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DAGOREPORT
Cosa può essere peggio di vivere in un’autocrazia? Vivere in un’autocrazia mentre si sta perdendo la guerra. In Russia spirano venti di terrore, e non solo tra i cittadini. Gli alti vertici della Federazione russa, che gravitano intorno al Cremlino, vivono una condizione di prostrazione psicologica: temono di essere "purgati" da Putin da un momento all'altro. Tutto già visto a Mosca: prima con lo Zar, poi con Lenin, Stalin e i decenni di Unione Sovietica.
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Putin, frustrato per l’andamento del conflitto, ha solo voglia di far pulizia tra i gangli dello stato che hanno così smaccatamente deluso le sue aspettative. Non a caso è iniziata una corsa (per la sopravvivenza) ad assecondare “Mad Vlad”, e mostrarsi più realista del re.
Lo stesso ministro degli Esteri Lavrov, inizialmente contrario all’invasione dell’Ucraina e sparito per settimane dai radar, si è precipitato a rilasciare l’intervista a "Materasso 4" di Mediaset per certificare il suo totale allineamento allo Zar. D’altronde chi non lo è, crepa a colpi di "suicidi".
Mentre gli americani hanno già rifornito gli ucraini con oltre 5 mila missili Javelin e stanno addestrando i militari di Kiev all’utilizzo ai mezzi pesanti, l’avanzata russa rallenta. I 40 mila soldati di Putin in azione nel Donbass e nel sud dell’Ucraina vengono affrontati e, in alcuni casi, costretti a indietreggiare dai 58 mila uomini che combattono per Zelensky.
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Putin ha capito che a complicare “l’operazione speciale” in Ucraina hanno pesato la demotivazione dei soldati, molti dei quali di leva e poco inclini a morire al fronte, e l’obsolescenza della dotazione militare dell’esercito russo.
A sue spese Putin ha realizzato che i finanziamenti stanziati negli anni per rinnovare l’arsenale sono finiti, in mille rivoli, nelle tasche e nelle pance di corrottissimi funzionari e manager. Hanno fatto la cresta sui soldi di Mosca ingrassando a caviale e champagne. In quest’ottica va letta la dichiarazione con cui Putin promise di “sputare via i traditori come moscerini entrati in bocca”. Erano i burocrati che nella corruzione del Sistema russo hanno trovato la loro cuccagna.
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E la Cina che fa? Xi Jinping ha un’altra priorità: vincere la guerra al Covid e arrivare saldo in sella al Congresso di ottobre del Partito comunista cinese. Nel frattempo Pechino “usa” la Turchia per smuovere le acque diplomatiche ma anche per risolvere le rogne.
Erdogan è dovuto volare in Arabia Saudita per spingere Riad a pompare più petrolio, per compensare il blocco delle forniture dalla Russia. Boris Johnson invece si muove sul fronte asiatico: è atterrato in India per convincere Delhi ad appoggiare l’Occidente nella guerra a Putin. Per rinforzare la sua “moral suasion” ha giocato la carta diplomatica: ha invitato l’India a partecipare nientemeno che al prossimo G7…
XI JINPING AL FORUM ECONOMICO DI BOAO boris johnson beve birra 7 sergei lavrov elvira nabiullina vladimir putin