DAGOREPORT
vladimir putin commemorazione per la strage della crocus city hall di mosca
L’attentato alla sala da concerti “Crocus City Hall” di Mosca ha allertato moltissimo gli americani. Alla Casa Bianca temono che la scia di sangue, fake news e propaganda non faccia che rendere lo scontro in Ucraina sempre più instabile.
La diplomazia statunitense, attraverso i suoi canali meno...visibili, ha iniziato una opera di pressione sugli omologhi russi per un appeasement che “tiri via” i due schieramenti – quello occidentale e quello russo – dal gorgo di un’apocalisse nucleare.
Joe Biden, in primis, ha teso la mano a Vladimir Putin condannando l’attentato e parlando di un’alleanza contro il terrorismo, “nemico comune”. Invece il Cremlino nelle ultime 48 ore ha già mostrato di voler forzare la mano sul fronte ucraino, bombardando a tappeto ed esercitando tutta la sua potenza devastatrice.
PUTIN E BIDEN
Attraverso le agenzie di intelligence, la Casa Bianca vuole aprire un dialogo con la Russia per evitare un’escalation del conflitto, che appare sempre più ingestibile e il cui esito finale è incerto: nessuno ha capito come arrivare alla pace.
Senza contare che la Nato inizia a temere “provocazioni” da parte di Putin verso alcuni Paesi membri, in modo particolare Polonia e Baltici, per testare la reazione dell’Alleanza atlantica.
Per quanto riguarda l’attentato alla Crocus City Hall, è ormai chiara la matrice islamica, in modo particolare afghana (la famigerata fazione Khorasan dell’Isis). Che un bagno di sangue a Mosca si materializzasse, prima o poi, era il segreto di Pulcinella: gli americani, il 7 marzo scorso, avevano avvertito i russi del rischio di un attacco.
attentato alla crocus city hall di mosca 2
Non sappiamo se Putin, che teme costantemente manovre di depistaggio da parte degli americani e ha bollato l’avviso come “ricatto”, abbia preso la notizia sottogamba, ma è stata evidente l’impreparazione della Russia sulla sorveglianza interna, essendo ormai il grosso delle forze di sicurezza impegnato sul fronte ucraino.
ATTENTATO ALLA CROCUS CITY HALL DI MOSCA
La facilità con cui gli attentatori sono riusciti a: 1) arrivare a Mosca armati fino ai denti; 2) a colpire il teatro lasciando una lunga scia di sangue 3) a fuggire indisturbati per ore; ha mostrato quanto la Russia sia oggi un gigante dai piedi d’argilla, tanto corazzata sul piano militare e altrettanto fragile sul piano della sorveglianza preventiva.
Un piano su cui invece gli americani, spesso in difficoltà sul fronte delle risorse umane (tra “talpe” e agenti infedeli), hanno mostrato per l’ennesima volta tutta la loro potenza. Gli enormi investimenti in tecnologia da parte delle agenzie statunitensi (su tutti, il super drone Global Hawk, in grado di vedere anche sotto le nuvole e attraverso le foreste) hanno dato i loro frutti, mostrando una pervasività di ascolto e osservazione notevole.
il video dei terroristi della strage di mosca
D’altronde fu la Cia, con largo anticipo sul 24 febbraio 2022, ad avvertire Joe Biden dell’imminente invasione russa dell’Ucraina, fornendo giorno e ora dell’attacco. Allarmi, quelli degli 007 americani, che furono sorprendentemente minimizzati sia dagli alleati europei che dagli stessi ucraini, convinti che alla fine Putin avrebbe desistito dal suo piano di aggressione.
Il Cremlino, scopertosi vulnerabile dopo l’assalto degli islamisti, sta cercando di sfruttare la situazione a suo vantaggio: elaborando un piano di manipolazione della realtà addossando la colpa agli ucraini.
Come scrive Claudio Tito su “Repubblica”: “Il Cremlino ha bisogno di mettere in connessione la violenza gratuita e inaccettabile al Crocus City Hall con gli ucraini. Dimostrare insomma con le invenzioni che dietro la morte di quasi 150 russi c’è Kiev. Non si tratta solo di una manovra interna ma anche di una operazione rivolta all’esterno. In particolare alle opinioni pubbliche europee.
JOE BIDEN AGENTE DELLA CIA - MIDJOURNEY
Perché? Perché se passasse l’idea che il vero artefice dell’attentato è l’Ucraina, sarebbe un colpo all’immagine del Paese aggredito. Buona parte degli europei non lo accetterebbero. E per molti governi del Vecchio Continente diventerebbe più complicato sostenere la linea di aiuto a Zelensky.
La stanchezza emersa in molti partner dell’Unione potrebbe a quel punto trasformarsi in un distacco rispetto alla fornitura di aiuti militari e economici. Già le difficoltà emerse, ad esempio in Germania, e il blocco che si è registrato nel Congresso americano sono il segno che il sostegno a Zelensky non è più incondizionato. Un rischio, insomma, che va contrastato con una forma di ‘controspionaggio comunicativo’”.
vladimir putin joe biden ginevra attentato alla crocus city hall di mosca
attentato alla crocus city hall di mosca 1 Rachabalizoda Saidakrami e Murodali Dalerjon Mirzoev - due degli attentatori della crocus city hall di mosca