, piuttosto che nuove elezioni domani con la Lega oltre il 30% e alleati di governo schiacciati sulle posizioni sovranisti.
matteo salvini a bibbiano con lucia borgonzoni 2
La Meloni d'altronde continua a smarcarsi dall'amico/rivale Matteo, lasciato solo nella sua ultima crociata (la denuncia di Conte e Lamorgese per la gestione dei migranti in sbarco a Taranto). Anche perché lui ha relegato Giorgia in un cono d'ombra durante la campagna in Emilia-Romagna, convinto che l'elettorato vetero-comunista pronto a convertirsi alla Lega vedesse lei come una ex fascista invotabile, in grado di danneggiare il risultato finale.
Invece Fratelli d'Italia ha sfiorato l'11%, che corrisponde al massimo raggiunto da Alleanza Nazionale durante la Seconda Repubblica, persino negli anni in cui il Polo di Berlusconi raggiungeva risultati storici nelle urne.
stefano bonaccini ivan zaytsev
Il movimento trasversale che cerca di de-salvinizzare il centrodestra, o quantomeno depotenziare il leghista, ha preso contatti anche con due figure chiave, che restano dietro le quinte: Gianni Letta, al comando delle truppe carfagnate; e quell'altro esperto democristiano che resta il consigliere ombra di Giorgia, ovvero Guido Crosetto. Fondatore di Fratelli d'Italia e soprattutto un ex Forza Italia, molto stimato da Berlusconi.
Che infatti si fida più della Meloni che di Salvini, ed è pronto a sostenere il suo ex delfino Fitto (nel frattempo transitato in FDI) in Puglia in cambio dell'appoggio meloniano (già incassato) per Caldoro in Campania. Una manovra a tenaglia per togliere subito strane idee alla Lega (non più) Nord che sognava di diventare il grande partito nazionale. Fratelli d'Italia in Calabria avrebbe intercettato parte del voto grillino in uscita, ed è lo stesso obiettivo che Silvio cerca dalle parti di Napoli.
berlusconi salvini meloni fitto
Insomma, la sconfitta di Salvini non ha avuto effetti solo sull'umore del leghista, che si era convinto di potercela fare contro Bonaccini per 1-2 punti percentuali. Non aveva letto Pagnoncelli, che dallo sbarco delle sardine aveva segnalato il cambio di trend, confermato dai flussi elettorali: non solo l'affluenza è raddoppiata dal 2014, evento mai accaduto per elezioni solo amministrative, ma l'età media dei votanti si è drasticamente abbassata rispetto alla prima vittoria del governatore.
E allora a Salvini, come a Renzi, non resta che precisare che la vittoria in Emilia-Romagna non è del Pd ma di Bonaccini, come se questo aiutasse a lenire le loro ferite personali.
BERLUSCONI BOSSI BUTTIGLIONE CASINI FINI FITTO