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giorgia meloni al festival delle regioni di torino 1
Le prossime settimane saranno cruciali (nel senso di croce in spalla) per Giorgia Meloni. Dovrà affrontare un groviglio di scadenze, giudizi e impegni che metterà a dura prova la sua già fragile maggioranza.
La prima pesante incombenza arriverà sul capoccione biondo della Ducetta il 15 ottobre, quando il governo dovrà presentare la manovra a Bruxelles (il cosiddetto Documento Programmatico di Bilancio).
MELONI MORAWIECKI
Lo stesso giorno si vota in Polonia, dove l’alleato della “Thatcher della Garbatella”, Mateusz Morawiecki, rischia di essere sconfitto dal Popolare Donald Tusk.
Poi c’è l’infilata di giudizi delle agenzie di rating, che potrebbero declassare ulteriormente i titoli di stato italiani: il 20 ottobre tocca a Standard & Poor’s, il 10 novembre a Fitch e il 17 arriva la sentenza di Moody’s, la più importante.
pedro sanchez giorgia meloni 2
Come scriveva ieri, su “Repubblica”, Tommaso Ciriaco, “se dovesse scegliere la strada del downgrading, si passerebbe dal livello di “investment grade” a quello dello “speculative grade”. In pratica, l’Italia entrerebbe nel club dei “junk”, con effetti devastanti sui titoli di stato.
Nel frattempo, il 15 novembre, si voterà in Olanda: un passaggio apparentemente poco significativo, ma utile per capire gli umori europei. Un eventuale “non vittoria” della destra (come già successo in Spagna) sarebbe l’ennesimo risveglio dai sogni di gloria della Meloni, che sognava di ribaltare il tradizionale asse popolar-socialista che comanda Bruxelles.
GIORGIA MELONI MATEUSZ MORAWIECKI SANTIAGO ABASCAL
Giorno per giorno, poi, sarà necessario buttare un occhio a Madrid, dove, dopo il fallito tentativo di un’alleanza Popolari-Vox (alleati di Fratelli d’Italia), oggi Pedro Sanchez ha ricevuto l’incarico a formare un nuovo governo. Se il leader socialista, detestato dai Fratelli d’Italia, la sfangasse, Palazzo Chigi si ritroverebbe un altro tenace avversario nei tavoli che contano.
Last but not least, il 30 novembre: è la data ultima per ratificare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità. L’Italia è rimasto l’unico Paese a non aver approvato il “nuovo” fondo salva Stati.
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