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    DAGONOTA - IERI, IN CONSIGLIO DEI MINISTRI, UN ALTRO PEZZO DI DRAGHI SI È SBRICIOLATO. VEDERE IL CELEBRATO SUPERMARIO, FARSI STRATTONARE SULLE MISURE ANTI-COVID, COSTRETTO QUINDI A UNA FATICOSA E PENOSA MEDIAZIONE, HA DIMOSTRATO CHE L’EX GOVERNATORE DELLA BCE NON È ALL’ALTEZZA DI ESSERE UN LEADER: SE AVESSE AVUTO IL POLSO D’ACCIAIO DEL 2012, QUELLO DA “WHATEVER IT TAKES”, E METTEVA SUL TAVOLO LE DIMISSIONI, LE SUE MISURE ANTI-COVID SAREBBERO PASSATE. NON L’HA FATTO PERCHÉ NON VUOLE INIMICARSI NESSUNO PUR DI  OTTENERE I VOTI DI TUTTI PER TRASLOCARE AL QUIRINALE. MA ALLORA NON SEI UN LEADER CARISMATICO MA SOLO UN CAPO MEDIOCRE


     
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    DAGONOTA

    MARIO DRAGHI MARIO DRAGHI

    Ieri, in Consiglio dei ministri, un altro pezzo di Draghi si è sbriciolato. Vedere il celebrato SuperMario, farsi strattonare sulle misure anti-Covid dai rigoristi Pd, Fi e Leu e dalla Lega che minaccia lo strappo su obbligo vaccinale e green pass rafforzato, costretto quindi a una faticosa e penosa mediazione, ha dimostrato che l’ex governatore della Bce non è all’altezza di essere un leader.

     

    Se ieri Draghi avesse avuto il polso d’acciaio del 2012, quello da “whatever it takes”, e metteva sul tavolo le sue dimissioni, le sue misure anti-Covid sarebbero passate e il duplex Salvini-Giorgetti l'avrebbe presa in quel posto senza vaselina. Non l’ha fatto per il semplice motivo che non vuole inimicarsi nessuno pur di ottenere i voti di tutti per traslocare al Quirinale. Ma allora non sei un leader carismatico ma solo un capo mediocre.

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