DAGOREPORT
GIORGIA MELONI - BENJAMIN NETANYAHU
La campagna d’Africa della Meloni è stata spazzata via dalla carneficina di Gaza. Dopo tutti i voli in Africa, i fantasmatici Piani Mattei, le discussioni con leader per nulla democratici come il tunisino Kais Saied, il conflitto in Medioriente rischia di rendere più problematiche certe relazioni politico-energetiche. E non solo.
La posizione strenuamente filo-israeliana del Capo Supremo di Palazzo Chigi, notano gli “addetti ai livori”, stride pesantemente con le posizioni filo-palestinesi di tutti quei Paesi, dall’Algeria al Qatar (principali finanziatori di Hamas), che ci riforniscono di gas dopo il distacco dalla Russia di Putin per via della guerra in Ucraina.
kais saied giorgia meloni
Aggiungeteci il prode Erdogan: il “dittatore di cui abbiamo bisogno” (cit. Draghi), che l’Europa paga per tenere buoni i migranti, parla dei terroristi di Hamas come di “liberatori”, e il quadro è completo.
Meno male che il più cojone del bigoncio è sempre Macron, che propone di equiparare Hamas al califfato dell’Isis. Una mossa che potrebbe esacerbare ulteriormente i rapporti con i paesi arabi, che hanno in mano l’energia di cui non possiamo fare a meno.
biden netanyahu 2
Anche se gli Stati Uniti hanno per ora “commissariato” Netanyahu, i raid dell’aviazione israeliana continuano a mietere vittime civili tra i palestinesi della striscia di Gaza. Ma se per caos dovesse partire l’embolo della vendetta al premier di Tel Aviv e la minacciata invasione via terra della Striscia diventasse realtà, a quel punto tutti i paesi arabi si schiererebbero al fianco di Hamas e del popolo palestinese, con conseguenze indicibili per l’ordine mondiale.
EMMANUEL MACRON AL SISI
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