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    DAGOREPORT - QUANDO FINIRA’ LA GUERRA IN UCRAINA, NULLA SARA' COME PRIMA - PER CONTRASTARE PUTIN, GLI USA HANNO DOVUTO RIPRENDERE IL DIALOGO CON LA CINA: DA "IMPERO DEL MALE" DELL’OCCIDENTE E’ DIVENTATO 'INTERLOCUTORE NECESSARIO' - UN'INTESA TRA KIEV E MOSCA NON AVREBBE L’EFFETTO DI RIMUOVERE LE SANZIONI ALLA RUSSIA: LA NORMALIZZAZIONE DELLE RELAZIONI RICHIEDERA’ ANNI - NON SOLO GLI STATI UNITI, ANCHE L’UNIONE EUROPEA DOVRA' RIPOSIZIONARSI NEI CONFRONTI DELL'EX DIAVOLO CINESE (IN BALLO 700 MILIARDI) - TRA I PARTITI DI CASA NOSTRA CI SARÀ UN RIPOSIZIONAMENTO PIÙ ASSERTIVO NELLA POLITICA INDUSTRIALE, ENERGETICA E FISCALE…


     
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    La guerra in Ucraina divampa e le bombe piovono su Mariupol. Ancora non si vede all’orizzonte la fine del sanguinoso conflitto né un negoziato che possa, anche temporaneamente, interrompere la mattanza russa.

     

    Nonostante la mediazione sottotraccia della Cina, attraverso la Turchia, per portare Putin e Zelensky intorno a un tavolo per un cessate il fuoco, ci sono dei punti fermi su quel che avverrà al termine dello scontro armato, qualunque sarà il risultato raggiunto sul campo dall’esercito di Putin.

     

    1) Un negoziato tra Kiev e Mosca, anche se portasse al cessate il fuoco, non avrebbe l’effetto di rimuovere le sanzioni alla Russia. Agli occhi dell’Occidente, Putin si è seduto dalla parte del torto, ha vestito i panni mimetici del “nemico numero uno”. L'invasione dell'Ucraina è una ferita che faticherà a rimarginarsi. Mosca sarà fuori dai circuiti sia economici che turistici e ricucire una relazione minima di fiducia, totalmente sbrindellata dall’avanzata dei tank russi in Ucraina, avrà bisogno di molto tempo.

     

    xi jinping joe biden xi jinping joe biden

    2) Gli Stati Uniti e l’Unione Europea dovranno riposizionarsi nei confronti della Cina. Da grande avversario di Washington e dell’Occidente (dalla battaglia sul 5G alle accuse di Trump sul “virus cinese”), Pechino diventa improvvisamente interlocutore necessario.

     

    Una Russia aggressiva, inaffidabile e ostile, costringe gli Stati Uniti a rinnodare un dialogo con il Dragone. Il tenore della telefonata di quasi due ore tra Biden e Xi Jinping ne è la riprova. La decisione di Pechino di non dare (per ora) armi ai russi, anche su pressione americana, ha stemperato la contrapposizione tra i due  padroni del mondo.

     

    La fine della guerra in Ucraina, a cui Pechino sta sottotraccia contribuendo (il conflitto è ovviamente contro i suoi interessi commerciali), obbligherà gli Stati Uniti a ribaltare le relazioni diplomatiche decisamente ostili alla Via della Seta. Anche Bruxelles ora deve ri-orientare la sua contraddittoria politica estera verso Pechino, con cui è in ballo un interscambio commerciale da 700 miliardi di euro. Se ne parlerà al vertice Ue-Cina già programmato per l’8 aprile.

    gasdotto gasdotto

     

    3) Nella politica italiana, dove si tira a campare tra un sopire e un rimandare, ci sarà un riposizionamento più assertivo nella politica industriale e energetica per rendere il Paese più autonomo e meno esposto ai pericolosi scossoni della politica internazionale.

     

    4) In Europa si dovrà discutere, con meno indolenza e più convinzione, di difesa e fiscalità comune. L’Europa, prima con la crisi pandemica e poi con la guerra in Ucraina, ha mostrato di poter sopravvivere solo se compatta. La moneta unica non basta più a tenere insieme un puzzle sgangherato di paesi eterogenei e spesso in conflitto.

    putin xi jinping putin xi jinping

     

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